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Piacere Giorgia, la rottamatrice

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Nella sua replica oggi alla Camera dei Deputati, Giorgia Meloni ha spazzato via dieci-venti anni di nulla. Chissà, magari fra qualche anno diremo: “Alla fine della storia, la rottamazione la fece la Meloni”.

Questo sarà un pezzo molto breve rispetto al solito e, perdonerete lo scrivente, conterrà più domande che risposte e opinioni (chissà, magari qualcuno avrà la bontà di rispondere).

Rientrato da lavoro, ho sentito la replica di Giorgia Meloni alla Camera e sono stato attanagliato da alcune domande.

La prendo un po’ larga. Si è detto molto spesso che il regime liberale preparò il terreno per la dittatura fascista. In parte questo è vero: Ivanoe Bonomi, Presidente del Consiglio tra il 1921 e il 1922, non condannò, né tanto meno agì contro le formazioni paramilitari fasciste ma anzi, scatenò i prefetti contro gli “arditi del popolo”, le formazioni paramilitari di sinistra.

Fine della premessa.

Il perchè di questo premessa è presto detto: prima della Meloni non governava Pinochet. Negli ultimi dieci anni ha governato il Pd e il centrosinistra. Sto dicendo che il centrosinistra ha preparato il terreno al governo Meloni? In maniera inconsapevole, ma sì.

Dal 26 settembre, a sinistra, si fa un gran parlare di “diritti civili in pericolo” perchè ora c’è un governo di destra (spoiler alert: le leggi le fa il Parlamento, per questo sarà interessante vedere i presidenti delle varie commissioni. Potrebbero essere un buon termometro delle intenzioni della maggioranza anche su questo tema). Per carità, vedremo cosa faranno, di certo se – per esempio- aboliscono le unioni civili non esulterò.

Ma la sinistra, negli ultimi dieci anni, per allargare i diritti civili, di grazia, cosa ha fatto se non parlare di quale articolo usare quando una donna ricopre una carica pubblica? Il dibattito “avvocata o avvocatessa”?

La sinistra, se si guarda indietro, si troverà costretta ad ammettere che le uniche (e timide) azioni atte ad allargare la platea dei diritti civili le ha fatte quel cattivo di Matteo Renzi – lo stesso che continua a sfare e disfare maggioranze con poco percento che ha, sintomo anche della pochezza della classe politica a sinistra. Ah già, c’è stata la battaglia per il DDL Zan: per come è stata condotta, fossi un malpensante, mi verrebbe il sospetto che sia stata portata avanti così per avere un cadavere da agitare e garantirsi una sicura rielezione. Questo se fossi un malpensante eh.

Insomma: la fuffa continua.

Capitolo donne.

Rispondendo a Debora Serrachiani (PD), che nel proprio intervento aveva sostenuto che la premier voglia le donne “un passo dietro agli uomini”, Giorgia Meloni ha detto: “Mi guardi Serracchiani, le sembra che io stia un passo dietro agli uomini?”. Spiace dirlo, ma ha ragione. La Meloni ha fondato un partito, l’ha portato dal 2 al 26% e ora governa. Risultando essere, tra l’altro, la prima donna Presidente del Consiglio in Italia. Le donne di partito, a sinistra, senza il placet del capocorrente (uomo), non accendono nemmeno la luce in una stanza.

Molto sentito è anche il tema dell’aborto. Si dice che la Meloni e il suo governo vogliano abolire la 194. Vedremo. Se lo farà ci sarà da vergognarsi di essere italiani. Ma alla sinistra che ha governato per anni, chiedo: oltre ad indignarvi sui social per raccogliere qualche like (perdendo però voti reali, N.d.R) perchè il tal Presidente della tal Regione limita il diritto all’aborto, voi, di preciso, che avete fatto? Roberto Speranza, esponente di un partito ancora più a sinistra del Pd, era Ministro della Sanità. Oltre all’indignazione poteva fare qualcosa. “Eh ma sai la sanità è competenza regionale…il Titolo V della Costituzione…”. Ah già, il Titolo V. Chi ha varato quell’obrorio? Ops.

Nella sua replica oggi alla Camera, Giorgia Meloni ha spazzato via dieci-venti anni di nulla.

Chissà, magari fra qualche anno diremo “Alla fine della storia, la rottamazione la fece la Meloni”. Magari non una gran fatica, visto che da rottamare c’era davvero poco.

Foto: RaiNews

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