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Coalizioni populiste e ultimi giorni di mare

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Il partito dell’astensione, mai come questa volta, sembra essere primo nei sondaggi. Diritti, lavoro, scelte di coalizione nel centrosinistra non aiutano la mobilitazione auspicata dal segretario del PD Enrico Letta.

Un paio di anni fa si votava per le elezioni regionali e, in un breve articolo per Fuoricomeva, spiegai perchè non avrei votato nè centrosinistra, nè centrodestra, ma nemmeno Cinquestelle – dopotutto i miei genitori hanno speso tanto per farmi studiare.

A distanza di poco tempo, torno a scrivere sul medesimo argomento: anche a questo giro non voterò né per uno schieramento, né per l’altro.

Perchè? Se avessi avuto qualche dubbio mi sarebbe bastato vedere il confronto organizzato dal Corriere della Sera fra Giorgia Meloni ed Enrico Letta: la prima aveva come unico obiettivo quello di presentarsi moderata e appetibile per i moderati: obiettivo raggiunto – ecco perchè in questo articoletto si parlerà poco della leader di destra. Ha svolto il suo compitino. Il secondo ha continuato nella creazione di una specie di sgangherato CNL antifascista. Letta, infatti, ha impostato tutto il dibattito -così come ha fatto nelle ultime settimane- per combattere una Giorgia Meloni immaginaria, non quella che aveva davanti, ma bensì quella degli eccessi del passato, della fiamma tricolore, delle urla in piazza, non la versione istituzionale di oggi.

Il segretario del PD vuole denunciare il pericolo democratico delle destre, come se queste non avessero legittimazione democratica per governare: se FdI è al 25-27%, non è di certo grazie a un golpe ordito nottetempo insieme a baffuti generali dotati di monocolo. Per mettere in imbarazzo la leader di FdI sarebbe bastato davvero poco: ad esempio incalzarla sulla sua – astrusa – idea di chiedere una fideiussione a quegli extracomunitari che vogliono aprire un’attività economica nel nostro Paese. Idea folle quanto incostituzionale: la Costituzione, di cui Enrico Letta e il centrosinistra si sono autonominati guardiani (salvo poi togliersi i panni dei custodi alla bisogna: come nel caso della riforma del Titolo V e taglio dei parlamentari, N.d.R), all’art.41 stabilisce che l’attività economica è libera. Non solo. L’art 3 – quello che stabilisce l’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge senza distinzione di razza, sesso, religione ecc – per prassi giurisprudenziale, tutela i diritti anche degli extracomunitari in quanto esseri umani.

Insomma, un dibattito appassionante come la replica di un vecchio film giallo di cui già si conosce la trama.

Il problema, ovviamente, non è soltanto di comunicazione: il segretario del Pd, quando pone l’elettore davanti alla scelta “o noi o loro” (che banalmente si chiama democrazia dell’alternanza, N.d.R), proponendo la “visione diversa del Paese” , in fondo, sa che un po’ sta mentendo. La realtà è che il centrosinistra non ha elaborato una vera idea alternativa da contrapporre alle destre; se si osservano i programmi elettorali delle rispettive coalizioni, infatti, si trova in entrambi un tratto distintivo comune: a fronte di nuova spesa pubblica, non c’è mai la voce delle coperture (“manca il foglio del come”, avrebbe detto Maurizio Crozza imitando Montezemolo).

Si certo, nel programma del centrosinistra, c’è la maggiore attenzione ai diritti civili, ma senza nemmeno quella, le due coalizioni sarebbero davvero indistinguibili. Ecco, proprio sui diritti civili c’è da fare una piccola e rapida riflessione. Nell’ultimo anno e mezzo circa, il centrosinistra ha portato avanti una – legittima – battaglia politica proprio suquesto tema, grazie all’impegno dell’Onorevole Zan, primo firmatario del DDL che porta il suo nome.

Sgombriamo subito il campo per evitare fraintendimenti: in Italia ci sono casi di omofobia? Purtroppo sì. Vanno combattuti con un inasprimento delle pene? Certo che sì, solo un pazzo direbbe il contrario.

Fatta queste premessa veniamo al cuore del problema.

Quando il DDL Zan fu bocciato dal Parlamento (dopo una normale votazione democratica), dalle parti del centrosinistra si disse che quel voto legittimava l’omofobia di Stato”. Ora, come diceva Nanni Moretti, “le parole sono importanti”. L’omofobia di Stato è una cosa tristemente seria e ancora presente in molte nazioni del mondo. C’è stata anche nel nostro Paese, all’incirca tra il 1925 e il 1943, quando gli omosessuali venivano mandati al confino di polizia. Non mi pare che la situazione nel Paese sia la stessa. Per buona parte del mondo progressista, evidentemente, no. L’Italia è popolata da camicie nere che rastrellano omosessuali.

Sempre sul tema dei diritti civili: si dice che Giorgia Meloni e il suo partito vogliano abolire la legge 194, quella che regola il diritto all’aborto. Ammettiamo anche che sia vero (e sarebbe cosa grave), anche qui c’è da fare una disamina sull’oggi. La legge 194, lo sappiamo, prevede l’esistenza dei medici obiettori, ovvero quei medici che, per convinzione personale, spesso religiosa, sono contrari all’aborto. Ecco, purtroppo in molte Regioni italiane l’aborto è de facto già abolito, perchè nelle strutte pubbliche non ci sono dottori disposti a praticare l’aborto. Non ricordo un impegno del centrosinistra su questo tema. Ma sicuramente ricorderò male.

Passiamo ad altro. Legislazione sul lavoro. Negli ultimi giorni il PD ha ripudiato il “Jobs Act” di renziana memoria. In molti hanno festeggiato il fatto, asserendo che così il PD tornava un “vero partito di sinistra”. A festeggiare, tra gli altri, c’era l’attuale Ministro del Lavoro Andrea Orlando (PD) che, intervistato da il “Domani”, sosteneva che si deve superare la fallimentare e liberista legge sul lavoro voluta dal malvagio Matteo Renzi (legge che però lui ha votato, N.d.R), e che per aiutare il mercato del lavoro a crescere c’è bisogno del Reddito di Cittadinanza che, sostiene sempre il Ministro, lui ha difeso pià del M5S (provvedimento che però non ha votato, N.d.R). In pratica ha fatto il contrario di ciò che pensa. O pensa il contrario di ciò che ha fatto, magari. Lo stesso dicasi per l’ex Ministro Cesare Damiano, anche lui plaudente alla svolta del Pd sul tema del lavoro. Curiosamente però, non si ricorda che all’epoca del Jobs Act, lui era Presidente della Commissione Lavoro della Camera e relatore della legge stessa. Per affrontare una crisi di mezza età un tempo si trovava l’amante giovane o si comprava una macchina piu lussuosa: nell’anno del Signore 2022 ci si riscopre guevaristi. Prendo nota per il futuro.

Due paroline sulla “coalizione”. Il centrosinistra è composto da Pd, Più Europa, Impegno Civico, Sinistra Italiana e Verdi. SI è capitanata da Nicola Fratoianni, esponente della sinistra pacifista, anti NATO e contrario agli aiuti all’Ucraina. Negli ultimi anni si è sempre schierato contro il PD, salvo poi ravvedersi all’ultimo per pietire un seggio in un collegio blindato. Ah, gli ideali!

I Verdi, che schierano con il numero 10 Angelo Bonelli, sono un partito che segue stereotipi da figli dei fiori, non conoscono la differenza tra rinnovabili e sostenibili, sono pieni di giudizi antiscientifici e puntano a soluzioni impraticabili (tipo costellare l’Italia di impianti solari, eolici ecc ecc). Questi due partiti che dote di voti porteranno alla coalizione? Se va bene (molto bene) il 5%. Ma questa “non è una coalizione di governo -come va ripetendo Enrico Letta- è un accordo elettorale a cui ci ha costretto la pessima legge elettorale, che noi volevamo cambiare, ma sa come vanno queste cose, signora mia..”. Arrivati a questo punto, l’elettore, visibilmente stordito, ingenuamente pone una domanda: “Ma se non siete nemmeno d’accordo sull’andare al governo insieme, perchè mai dovrebbe votarvi?”. A questa domanda, l’ingenuo elettore non riceverà mai risposta. Gli verrà sempre detto che: “è meglio votare noi, perchè gli altri sono peggio”.

Nel 2009, se non ricordo male, Beppe Grillo, durante un comizio disse che il M5S era un virus e che, presto o tardi tutti i partiti sarebbero stati contagiati. Ecco, a distanza di anni possiamo dire che “il paziente zero” è stato proprio il PD, perchè aveva le difese immunitarie più basse.

In conclusione: chi votare? Alle regionali votai Tywin Lannister, alle politiche non so se ripetermi o, complice la visione di House of The Dragons, virare su Rhaenyra Targaryen. Se poi sarà bel tempo andrò al mare…

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