Parliamo di politica, più o meno seriamente.

Dipende dal clima, siamo meteoropatici.

Parliamo di politica, più o meno seriamente.
Dipende dal clima, siamo meteoropatici.

Livorno: luci (quasi) spente in sala

Condividi

Facebook
Twitter
Telegram
WhatsApp

In una città che ha perso una dopo l’altra le sale storiche del centro, come vanno adesso le cose? Quattro chiacchiere con Andrea e Giancarlo della Gran Guardia, oltre il Covid e nonostante Netflix.

Nei primi tre mesi del 2022, per la prima volta in dieci anni, Netflix ha perso abbonati. Pochi giorni fa, per la prima volta dopo due anni di pandemia, io sono tornata al cinema. I due eventi non sono certamente correlati, ma altrettanto sicuramente il modo che la maggioranza di noi ha di approcciarsi all’intrattenimento su grande e piccolo schermo è cambiato parecchio, e non solo a causa del Covid.

In Italia il mondo del cinema non vede bei chiari di luna già da tempo. Le tendenze degli ultimi 25 anni sono caratterizzate da un notevole aumento nella quota di spettatori che frequentano le sale meno di tre volte l’anno e che l’ISTAT considera saltuari (da 20,9% del 1993 al 30,1% del 2018) e dal relativo calo di quelli assidui, che acquistano cioè più di sette biglietti l’anno.

Insomma, nel bel paese al cinema ci andiamo sempre meno e da assai prima che l’on demand di Reed Hastings ci incatenasse ai nostri divani o che la FFP2 in sala fosse obbligatoria.

Di questa triste tendenza, Livorno è la dimostrazione fatta città. Dei cinema legati alla mia infanzia e alla mia prima giovinezza non ne è rimasto neanche uno: gli anni duemila si sono portati via, una dopo l’altra, le sale storiche della città.

Il primo è stato il Metropolitan di via Marradi, che ha chiuso i battenti nel 2004, mentre nel 2005, vero annus horribilis, a quella del cinema Odeon è seguita la sciagurata chiusura dello storico cinema – teatro la Gran Guardia. Non ce l’hanno fatta neanche il Moderno, il Kino Dessè, e, per finire il triste elenco, il multisala di piazza Grande, le cui poltroncine rosse sono state smantellate nel 2013.

Oltre al multisala The Space nella zona periferica della città, che personalmente non considero nel novero dei cinema della vecchia scuola, abbiamo ancora due sale che resistono: il Cinema-teatro 4 mori e la “piccola” Gran Guardia. “Piccola”, perché la più blasonata e prestigiosa delle ex sale del centro è sopravvissuta a metà: sul retro del colosso del fast fashion H&M, tra t-shirt e jeans, resistono tenacemente due sale gestite dalla PAI MEI S.r.l. e affidate alle cure di Andrea e Giancarlo, con cui ho avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere tra una proiezione e l’altra.

Quanti spettatori ci sono al momento nelle sale?

A: “Se non sbaglio, sei persone in tutto, ma con una giornata bella così è normale. I livornesi sono così, si sa, se c’è tempo buono si tende ad uscire. Altra cosa sono le arene estive, che hanno un prezzo ridotto e una clientela di quartiere e fanno numeri molto migliori delle sale invernali, seppur in un paesaggio che negli ultimi anni è francamente desolante.”

G: “Vero. Il Covid certamente è stato una spina nel fianco non da poco, ma ha solo accelerato un processo che con l’on-demand era inevitabile: titoli che prima impiegavano un anno o più per arrivare sul piccolo schermo, adesso puoi trovarli sulle piattaforme dopo pochi mesi. Chi te lo fa fare di venire al cinema?

Certo. Quando È stata la mano di Dio di Sorrentino è uscito al cinema, il 24 novembre, già ampiamente pubblicizzato il lancio su Netflix che sarebbe avvenuto 15 dicembre. Ammetto che io stessa ho pensato proprio: me lo guardo sul divano.

A: “Si capisce perfettamente. Ecco perché non è facile per i cinema stare al passo con questo nuovo modo di offrire intrattenimento. Dobbiamo sempre più creare eventi ad hoc che possano attirare un dato pubblico, fare pubblicità e promozioni continue… avere bei titoli in programmazione non basta più.”

G: “Abbiamo sperimentato che gli eventi anniversario funzionano bene. Da poco abbiamo introdotto le proiezioni in versione originale, per noi un esperimento. Sembra un controsenso, ma l’obiettivo è offrire qualcosa di originale e attirare un pubblico preciso. Iniziamo con Licorice pizza e vediamo come va.”

Che tipo di gente viene di solito?

G: “Inutile dirlo, molte persone in su con gli anni. Abbiamo anche promozioni per studenti, ma i giovani sono ancora tristemente in minoranza, e non dipende dai titoli. Adesso in sala 2 c’è il film su Silente. La saga di Harry Potter non è certo respingente per giovani e giovanissimi, eppure…”

A: “In generale persone dai sessanta in su e una manciata di cinefili. Loro vengono soli, non importa a che ore, non importa con che meteo, si siedono nello stesso posto e si sentono come a casa. Ma è gente che sa bene che una cosa è il grande schermo, una cosa la tv del salotto. Loro hanno chiaro che non c’è paragone. Sono il nostro orgoglio, ma sono pochissimi.”

Così pochi giovani e siamo in pieno centro, a due passi dai negozi delle grandi catene… non usa più fare le vasche in città e magari andare al cinema prima di cena?

A: “Magari anche si, ma questo è l’altro aspetto da non sottovalutare e di cui ci dispiace molto prendere atto: la zona di via Grande, in inverno dopo le sei del pomeriggio, è morta. Negozi che chiudono, praticamente niente di aperto per fare un aperitivo o mangiare una cosa prima o dopo le proiezioni… un vuoto che non è affatto invitante.”

G: “Meno male c’è la Barrocciaia. Se non fosse per loro il panorama sarebbe davvero desolante. Si spera nel progetto di riqualificazione che dovrebbe partire a breve, ma si sa che non sono cose che si concludono dall’oggi al domani.”

Mentre parliamo siamo interrotti da una donna sulla quarantina che si affaccia dalla rampa di scale e fa capolino con la testa. Ci chiede che cosa ci sia in questa parte dell’edificio. Divertito, Giancarlo risponde che c’è un cinema.

A: “Vedi? Siamo qui dal 2013 e c’è gente che ancora non lo sa. Negli anni c’è stato proprio un calo di interesse generale. Sinceramente, entrambi crediamo e speriamo in una reale ripartenza post estate, con la situazione d’emergenza alle spalle, senza più battute d’arresto come quella, terribile, di questo Natale appena passato.”

G: “Senza dubbio il periodo più duro da quando facciamo questo lavoro. Forse le privazioni dovute al Covid potranno far risvegliare l’interesse, far uscire più di casa anche per venire al cinema… siamo ottimisti.”

Le proiezioni del pomeriggio stanno per finire. Io saluto Andrea e Giancarlo e torno verso casa pensierosa. Ho sempre trovato il cinema un luogo pubblico stranissimo, perché in fondo è davvero pubblico solo per metà, quando le luci sono accese. Appena il fascio di luce colpisce lo schermo e si fa buio, anche una sala da duecento spettatori diventa il posto più intimo del mondo, soprattutto se il film è bello.

Mi sono persa tutto questo per troppo tempo e per non rischiare che noi livornesi dobbiamo rinunciarci per sempre, per quel che vale, prometto: mai più ostaggio del mio divano, e per tenere fede a questa promessa, serve essere aggiornati sui film in programma: cliccando qui trovate programmazione e promozioni per andare a trovare Andrea e Giancarlo.

Loro vi aspettano. Per Netflix invece c’è sempre tempo.

Fonte foto pixabay

Ultimi articoli