Pochi secondi, una zampata che recide la gola, un leone che sorveglia la preda morente. Ma non siamo nella savana, siamo a Livorno nell’ottobre del 1991, quando ancora il così detto Parterre, piccolo zoo cittadino, divenne teatro di una tragedia.
Il parco pubblico Sandro Pertini, dai noi livornesi chiamato “Parterre”, è il posto dove generazioni di
bimbi hanno portato patatine alle caprette, frutta alle scimmie, e dove si faceva la fila per vedere Gigi
Balla, il famoso orso con il mal di denti a cui i bambini urlavano: “Gigi, balla!” e che sembrava saltasse a comando. Ma Gigi Balla saltava di dolore non di gioia, e di dolore è piena la storia del Parterre.
Nel 1991 gli spari della polizia e dei carabinieri squarciarono Viale Carducci per uccidere
definitivamente il leone Miki, un esemplare di sette anni che fu donato allo “zoo-lager” da Johnny
Parker, volto noto di Video Music, canale televisivo famoso a quei tempi. La donazione al Comune di Livorno avvenne nel 1988, e sarebbe dovuta durare un solo anno, mentre si arrivò invece a quella mattina maledetta di tre anni dopo.
Massimiliano Pellicone era un ventenne Livornese dipendente di una ditta che vinse la
gara d’appalto per la pulizia delle gabbie del parco e per portare da mangiare agli animali.
Qualcosa andò storto quel 17 ottobre del 1991: per pulire la gabbia del Leone, Massimiliano doveva
invitare il leone stesso ad entrare nella parte coperta della gabbia, chiudere il cancellino e
successivamente, fatta questa operazione, entrare nella gabbia scoperta per rassettare tutto.
Quella mattina è bastato un attimo, una distrazione. Il cancello che separava la parte cementata
al coperto dalla parte scoperta della gabbia rimase socchiuso e il leone, con uno scatto, riuscì a raggiungere il povero Massimiliano. Questione di attimi, il leone con una zampata ferì quasi mortalmente il giovane.
Un altro dipendente sentì un urlo e vide l’animale che sembrava tranquillo dentro la sua gabbia e che faceva movimenti simili a quelli soliti durante i suoi pasti. Un terzo dipendente, invece, più vicino alla gabbia del leone, vide che questo era fuori, vicino ai cespugli, con il corpo di Massimiliano sotto le zampe.
Furono subito allertati i soccorsi, la Polizia e i Carabinieri, che arrivarono sul posto e si trovarono
davanti una scena raccapricciante: la bestia era effettivamente sopra il corpo del ragazzo.
Nel frattempo arrivò un’ambulanza dell’SVS per prestare le prime cure a Massimiliano; alcuni agenti spararono colpi di pistola in aria per cercare di far allontanare il leone, che, impaurito, arretrò di qualche metro. Servirono circa cento colpi tra pistole e mitragliette per uccidere Miki.
Anche per Massimiliano non ci fu più nulla da fare, morì dissanguato per la zampata che gli recise la gola.
Quesa fu una tragedia che sconvolse Livorno. Noi cittadini eravamo al corrente che il Parterre,
con gli animali di quel calibro e gestito così non poteva andare avanti: con gabbie piccole e animali
“troppo grandi”.
A poche ore dalla disgrazia il comune convocò una conferenza stampa, comunicando che
la ditta appaltatrice dei lavori di rifornimento cibo e pulizia gabbie, era interamente responsabile dei danni a cose o persone. Queste dichiarazioni fecero inalberare le deputate dei Verdi, che presentò un’interrogazione al governo chiedendo un decreto legge che mettesse fine all’importazione e detenzione di animali esotici che potessero costituire un pericolo per l’incolumità delle persone.
L’amministrazione comunale era dello stesso parere e aveva già avviato i lavori per lo
smantellamento del Parterre. Al suo posto sarebbe dovuto nascere il “Centro Nazionale Recupero
uccelli acquatici e marini” della Lipu, ma il progetto si arenò subito a causa della difficoltà nel
trovare una sistemazione per i cinque orsi e ai babbuini.
Tale tragedia ha fatto riflettere molto sul tema dei predatori in cattività. La colpa non fu né del povero ragazzo né di Miki; la colpa, se dobbiamo darla a qualcuno, è della “natura” perché animali come leoni, orsi, tigri e lupi, sono nati per essere predatori, liberi di esercitare il loro istinto. Il cancello aperto ha scatenato l’istinto e la tragedia si è compiuta.