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Referendum giustizia, istruzioni per l’uso – L’abrogazione della legge Severino

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Qualche giorno fa ho visto per la prima volta lo spot dei Referendum in televisione e ho pensato: basta questo per rendere informati i cittadini dell’importanza di questi Referendum? Davvero, nell’era dei social, l’informazione su una consultazione di tale importanza è tutta qui?

Vedendo quello spot sono rimasto perplesso: Non parlarne (o parlarne poco) una strategia atta a non far raggiungere il quorum? Perché in un momento storico in cui si fa dei social media uno strumento spropositato, non mi sono ancora capitate davanti card, informazioni, loghi o altro riguardante il Referendum? Eppure io con i social ci lavoro, e sono quindi una piazza virtuale che frequento spesso.

Non sono solo i social, purtroppo, i grandi assenti di questa precaria campagna di comunicazione, ma anche le televisioni, la politica, gli spazi delle città: a Livorno ci siamo accorti che si vota solo perché hanno messo i pannelli elettorali che, tra qualche giorno, saranno tempestati di croci tra i “si” e i “no” e i segni di chi, scherzosamente, ci disegnerà di tutto di più.

Cinque quesiti referendari non sono pochi; noi siamo poco informati e il 12 giugno (data delle votazioni) è vicino. Potremmo stare ore qui a scrivere, a dibattere, a parlare dell’importanza dell’informazione, di una cultura diffusa sul diritto di voto e sull’importanza che i cittadini partecipino attivamente alla vita politica… ma non è questa l’occasione: l’obiettivo di queste poche righe è far chiarezza sui quesiti, su cosa cambia e farsi un’idea, insieme, di cosa fare.

Dei sette quesiti inizialmente sottoposti alla Corte Costituzionale, solo cinque sono stati reputati idonei e rientrano tutti nel reparto “Giustizia”.

Eccoli elencati sinteticamente (ma potete consultarli per esteso qui)

1. Abrogazione della Legge Severino – Scheda rosa

2. Limiti agli abusi della custodia cautelare – Scheda arancione

3. Separazione delle carriere – Scheda gialla

4. Equa valutazione dei Magistrati nei Consigli Giudiziari Distrettuali – Scheda grigia

5. Elezione del Consiglio Superiore della Magistratura – Scheda verde

Tra gli elementi meno chiari che riguardano questi Referendum, due sono quelli a mio avviso salienti:

– si tratta di Referendum abrogativi, quindi vanno ad “abolire” (gli esperti giuristi mi scuseranno per il termine improprio, ma più comprensibile) una legge o un atto avente valore di legge già esistente nel nostro ordinamento. Questo comporta che, se secondo noi la norma è da “abolire”, faremo una X sul “SI”, altrimenti andremo a barrare il “NO”;

il quorum necessario affinché il Referendum sia valido è del 50% + 1 della popolazione avente diritto: di conseguenza se anche tutti i voti espressi fossero a favore dell’abolizione, ma i votanti non risultassero almeno il 50%+1 degli aventi diritto, l’abrogazione della legge non sarà possibile.

Senza dilungarsi troppo su quella che è la legislazione referendaria, affrontiamo il primo dei quesiti, quello che troveremo indicato con la scheda rosa e con il numero 1: quello riguardante l’abolizione del famoso “decreto Severino”.

Il decreto in questione – più propriamente detto Testo Unico delle disposizioni in materia di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi – prevede una serie di misure atte a limitare la permanenza di persone che hanno commesso determinati reati (tutti specificati all’interno del Testo unico) nelle cariche pubbliche elettive.

Ad oggi infatti, in presenza di determinati requisiti (in particolare l’entità della pena – sopra i due anni – e il tipo di reato commesso – reati di particolare allarme sociale o reati come peculato, corruzione o concussione –) i membri eletti in cariche pubbliche che risultino colpevoli in via definitiva decadono da tali cariche e diventano incandidabili e/o ineleggibili.

Il decreto Severino prevede anche una sorta di automatismo, che comporta la sospensione dalla carica in caso di condanna non definitiva: quindi il senatore/deputato/consigliere o che sia che, con sentenza non definitiva, viene condannato alla pena prevista dal decreto per uno dei reati inclusi nella Legge Severino, deve essere sospeso dalla carica pubblica fino alla condanna definitiva.

Dall’abrogazione di tale disposizione (e quindi dalla vittoria del “SI” al Referendum), deriverebbe la possibilità per chi è stato condannato in via definitiva di candidarsi e di continuare il proprio mandato, così come era prima del 2012 (anno di entrata in vigore del decreto Severino), e l’eliminazione dell’automatismo che prevede la sospensione dalla carica. Ovviamente la valutazione circa l’interdizione dai pubblici uffici continuerà ad essere vagliata, in sede di condanna, da parte dei magistrati.

Quindi, ricapitolando:

Chi è per il SI: sostiene, in particolare con riferimento all’automatismo sospensivo per le condanne non definitive, che questo sia inefficace e dannoso, anche alla luce della presunzione di non colpevolezza che guida il nostro ordinamento. Ad esempio, la decadenza automatica dei sindaci e amministratori locali condannati ha creato fino ad ora – secondo i sostenitori del SI – dei “vuoti di potere” e ha portato alla sospensione temporanea dai pubblici uffici di persone poi rivelatesi innocenti e successivamente reintegrate nel loro posto.

Chi è per il NO: sostiene che le ragioni della riforma riguardino essenzialmente l’automatismo sospensivo, ma che di fatto il decreto Severino sia a tutela anche di altre esigenze: come quella di non avere tra i propri rappresentanti eletti soggetti che siano stati condannati con sentenza definitiva per reati contro la pubblica amministrazione o reati di particolare allarme sociale, in modo da non ledere le prescrizioni di “disciplina e onore” previste dall’art. 54 della Costituzione.

A presto con altre brevi analisi su quello che ci aspetta il 12 giugno, nella speranza di poter fare chiarezza su queste consultazioni di inizio estate, un quesito alla volta…

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