Parliamo di politica, più o meno seriamente.

Dipende dal clima, siamo meteoropatici.

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Presi per il fondElly

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Da dove nasce la convinzione che Elly Schlein sia quella “di sinistra”? Non si sa.

La neo segretaria (che “neo” anche no, visto che la sua elezione risale ad ormai 2 mesi fa, N.d.R) è finita al centro delle cronache per un’intervista rilasciata alla rivista Vogue.

Nell’intervista, Schlein parla delle sue passioni e interessi: serie tv, libri, gusti musicali ed altro, tuttavia il passaggio che ha fatto scalpore è stato il seguente: «Le mie scelte di abbigliamento dipendono sicuramente dalla situazione in cui mi trovo, a volte sono anticonvenzionale, altre volte più formale. In generale dico sì ai colori e ai consigli di un’armocromista, Enrica Chicchio».

La Chicchio, sapientemente, ha pensato bene di farsi pubblicità facendosi intervistare da Repubblica, dicendo anche il tariffario che, a quanto dice, varia tra i 140 e i 300€ l’ora.

Ora, deve stupire se un politico ha un consulente d’immagine? No, quasi tutti ne hanno uno. Però c’è un però. Se ad avere una personal shopper (sì, la Chicchio fa anche questo) è una persona che è uscita dal PD per la deriva “dedestra” ai tempi di Renzi, che si è sempre definita “più a  sinistra rispetto al vecchio PD” (almeno rispetto alla gestione Letta, quando il partito fingeva di essere morto, anche se la linea continui ad essere sempre quella, quindi…cosa è cambiato?)…beh, la cosa fa un po’ ridere.

Perché incarna bene quella “sinistra ZTL” – cioè quella sinistra che viene votata prevalentemente nei centri storici delle grandi città, dove generalmente vive la borghesia – che parla di temi che “la gente” non sente o comunque comprende poco. Sì, insomma avete capito, quelli che da destra vengono bollati come “radical chic”.

Il fatto è che, magari, sarebbe interessante vedere una Schlein che, da posizioni di sinistra più radicale, incalzi il Governo sulle sue incongruenze (anche se c’è da dire che, vista l’ultima conferenza stampa della segretaria dem, sarà un problema anche quello): ad esempio, il Governo fa sapere che taglierà gli investimenti pubblici per finanziare mancette elettorali (invece di tagliare la spesa pubblica improduttiva, per dire…). Ecco, in quelle ore l’ufficio stampa di Elly consente alla personal shopper della segretaria di farsi intervistare da Repubblica (per non farla parlare bastava fare un accordo di riservatezza ma… “non hanno un amico”, come dice Luca Bizzarri nell’omonimo podcast).

Il problema, dunque, è a monte: dal primo giorno di primarie Elly Schlein è stata presentata come “l’alternativa di sinistra” a Bonaccini. Ma su quali basi, se è lecito chiedere?

La Schlein proviene da una famiglia della borghesia, nata in Svizzera, genitori (padre statunitense, madre italiana) entrambi professori universitari, il nonno paterno era Agostino Viviani, parlamentare del PSI. Insomma, dal background, difficilmente la si potrebbe identificare come una rivoluzionaria. Le è stato costruito un personaggio addosso – quello della passionaria de sinistra– principalmente perché partecipò ad #OccupyPD, perchè lasciò il PD a guida del malvagio Signore di Mordor alias Matteo Renzi (dopo essersi fatta eleggere europarlamentare, ça va sans dire), perché è contro il precariato nel mondo del lavoro (senza spiegare come superarlo), per la particolare attenzione ai temi ambientali eccetera eccetera…

…ma soprattutto per una cosa. La ferma posizione sulla situazione in Ucraina (irony mode on). Durante la campagna per le primarie, ogni volta che incontravo un elettore di Schlein chiedevo “Ma cosa ti ha convinto a votare Schlein invece che Bonaccini?” la risposta era, più o meno, sempre la solita: “Con Bonaccini non cambierebbe nulla, prendi la questione armi all’Ucraina. Con Schlein alla guida il PD diventa un partito convintamente pacifista e dirà no all’invio di armi”.

Non so bene da dove è nata questa convinzione, nell’elettorato della Schlein, lo confesso. Eppure il PD, Schlein in testa, continua a dirsi (e a votare) a favore dell’invio di armi in Ucraina.  Però anche qui la segretaria si fa riconoscere: “Sì all’invio di armi, ma senza l’aumento delle spese militari” (due cose che risultano un po’ difficili da far conciliare).

Come non citare anche la magnifica prima conferenza stampa della segretaria. Dopo due ore, i cronisti si sono guardati tra di loro chiedendosi: “Ma che ha detto?”. Giuro, è andata così. Ad esempio le è stata posta una domanda sul termo valorizzatore di Roma: si o no? Risposta: “Una scelta che ho ereditato dalla precedente gestione”. Ma come? E la circolarità dei rifiuti di cui si parlava nella mozione congressuale tra pagina 21 e 22, N.d.R)? Mistero.

Insomma, spiace sinceramente per chi ci ha creduto veramente e l’ha sostenuta alle primarie. Deve sentirsi un po’ preso per in fondelli. Anzi, i fondElly.

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