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Sulla Felicità Festival, parla Stefano Santomauro, ideatore e realizzatore

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Sulla Felicità Festival: parlare di felicità funziona, anche se è soggettiva e non ne esiste una “ufficiale”. Spesso quando si parla di felicità si cade subito nella retorica, ma attenzione a non parlarne per niente perché poi, alla fine, ce ne dimentichiamo.

Stefano Santomauro è volto noto della scena artistica livornese, molto conosciuto in tutto lo stivale, poliedrico artista, one man show, presentatore, comico, attore e autore teatrale. Nella sua veste di organizzatore, però, ha una vita inedita e su questo punto vorrei approfondire la sua recente esperienza di patron della rassegna scambiando quattro chiacchiere con lui.

Stefano, ti abbiamo visto in molte situazioni differenti, ma mai dietro le quinte a ideare e organizzare un Festival che ha un tema ben preciso, la Felicità. Come ti è venuta questa folgorazione e quanto tempo hai impiegato dallidea alla creazione finale?

La folgorazione mi è venuta in piena pandemia: ad un certo punto mi sono reso conto che ogni persona che incontravo parlava di tutto, tranne che di felicità. Di lavoro faccio il comico e mi viene naturale leggere, tutto quello che accade intorno a noi in maniera surreale: dunque mi sono messo a scrivere il nuovo spettacolo proprio sul concetto di quel fantomatico valore che chiamiamo felicità.

Sarà stato il tempo a disposizione o una particolare ispirazione, ma, terminata la scrittura, ci siamo resi conto quasi subito, con i coautori Marco Vicari e Daniela Morozzi, di aver fatto un buon lavoro e che “Happy Days” potesse diventare uno spettacolo molto comico e “positivamente contagioso”.

L’idea di fare il Sulla Felicità Festival è nata proprio in quel momento: con il copione in mano mi sono detto che sarebbe stato bello costruire intorno a questo tema una riflessione sia leggera che profonda utilizzando le arti; parlare di felicità attraverso il teatro, la musica, la letteratura, l’ambiente, la cultura e molto altro. Ufficialmente l’idea ha cominciato a prendere forma esattamente il 20 Marzo del 2021, quando ho scoperto che si festeggia la Giornata Mondiale della Felicità… chi mi conosce lo sa: se mi entra un’idea in testa, non me la levo facilmente.

La parte artistica è stata molto interessante e ha riscosso numerosi apprezzamenti, ma mi interessa capire la tua esperienza in qualità di organizzatore. Il tuo rapporto con enti e istituzioni, ma anche i privati, che hai dovuto inevitabilmente coinvolgere, per veder nascere il tuo Festival.

Innanzitutto mi sono circondato di persone di cui nutro profonda stima: in pandemia ho preso consapevolezza di voler lavorare con persone che mi fanno stare bene e che sono anche molto brave: Giulia Barini, Dario Marzi, Raffaele Commone, Paolo Nobili e il collettivo di Uovo alla Pop e Sons Of The Ocean (oltre alla immediata disponibilità del The Cage e le ore a chiacchierare con Stefano Pilato, Laura Lezza e Andrea Dani)… queste sono state le prime persone alle quali ho parlato del Sulla Felicità Festival.

Uno staff giovane che si è messo immediatamente a lavoro seguendo le mie “folli” e spesso “irrealizzabili” idee. Una volta confermata la squadra, ho fatto nascere la Grande Giove Aps, così da avere un referente istituzionale ufficiale che potesse confrontarsi anche con istituzioni, enti e privati. Ho cominciato a buttare giù l’idea del Festival e una serie di iniziative. Successivamente, nomi di ospiti ai quali ho incessantemente scritto per quasi sei mesi.

… e per i finanziamenti?

Ottima domanda. Come si dice a Livorno, “senza lilleri non si lallera” e quindi con un programma di base, qualche grossa promessa di partecipazione di big e location occupate per eventi ed incontri, ho cominciato a chiedere a Istituzioni e Privati collaborazione economica e partecipativa.

Devo dire che la parte dei privati mi ha lasciato a bocca aperta: mentre raccontavo loro del Sulla Felicità Festival ho trovato un’attenzione, una disponibilità e una collaborazione che proprio non mi aspettavo! E’ stato bello vedere negli occhi della gente la stessa “voglia” di raccontare che avevamo noi. Con il loro supporto, ci siamo recati da Enti e Istituzioni.

Come è stato avere a che fare con le istituzioni?

La parte Istituzionale merita un racconto diverso. Forse abbiamo pagato l’inesperienza, che andava di pari passo all’entusiasmo, ma collaborare non è stato semplice: la difficoltà di raccontare il Festival in una prima edizione, con un programma non canonico e che avrebbe coinvolto la cittadinanza con eventi ed iniziative anche nazionali, non è stato per niente facile.

Portare grossi nomi in un Festival può succedere solo se vengono soddisfatte due cose: un contesto che interessi l’artista (e il Sulla Felicità Festival aveva conquistato ogni ospite contattato) e un cachet da offrire. Come dicevo, pur essendoci mossi con largo anticipo con i privati ed avere raggiunto una cifra di contributi che copriva le spese vive di 5 giorni di festival (pubblicità, marketing, fotografie, servizio video, affissioni, affitto sale, web e social, grafiche e via dicendo), avevamo bisogno in un aiuto concreto per poter confermare grossi nomi che avevano già detto di si (non ve li dico, perché ci riproveremo nella seconda edizione).

Immagino sia stato un processo lungo…

Ci siamo confrontati con le Istituzioni da Giugno 2021. Purtroppo, fatta eccezione per una co-partecipazione del Teatro 4 Mori e 5&5 Days e una splendida collaborazione per la chiusura del Viale Italia in occasione della Giornata di Clean Up, siamo riusciti a portare a Livorno il Primo Festival della Felicità della Toscana solo con i contributi dei privati ed in autonomia: buttato giù il boccone amaro ci siamo tuffati in questa prima edizione e abbiamo riprogrammato gli ospiti del Festival e le iniziative, raccogliendo questi numeri: oltre 700 spettatori agli eventi, oltre 300 volontari coinvolti per la giornata di Clean Up (e oltre 5000 volontari in tutta Italia hanno pulito le spiagge insieme a noi) ed una Campagna Pubblicitaria chiamata “Piccoli Scatti Rubati di Felicità” che ha letteralmente conquistato tutti. Sono numeri che ci rendono felici. E di questo ne siamo davvero orgogliosi. Speriamo di poter lavorare meglio e ancora di più in sinergia per la seconda edizione! 

Dopo una pandemia globale pensare alla Felicità viene abbastanza spontaneo, ma ne hai davvero trovata in questa prima edizione o hai riscontrato diverse ferite ancora aperte nellanimo di artisti e pubblico?

Come ti accennavo il 20 Marzo di ogni anno si festeggia la Giornata Mondiale della Felicità. Ebbene, il 20 Marzo di questo anno nessun Tg, giornale o altro canale di informazione ne ha dato notizia. Nessuno. Quindi siamo davvero sicuri che parlare di felicità sia così scontato? E’ proprio in quel momento che mi sono detto: cazzarola, ma come fanno a non accorgersi che c’è un bisogno di felicità mai avuto, una necessità palpabile, è evidente!

Ecco perché il Sulla Felicità Festival ha funzionato: non sai quanta gente, mentre raccontavamo del festival, ci ha detto: “Fate bene! Bravi”. Ed è stato propio così: parlare di felicità fa bene! Anche se non la troviamo, anche se in pochi la raggiungono, anche se sono di più i fallimenti che le vittorie, parlare di felicità fa bene! Ed i numeri di partecipazione di questa prima edizione ne sono la dimostrazione. La riflessione da fare alla fine di questa esperienza è un’altra: se non fossimo stati determinati e Grande Giove avesse alzato bandiera bianca, un’esperienza come quella del Sulla Felicità Festival, non sarebbe nata. E’ una riflessione che deve servire da stimolo, non da rimprovero.

Realizzare un evento del genere racchiude un lungo lavoro di preparazione e un logorante periodo di incontri e presentazioni. Pensi di lavorare alla seconda edizione e, eventualmente, in cosa cambieresti il tuo approccio?

Sono tante le notti insonni che ho passato a rifare i conti: organizzare eventi di qualità ha bisogno di soldi. Noi ci siamo riusciti soprattutto con creatività, passione e spirito di abnegazione. La prima edizione ci ha confermato che l’idea di fare un Festival sulla Felicità funziona ed il contenitore ideato è solido per poterlo arricchire con mille possibilità: parlare di felicità attraverso il cibo, l’ambiente, il benessere ed il turismo, per esempio.

Una formula che potrebbe rendere Livorno una vera e propria Capitale della Felicità. Ci piacerebbe che il Sulla Felicità Festival diventasse un vero e proprio contenitore culturale e di spettacoli: stiamo già lavorando alla seconda edizione e speriamo, questa volta, di poter collaborare attivamente con le Istituzioni e gli Enti: abbiamo dimostrato di avere avuto un’intuizione che è stata seguita ed apprezzata anche fuori Livorno. E lo abbiamo fatto con il freno a mano tirato, se parliamo di economie. Pensate cosa poteva essere la prima edizione se avessimo avuto altre disponibilità!

Cos’è per te la Felicità e come vorresti che la percepissero i fruitori del tuo Festival?

La felicità è soggettiva. Non ne esiste una “ufficiale”. E’ il bello del Sulla Felicità Festival e ti dico perché: per Concita De Gregorio, la prima nostra ospite che ringrazierò in eterno visto che ha accettato senza battere ciglio, la felicità è “gentilezza”.

Un gruppo di amici ha regalato ai futuri sposi un tour theraphy organizzato dal Festival e mentre eravamo in giro con il collettivo di Uovo alla Pop con oltre cento persone qualcuno chiedeva: “Ma cosa fate?” e la gente rispondeva “E’ per il Festival della Felicità!”. Sentirlo gridare in mezzo di strada è stato bello.

Abbiamo trovato, tra i fruitori del Festival, un senso di orgoglio, una sorta di Pride della Felicità: quasi un atto rivoluzionario e contrario a tutto quello che il mondo ci rimanda. Spesso quando si parla di felicità si cade subito nella retorica. Ma attenzione a non parlarne per niente perché poi, alla fine, ce ne dimentichiamo.

Se ne dimenticano i grandi, ma soprattutto i più giovani, mentre io vorrei che il Sulla Felicità Festival diventasse l’ovvio che ovvio non è più, vorrei che gli spettatori e i fruitori, alla fine di ogni edizione, dicessero di un’incontro o di un evento: “Parlare di Felicità aiuta ad essere felici”.

In questa prima edizione avevamo anche istituito un riconoscimento all’ospite d’onore, chiamato “Ambasciatore della Felicità”, un premio che, simbolicamente, la città di Livorno, Grande Giove Aps e il Sulla Felicità Festival riconosce ad un giornalista, uno sportivo, un attore o un imprenditore come segno di contributo con il proprio lavoro al benessere della società. Purtroppo, per le ragioni sopra citate, non ci siamo riusciti.

Contiamo di poter organizzare una seconda edizione sempre di qualità, culturalmente viva e ancora più bella e spettacolare, riuscendo a mettere in programma tante idee che in questa prima edizione sono saltate: se in questa prima volta siamo riusciti a fare letteralmente i miracoli con poco, nella prossima vogliamo fare i miracoli con molto!

Che poi alla fine, la felicità non è lottare per qualcosa di bello?     

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