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Qatar 2022, il mondiale dei diritti negati

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Quando i motivi economici prevalgono su tutto il resto, lo sport perde il suo significato più profondo di comunità. 6.500 lavoratori morti, violazioni dei diritti umani e sociali, eppure la FIFA continua a difendere questo mondiale dei diritti negati.

Il mondiale, per gli appassionati di calcio di tutto il mondo, è un momento importante.

Si caratterizza di momenti iconici, goliardici e di unità nazionale che spesso soltanto il calcio riesce a dare. Ci ricordiamo tutti “Andiamo a Berlino Beppe”, il “ridateci la Gioconda” e le piazze piene e colorate la notte del 9 luglio 2006, tutte e tutti azzurri dalla testa ai piedi a sventolare la bandiera italiana.

Sono momenti di festa, di unione, che da sempre hanno caratterizzato le nostre estati.

E vi ricordate bene, si giocavano di luglio, poco dopo la fine dei campionati nazionali.

Partiamo da qui – e magari fosse questo il solo problema – per raccontare la più grande anomalia dei mondiali, raccontando questo mondiale del 2022.

Perché giochiamo d’inverno?

In Qatar, d’estate, si raggiungono temperature anche superiori ai 40°C all’ombra.

Sarebbe stato impossibile per i calciatori giocare a quelle temperature e per questo si è deciso di giocare a novembre con un clima più mite.

Una scelta che è stata fortemente criticata dalle organizzazioni sportive che vedono il calendario interrompersi a metà, compromettendo di fatto i campionati locali.

Ma quindi perché è stato scelto proprio il Qatar?

La decisione della FIFA di assegnare al Qatar la Coppa del Mondo del 2022 è stata controversa. Gli Stati Uniti nel 2010 aprirono una inchiesta alla Corte Federale di New York e l’indagine vide coinvolti diversi dirigenti sportivi e membri dell’esecutivo FIFA con l’accusa di aver ricevuto tangenti per favorire la scelta del Qatar.

Più recentemente Report, in una sua inchiesta, racconta di una storia che non tratta solo di corruzione e sport ma inserisce questa scelta in quadro di natura geopolitica dove sul piatto non vi era non soltanto il Mondiale ma anche le armi e il futuro del Paris Saint-Germain.

In sintesi, il motivo principale è di natura economica.

Il Qatar è lo stato al mondo con il più grande fondo sovrano, circa 400miliardi di dollari, e con la più grande riserva di gas naturale. Sono risorse da cui ha attinto per convincere, trattare con i capi di stato, gli organi della FIFA e della UEFA oltre che per elargire tangenti e benefit.

Ci si nasconde, da anni, dietro una scelta di regolamento il quale prevede che una confederazione non possa ospitare un mondiale fino alla terza edizione successiva, ovvero ogni 12 anni.

Essendo stati gli ultimi tre mondiali in Sudafrica (2010), Brasile (2014) ed Europa (2018) le scelte erano rimaste Indonesia, Qatar, Stati Uniti, Corea del Sud, Giappone ed Australia.

Dopo l’esclusione della candidatura indonesiana, respinta perché il governo non si è ritenuto in grado di organizzare una competizione di tale portata, la scelta è caduta sul Qatar.

Ma come è stato possibile escludere l’Indonesia per evidenti problematicità strutturali sarebbe stato possibile escludere il Qatar, nazione che ha seri problemi nel riconoscimento dei diritti umani e civili. E come appare evidente dall’elenco, le possibilità di organizzarlo in altre parti del mondo c’erano.

In questi undici anni dalla controversia assegnazione, ci si avvia verso un mondiale nel quale il Qatar ha violato sistematicamente i diritti dell’uomo e le associazioni denunciano da anni queste violazioni di diritti umani.

Nelle inchieste di Amnesty International si rende noto che le autorità del Qatar utilizzano leggi repressive per chi critica le istituzioni. Molti cittadini sono stati arbitrariamente arrestati, e poi condannati, al termine di processi iniqui per aver criticato il governo.

Migliaia di lavoratori morti per “cause naturali” negli undici anni di costruzione delle infrastrutture per i mondiali, in un paese che non ha regolamentazione del lavoro e che si basa sul sistema “kafala” che impone al lavoratore di pagare somme non indifferente per porsi sotto il tutoraggio del padrone.

Centinaia di lavoratori migranti sono stati arrestati ed espulsi per aver manifestato contro i datori di lavoro che non avevano versato loro i salari.

Un Paese che non tutela e garantisce diritti a donne e della comunità LGBTQIA+, con la atrocità delle terapie di conversione obbligatoria per le persone transgender.

Ma, d’altronde. non si può pretendere molto di più da una nazione che, tramite il suo ambasciatore dei Mondiali Khalid Salman, dichiara l’omosessualità una malattia mentale.

E la FIFA?

La FIFA incassa 3 miliardi ed invita tutti a giocare.

Infatti, nonostante gli scandali del mondo intero e le continue violazioni dei diritti umani nel paese Medio Orientale, la FIFA non ha usato la sua influenza o autorità per far pressione su Qatar affinché eseguisse le sue promesse di riforma.

Non è riuscita, quindi, a utilizzare la sua leva per spingere davvero per il calcio come una “forza per il bene”, ma non ha anche rispettato i suoi obblighi in materia di diritti umani.

Dal report di Human Rights Watch, redatto nel 2022, si riporta che secondo i principi guida delle Nazioni Unite sulle imprese e i diritti umani adottati nel 2016, la FIFA dovrebbe risarcire le migliaia di lavoratori migranti o le loro famiglie abusate, comprese le morti inspiegabili, per rendere possibile la Coppa del Mondo 2022.

Ma a seguito di queste inchieste il dissenso è arrivato prima ancora di scendere in campo.

La Danimarca giocherà con una maglia priva di sponsor tecnico a seguito della decisione del marchio Hummel di non prestare la propria immagine al torneo e, inoltre, avrà una terza maglia completamente nera in segno di lutto per gli almeno 6.500 immigrati morti sul lavoro per realizzare le strutture necessarie per lo svolgimento dei mondiali.

Pantone, con l’iniziativa “Colors of Love”, introdurrà negli stadi bandiere bianche con i codici dei colori arcobaleno scritti sopra, aggirando i divieti del governo: un pacifico simbolo di resistenza contro il volto violento e conservatore svelato dal Paese dei Mondiali 2022.

Se si tengono sulle dita di una mano gli sponsor che hanno dato forfait in segno di protesta con quanto avvenuto in Qatar, altri subiscono il proibizionismo islamico.

Infatti, non sarà possibile consumare birra all’interno degli stadi e Budweiser, uno dei top sponsor, sarà costretto a vendere la sola birra analcolica negli impianti.

Oggi iniziano i mondiali e l’entusiasmo non è quello dell’inizio di una bella manifestazione sportiva ma di una continua forzatura dalla matrice solamente economica.

Lo sport dovrebbe trasmettere altri valori.

Lo sport dovrebbe essere altro.

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