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Il Paese dei ragazzi sperduti

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“Il sistema scolastico italiano è tra i migliori al mondo”, eppure, l’Italia è il terzo Paese in Europa con il più alto tasso di abbandoni scolastici precoci.

A differenza di quanto ci piace credere, ormai da tempo il sistema scolastico italiano ha perso quel primato di cui tanto amavamo vantarci.

Difatti, in merito alle competenze, l’Italia si colloca agli ultimi posti nella classifica internazionale redatta dall’OCSE (37esimo posto su 57 Paesi!), in particolare per quelle riguardanti la matematica (numeracy), la lettura e la scrittura (literacy).

Inoltre, in Italia il tasso di abbandono scolastico è del 12,7%, con picchi del 16,6% nel Sud del Paese, contro il 9,7% della media europea (56° Rapporto sulla situazione sociale del Paese – CENSIS, 2022).

Il quadro generale sull’istruzione italiana è quindi molto preoccupante.

Il problema di fondo consiste nella bassa considerazione data alla scuola, sia come istituzione che come luogo di istruzione.

Triste ma vero, alla scuola non viene più riconosciuto il suo valore.

Negli ultimi decenni, l’istruzione non è stata più valorizzata dal punto di vista politico, economico, sociale.

Ce ne siamo dimenticati.

Sull’onda del “il nostro sistema scolastico è tra i migliori al mondo” ci siamo adagiati vivendo di rendita, prendendo in prestito senza restituire, fino a che lo stesso sistema scolastico ha lentamente cominciato a sgretolarsi nel corpo e nell’anima, perdendosi, e a sua volta…disperdendo.

Ma in cosa consiste, esattamente, il fenomeno della dispersione scolastica?

La necessità di iniziare presto a lavorare e la mancanza di voglia di studiare sono solo una misera e superficiale semplificazione del problema.

Si tratta di un tema molto più complesso di quanto si possa pensare, un fenomeno multi-fattoriale che lega problematiche individuali, relazionali e di contesto.

In primo luogo, gli studenti che abbandonano precocemente la scuola sono ragazzi demotivati, con bassi livelli di autostima e grande senso di inadeguatezza. Molti di loro iniziano la scuola con la convinzione che non riusciranno a concludere il percorso.

Sono ragazzi che presentano una sorta di “fobia scolastica”, caratterizzata da ansie smisurate in relazione ai risultati delle loro prestazioni e alla convinzione di non essere capaci di colmare le loro lacune nei tempi previsti. A questo, si aggiungono bassi livelli di attenzione e concentrazione, nonché l’incapacità di mettere in atto una metodologia di studio efficace.

Queste carenze contribuiscono alla perdita di ambizione e, più semplicemente, di sogni.

Dal punto di vista relazionale, i ragazzi sperduti presentano spesso scarse competenze socio-emotive e difficoltà legate a divari linguistico-culturali importanti (basti pensare che il tasso di abbandono dei ragazzi stranieri è del 36,5%, nettamente superiore all’11,3% dei nativi).

Infine, l’abbandono scolastico dipende in parte anche dal contesto in cui vivono i ragazzi sperduti.

Nella maggior parte dei casi, il loro ambiente familiare è sofferente, conflittuale, povero dal punto di vista educativo e culturale.

Alcuni genitori, non essendo in grado di comprendere il valore dell’istruzione, incoraggiano la scelta dei figli a trovare lavoro e abbandonare gli studi.

Altri invece fanno quello che possono per mantenere i loro ragazzi a scuola, ma non sempre dispongono degli strumenti materiali e immateriali necessari; tra questi vi sono per esempio il digital divide delle famiglie e l’assenza di dispositivi digitali nell’ambiente domestico (PC, stampanti, etc.).

In relazione al contesto scolastico, il numero elevato di studenti per classe non favorisce un clima sereno e non permette di dedicare agli studenti più fragili l’attenzione necessaria.

Agire per contrastare il fenomeno della dispersione scolastica dovrebbe essere una priorità.

La scuola dovrebbe tornare ad essere una priorità.

Dopo molto tempo, sembra che finalmente qualcosa si stia muovendo.

Il 13 luglio 2021 è stato definitivamente approvato il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), il piano presentato dal governo italiano nell’ambito del Next Generation EU, per la ripresa economica e sociale del Paese dalla crisi dovuta alla pandemia.

Tra i vari interventi, il piano prevede uno stanziamento di 1,5 miliardi contro la dispersione scolastica e le povertà educative e per superare i divari territoriali.

Tale finanziamento, che coinvolge 3.198 istituti italiani secondari di primo e secondo grado, dovrebbe contribuire ad invertire il trend dell’abbandono scolastico, con l’obiettivo di arrivare al 2026 con un tasso medio di dispersione ridotto al 10,2%.

Le risorse, assegnate direttamente alle scuole, saranno impiegate per la realizzazione di progetti pluriennali che dovranno partire nell’anno scolastico corrente (2022/2023) e terminare entro dicembre 2024.

La speranza è che questo sia solo il primo di una lunga serie di interventi che restituiscano il giusto valore al sistema scolastico nazionale.

La speranza è che la scuola torni ad essere la casa dell’evoluzione dei ragazzi, un ambiente protetto in cui credere e in cui crescere.

“Se si perde loro (i ragazzi più difficili) la scuola non è più scuola.

É un ospedale che cura i sani e respinge i malati.”

Don Milani

Fonte Foto: www.carmencapria.com

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