Essere candidato alle elezioni ti fa sentire come quando c’è una partita di calcio di quelle importanti, ma tu non sei sugli spalti, tu la stai giocando.
Qualche settimana prima delle elezioni politiche, il segretario comunale del mio partito mi ha chiesto se fossi disponibile a candidarmi alla camera. In caso positivo, avrebbe così potuto fare il mio nome alla segreteria regionale del partito che avrebbe poi trattato con il nazionale le candidature per la mia regione.
La mia risposta non è arrivata subito, ho chiesto qualche giorno per riflettere sulla decisione che avrei preso, nonostante nel profondo del mio cuore avessi già chiaro il da farsi. L’animo umano è strano, quando parliamo con le persone ostentiamo una sicurezza che spesso fa invidia, mentre da soli, in un momento di pausa e riflessione, ci sentiamo piccoli e non all’altezza dei ruoli e delle responsabilità che possiamo essere chiamati a coprire.
Così mi sentivo io. Sarei stato in grado, se eletto, di essere all’altezza della situazione o sarebbe stato meglio lasciare ad altri l’onore e l’onere di rappresentare il partito in una competizione elettorale così importante?
Ho passato qualche giorno a chiedere i pareri delle persone a me vicine e poi, dopo le risposte entusiaste di molti di loro, ho chiamato Riccardo dicendogli che sarei stato disponibile ad accettare. Ero ufficialmente candidato alle elezioni politiche in Italia come aspirante deputato della Repubblica, ancora non mi sembrava vero.
Per chi non fa politica la campagna elettorale può essere un momento surreale. Aspiranti deputati e senatori battono il territorio chiedendo incontri, organizzando aperitivi e dibattiti per farsi conoscere e convincere gli elettori indecisi. Mi ritrovavo in questo vortice di eventi, contattato di continuo per partecipare a confronti, banchetti, dibattiti. Dovevo studiare le tematiche più disparate, dal superbonus 110% alla Bolkestein, dalle politiche per i giovani a quelle volte a favorire la creazione di impresa e la crescita, il tutto ovviamente tenendo in considerazione la posizione del mio partito, per evitare di far scoppiare casi mediatici su candidati impresentabili che stavano caratterizzando la prima fase della campagna elettorale.
Indipendentemente dalla possibilità di poter entrare in parlamento, questa esperienza mi ha particolarmente arricchito. Al contrario di quanto si possa credere, è fondamentale il gioco di squadra, avere persone che, insieme a te, organizzano eventi, fanno telefonate, preparano video e grafiche, attaccano manifesti. La campagna elettorale è un periodo molto intenso e coinvolgente, che alla fine ti lascia qualcosa dentro, il senso di aver partecipato a un momento importante per il tuo paese e in qualche modo essere stato, nel tuo piccolo e per una volta, parte attiva della Storia, quella con la S maiuscola.
La giornata delle elezioni da candidato poi ha un sapore diverso. La stessa differenza che ci può essere tra guardare una partita di calcio alla televisione ed essere in campo a giocarla. Esperienze del genere sono quelle per cui viviamo, da raccontare ai nipoti davanti ad una tazza di tè e a cui ripensare con un sorriso dopo anni dicendo: “chissà come sarebbe andata la mia vita, se quella volta fossi diventato parlamentare”.