Parliamo di politica, più o meno seriamente.

Dipende dal clima, siamo meteoropatici.

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Voti e mascherine

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In questi giorni sará capitato a chiunque di sentirsi fare la domanda: “Cosa voti al referendum e alle elezioni?”

Beh, é successo anche a me, ma andiamo con ordine.

Per quanto riguarda il referendum voteró convintamente NO, non perché sia un Ayatollah della Costituzione (in questo Paese avrei una discreta compagnia, non ottima, ma non sare l’unico), tutt’altro; al referendum costituzionale del 2016, per esempio, votai a favore delle riforme proposte; era certamente una riforma non perfetta, monca, ma avrebbe sicuramente rivoluzionato fortemente il sistema istituzionale italiano, rendendo, l’iter legislativo piú veloce, perché prevedeva, per esempio, una completa trasformazione del ruolo e delle funzioni del Senato. Ma, pazienza, l’elettorato la bocció sonoramente (e sono ancora convinto che venne bocciata non perché si fosse convinti di una “deriva autoritaria”, fu un voto politico, dettato da una polarizzazione “con me o contro di me” nei confronti dell’allora Governo Renzi) e il resto é storia presente.

La Riforma Fraccaro, quella che prevede la riduzione del numero dei parlamentari, cosí come é stata votata, é solamente un taglio secco, che non prevede correttivi per garantire la rappresentanza alle Camere; é, si puó dire, una riformetta spot (ma d’altronde é stata scritta da esponenti del M5S, non dai giuristi del Corpus Iuris Civilis romano-bizantino) per far felice il “Popolo”, che cosí vede meno gente incravattata da mantenere, ma non prevede un cambiamento del sistema istituzionale italiano.

Cosa cambierá? Nulla. Ci saranno meno deputati e senatori a fare la stessa cosa, e sará un problema riorganizzare le commissioni parlamentari, ad esempio.

Probabilmente é vero, il numero dei nostri rappresentanti a Roma é troppo alto, ma il problema della rappresentanza e dell’efficienza della stessa non é dato (solamente) dal numero, ma anche dalla qualitá del lavoro svolto da deputati e senatori; e poi chi ci assicura che diminuendo il numero degli eletti, aumenta la qualitá e l’efficienza? Chi ci assicura che taglieremo fannulloni per lasciare i virtuosi?

Potrebbe accadere il contrario: pochi e tutti pirla.

La riformetta che ci apprestiamo a confermare, é stata pensata, scritta e fortemente voluta da forze demagogiche, anti parlamentari e sicuramente illiberali, per questo mi lascia perplesso la giravolta del PD, dopo che aveva votato, alla Camera e al Senato, 3 volte no, alla riforma ( Qui l’intervento di Boccia durante una votazione nel 2019, ora Ministro per gli Affari Regionali, in cui spiegava perché ci si doveva opporre a questa riforma).

A lasciarmi oltremodo basito, dal comportamento dei Democratici é l’idea di collegare il sostegno alla riformetta-spot, all’approvazione di una nuova legge elettorale. Una modifica costituzionale, dunque, legata mani e piedi all’approvazione di una legge ordinaria che potrà in un futuro non così improbabile essere modificata e stravolta; se non ci si rende conto della gravitá della cosa, é stupiditá; se si è consapevoli del tutto, é ignoranza.

Veniamo alle Regionali.

C’é da dire che queste elezioni regionali, qualche risata l’hanno strappata, soprattutto la candidata della Lega, Susanna Ceccardi, che non perde occasione per far parlare di sé, e delle (poche e ben confuse) idee che propone.

Quest’estate é venuta a fare un comizio anche a Livorno, in Piazza Garibaldi (voti facili) é stato un quarto d’ora di nulla, in cui non ha detto assolutamente niente, se non i soliti slogan “Prima i livornesi”, “Stop ai barconi” (problema, questo, PARTICOLARMENTE scottante a Livorno), insomma parafrando Churchill: “Si fermò una macchina, si aprí la portiera, non scese nessuno. Era la Ceccardi”.

La politica leghista pare aver la residenza in televisione, dove comizia h24 non interrotta da nessuno, anche quando dice castronerie, cosa che peraltro si verifica con preoccupante frequenza; c’é da dire, peró, che ha portato avanti anche battaglie importanti e d’importanza capitale, per il Paese come la battaglia su Imagine” di John Lennon

Un altro bel momento che ci ha regalato la fu sindaca di Cascina, é di relativamente poco tempo fa, quando invitata da La7, ha dimostrato una discreta ignoranza sulle leggi che regolano l’immigrazione, confondendo la Legge Bossi-Fini, con la legge n.91 del 1992 sulla cittadinanza. É oggettivamente, una riedizione della Borgonzoni, la candidata in Emilia Romagna, e come disse Giani (tacciato di sessismo, ma questa accusa, come accade il 90% delle volte in questo disgraziato Paese, é una solenne puttanata, N.d.R) é una candidata al guinzaglio di Salvini, solo un po’ piú battagliera della collega bolognese.

Veniamo a Giani e al centrosinistra.

Eugenio Giani, é sicuramente una bravissima persona, preparata e onesta, ma contro un’ avversaria del genere, avrei preferito un candidato un po’ piú sapido, incisivo, ecco; con tutto il rispetto, mi sembra un po’un’edizione locale di Joe Biden, il candidato democratico che sfiderá Trump a novembre.

Al centrosinistra, c’é da dare anche un messaggio chiaro: non puó considerarsi una formazione a traino del M5S; l’alternativa alla truce destra salviniana, non puó essere né l’hashtag #fermiamoledestre, né quel populismo di sinistra che, soprattutto, il PD sta foraggiando facendo dettare l’agenda politica ai pentastellati su qualunque argomento, a quanto pare la strategia del segretario Zingaretti per la sopravvivenza del partito sembra proprio questa: per evitare di sparire elettoralmente, causa assenza di idee proprie, divenire una succursale di chi ne ha in quanto costola della sinistra (poco importa che queste idee siano demagogiche, stupide o dannose).

Non fare nulla, per non sbagliare mai, parafrasando il detto popolare.

Chi votare dunque? La coalizione di destracentro, é invotabile (almeno per me); al centrosinistra deve peró arrivare un messaggio forte, ma non cosí forte come far gestire la sanitá regionale a Susanna Ceccardi (specie in tempi di Covid). Ci vorrebbe una persona concreta, possibilmente che parli poco e faccia molto, che sappia amministrare le finanze pubbliche, che sia disposto a trattare, certo, rimanendo comunque fermo sui suoi principi.

E io questa persona, penso di averla trovata.

Sí, ho fatto il ritratto di Tywin Lannister della serie tv “Il Trono di Spade”, amministratore efficiente quanto politico spietato; e se é vera la frase di James Freeman Clark (spesso attribuita a De Gasperi) che “Un politico guarda alle prossime elezioni; uno statista guarda alla prossima generazione”, con Tywin possiamo stare tranquilli sul fatto che non sará ossessionato dai sondaggi, visto che una delle sue frasi ricorrenti é: “Un leone non si cura dell’opinione di una pecora”.

Annotazione personale, vista la fama del personaggio: non essendo certamente rinomato per la mia altezza, probabilmente finirei col ricordargli il figlio Tyrion ma…beh, é un rischio che sono disposto a correre.

Qui potete trovare un altro momento TOP di Susanna Ceccardi, con una mascherina con le mutandine di pizzo.
L’avesse fatto Giani non avrei avuto dubbi su chi votare.

Susanna Ceccardi Pizzo

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