Poter scegliere di partire per vivere in un posto diverso è un privilegio che non tutti hanno, ma agli altri consiglierei di andare, sperimentare e cambiare. Si torna a casa ricchi di prospettive più ampie e sentendoci un po’ di più cittadini del mondo.
Il senso di appartenenza è qualcosa che ricerchiamo costantemente.
Ci sono tante entità a cui si può voler appartenere; tra queste c’è la propria città di origine, l’appartenenza alla quale è spesso romanticizzata in film e libri.
Nel diventare grande, tuttavia, ho spesso provato invidia verso quei miei coetanei così a loro agio nella vita a Livorno, mentre io provavo soltanto una grande voglia di andarmene.
A 24 anni sono partita per la prima volta per lavorare all’estero. Avevo perso la sensazione di appartenere alla città di Livorno già da tempo.
Arrivata a Cork, in Irlanda, mi sono scontrata subito con il fatto di essere una straniera, sentendomi fuori posto la maggior parte del tempo e facendo estrema fatica ad abituarmi allo stile di vita irlandese.
Dopo il difficilissimo periodo in Irlanda, tornare a Livorno è stata un po’ una rinascita. Finalmente riuscivo ad apprezzare anche le piccole cose della città: il profumo del pane la sera tardi, i negozi aperti fino alle 8 di sera, il cibo buonissimo e il cielo azzurro.
Tuttavia questa sensazione di essere nel posto giusto non è durata a lungo e in pochissimi mesi quella vita mi è di nuovo sembrata stretta: per la precisione non sembrava proprio la mia.
E quindi sono partita di nuovo, destinazione Boston.
Venendo da una città relativamente piccola quale è Livorno, Boston è incredibile. La città offre tantissime opportunità: si possono incontrare tantissime persone diverse tra loro e venire a contatto con altre culture. Si può passeggiare lungo le sponde del fiume Charles o sul lungomare, sperimentare tutte le cucine del mondo e immergersi nell’arte contemporanea che la città offre nelle strade e nei suoi tantissimi musei.
Purtroppo, lingua e cultura (oltre a tutte le difficoltà legali aggiuntive a causa dello status di alien, cioè straniero) mi ricordano costantemente che quella non è davvero casa mia e che in un certo senso, sono un po’ ospite.
Per il primo paio di anni soprattutto, ogni volta che sapevo che sarei tornata a Livorno, fantasticavo sulla città, creando nella mia mente questa immagine perfetta fatta solo di tramonti sul mare, panini del Prosciuttaio e giornate sotto l’ombrellone dei Bagni Fiume, dicendomi che finalmente sarei tornata a Casa.
Ma di nuovo, come una maledizione, ogni volta che tornavo, dopo appena qualche giorno mi sentivo nuovamente fuori posto.
Poi un giorno, non so esattamente quando, ero in aeroporto e ho capito: nel tentativo di appartenere perfettamente a un posto, stavo creando delle aspettative che, almeno per me, sono impossibili da soddisfare. La verità è che sento che diverse parti di me appartengono ai diversi posti e non posso cercare davvero di farle appartenere tutte allo stesso luogo; l’importante è portarle sempre tutte con me e dare spazio a ognuna a seconda di dove mi trovo.
E così la parte più tranquilla di me e quella più curiosa e ambiziosa si sentono a casa a Boston, dove, oltre a un appartamento mio, anche lo scandire delle giornate dipende quasi solamente da me e dove le opportunità di imparare e conoscere persone incredibili sono tantissime.
La parte mia più affettuosa e quella buongustaia, invece, si sentono a casa a Livorno, dove posso incontrare facilmente le persone con cui sono cresciuta e ogni piccolo o grande ristorante è una scoperta incredibile.
Poter scegliere di partire per vivere in un posto diverso è un privilegio che non tutti hanno, ma agli altri consiglierei di andare, sperimentare e cambiare. Si torna a casa ricchi di prospettive più ampie e sentendoci un po’ di più cittadini del mondo.
