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Il riformismo è morto, il riformismo è vivo

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Chiunque ha qualcosa da dire al PD: chi con amore, chi col piglio deluso di chi ha contribuito alla nascita di un progetto politico e poi se ne è sentito tradito, chi con il disprezzo e lo scherno tipici di chi dimostra di temere l’avversario.

Il PD è uscito con le ossa rotte alle ultime elezioni politiche e nonostante questo riesce a catalizzare l’interesse della stampa, dell’opinione pubblica e delle altre forze politiche. Il vero problema è che il Partito Democratico si è dimostrato una forza politica a difesa della conservazione ed incapace di sostenere le idee riformiste, un partito in cui i veti incrociati e l’incapacità di emanciparsi da alcuni concetti radicati più nei vari opinion leader che nel pensiero progressista hanno determinato disillusione e disaffezione negli elettori.

E se prima ciò si manifestava con l’incapacità di far crescere il proprio numero di elettori, a settembre 2022 li abbiamo visti addirittura diminuire, un vero e proprio allarme (poco) rosso. Ed i voti non sono migrati altrove, semplicemente l’elettorato del PD è rimasto a casa: segno che c’è un capitale umano sul quale lavorare.

Le primarie per l’elezione del segretario nazionale del PD hanno segnato il radicamento a sinistra: tuttavia, la storia ci insegna che più un leader piace al partito meno piace al Paese. Per questo serve lo sforzo da parte di tutti per arricchire di idee il dibattito di centro- sinistra, e battere come un martello su quelle riformiste che rischiano di passare in secondo piano.

In questi giorni sono andata a rivedere un libro di nove anni fa, “Le catene della Sinistra”; ed anche oggi, quando il tempo ha un valore decisamente relativo, in cui le ore possono determinare cambiamenti epocali, l’ho trovato drammaticamente attuale ed indicativo dell’ennesimo tempo perso.

Occorre però una precisazione, perché le idee, di qualunque tipo, non possono prescindere da una lettura della società, altrimenti chiamiamoli ideali. Abbiamo coltivato un modello di società che avrebbe dovuto basarsi sulla capacità individuale di realizzare in proprio la soddisfazione di ognuno: pari opportunità di partenza riducendo gli ostacoli iniziali, fiducia nelle capacità di assumersi dei rischi, gioco di squadra tra pubblico e privato avrebbero dovuto realizzare un accesso al benessere e la possibilità di ridurre la costosissima rete di protezione sociale e dei servizi.

Evidentemente e per molti qualcosa è andato storto, anche a causa di fattori esterni: crisi finanziarie internazionali, pandemia e guerre solo per citare gli ultimi. Ed a questo chi ha votato alle primarie ha risposto esprimendo il proprio favore ad un modello che ripercorre in senso discendente l’ascensore sociale, basti pensare ai contenuti del programma di Elly Schlein in tema di redistribuzione.

A parere di chi scrive le prime a dover essere redistribuite sono le opportunità e la fiducia, svincolandosi dalle catene dei NO che spesso con troppa superficialità dichiariamo.
Questo passa dal rivedere le regole del lavoro non limitandosi alla – giustissima – battaglia sul salario minimo, che rischia di restare appunto un ideale se non mettiamo mano al costo del lavoro, alla tassazione, al sistema fiscale.

Passa per controllate politiche gestione dei servizi rompendo il tabù delle esternalizzazioni, da attuare con attenzione e dove serve, senza creare l’illusione che l’unica garanzia possibile la possa fornire il pubblico, passa per una lettura non settaria di temi come l’industria, l’ambiente e lo sviluppo, con la consapevolezza che se la civiltà umana è progredita per migliaia di anni è perché ha approfondito le tecnologie ed ha avuto il coraggio di applicarle anche cambiando il territorio e la sua connotazione urbanistica.

Insomma, come sempre ad aver voglia di far politica non ci sarà da annoiarsi!
Intanto, auguri di buon lavoro ad Elly Schlein, prima segretaria del PD, ed a tutte le donne e gli uomini democratiche e democratici!

Fonte foto: https://www.anteprima24.it/napoli/riformismo-napoli-iniziativa/

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