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Questo drink lo ha fatto una femmina

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Com’è lavorare dietro al bancone di un bar quando sei donna? Non sempre facile. E se il primo passo è parlarne, ieri sera all’Alphonse di Livorno si è fatta scuola: Carlotta Vagnoli e quattro affermate bartender hanno discusso sulle difficoltà di un mestiere che prima era solo al maschile, dando il via ad un confronto che speriamo non si fermi dopo il primo bicchiere.

Vi ricordate l’ultima volta che vi siete seduti in un locale per bere qualcosa? Ovvio che si. E vi ricordate chi ha miscelato il cocktail che avete bevuto? Qui qualcuno potrebbe vacillare, vi aiuto io almeno in parte: molto probabilmente, non era una donna.

Solo negli ultimi anni infatti stiamo assistendo a una (sacrosanta) inversione di tendenza per cui il mondo della mixology (l’arte di creare cocktail di alto livello, che siano una esperienza di degustazione totalizzante) si è aperto anche alle donne: non più solo a servire in sala, ma anche dietro al bancone.

In una società patriarcale come la nostra il sessismo è dappertutto, a volte nascosto male, a volte bene, altre benissimo, e non sorprende il fatto che le disparità di genere pullulino anche nel mondo del bartending. Ma un conto è sapere che un problema esiste, un conto è cercare di far qualcosa per cambiarlo, specie se dall’interno.

Questa sfida è stata raccolta dallo staff di Alphonse, locale livornese che si è fatto un nome non solo per cura dei dettagli, professionalità e alta qualità di ciò che viene versato nei bicchieri, ma anche per l’attenzione all’arte, alla buona musica e a tutto ciò che, insieme all’alcol, aiuta a rendere questo mondo sopportabile.

“Raise the bar – be inclusive” è stato un evento misurato, informale, intelligentemente costruito, in una parola perfetto per iniziare a parlare delle difficoltà delle bartender donne in Italia, e facendolo nel modo più efficace e semplice possibile: facendo parlare loro.

La locandina dell’evento di ieri sera.

Cecilia Fissi, dello Strizzi garden di Firenze, Francesca Gentile, titolare del Funi 1898 di Montecatini, Lara Ponti del Blue Hush di Bologna e Marta Fonti bartender proprio dell’Alphonse. Questo quartetto si è confrontato e raccontato con la guida esperta di Carlotta Vagnoli, scrittrice, attivista e content creator, che di questioni di genere si occupa da parecchio e che ha anche lavorato per quasi dieci anni in un locale di Milano.

Da sinistra: Carlotta Vagnoli, Francesca Gentile, Marta Fonti, Lara Ponti e Cecilia Fissi.

Da uditrice del talk posso dire che si è trattato di un confronto potente e ben articolato, che ha toccato tematiche delicatissime come: l’accessibilità a lavoro, in particolare ai contratti full time, il gendar pay gap, il problema della “bella presenza” come requisito per poter essere assunte, le attenzioni indesiderate che si ricevono dai clienti, il mansplaining, e il continuo svilimento della propria professionalità.

“Allora non hai solo un bel faccino, sai davvero fare da bere!”, “Aspetto il tuo collega per il mio drink, ma intanto posso pagare a te?” queste e altre decine, centinaia di frasi più o meno dichiaratamente sessiste sono quelle che una bartender deve sorbirsi a ogni turno, con in più la costante sensazione di dover dimostrare sempre qualcosa in più dei colleghi uomini per “meritarsi” di essere lì, talvolta sacrificando anche la propria libertà di espressione. Come quando, ad esempio, lavorando in piena estate non osi una maglia più scollata perché allora ecco che la ragione per cui quella sera hai preso più mance è lo scollo, non la tua bravura nel miscelare i drink.

“Questo io lo chiamo fare il maschio tra i maschi” dice Carlotta Vagnoli, sottolineando quanto forte sia emersa da quasi tutte le testimonianze la paura di non fare abbastanza e di non essere abbastanza. “agli uomini è richiesto di essere bravi, alle donne è richiesto di essere eccezionali per fare lo stesso identico mestiere, generando un’ansia da prestazione che talvolta è invalidante.”

La questione intorno alla quale gira tutto è sempre la stessa, su qualsiasi posto di lavoro: dobbiamo faticare il doppio per essere considerate brave la metà (e pagate meno), e sentirsi pure in colpa nel tragitto casa-lavoro se magari a casa abbiamo anche dei figli che ci aspettano.

Ma qualcosa si muove: stiamo smettendo di chiedere scusa e intorno abbiamo sempre più alleati, persone che scelgono di sostenere le proprie amiche, colleghe e compagne, persone come quelle che organizzano eventi come il talk di ieri sera, che è stato seguito poi dalla musica della DJ Ines Felicienne.

Aspettando che altre realtà prendano esempio, voi andate a bervi una cosa da Alphonse e chiedete di Marta.

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