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Il cripto dollaro

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Gli USA non sono il primo paese a lanciarsi nel campo delle valute digitali, secondo la stessa Casa Bianca più di 100 nazioni hanno lanciato, o hanno progetti definiti per farlo, la loro “cripto”. Di 100 però quello che interessa davvero è una: la Cina

Il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha recentemente firmato un ordine esecutivo con il quale incarica varie agenzie governative, tra le altre il dipartimento del tesoro, di studiare i rischi e i benefici derivanti dalla creazione di un dollaro digitale gestito dalla Federal Reserve.

Gli USA non sono il primo paese a lanciarsi nel campo delle valute digitali, secondo la stessa Casa Bianca più di 100 nazioni hanno lanciato, o hanno progetti definiti per farlo, la loro “cripto”. Di 100 però quella che interessa davvero è una: la Cina, che pochi giorni prima dell’inizio delle olimpiadi invernali ha lanciato il suo yuan digitale.

La risposta di Washington alla mossa di Pechino è l’Executive Order on Ensuring Responsible Development of Digital Assets che individua come principali obiettivi:

  • La protezione dei consumatori, degli investitori e delle imprese americane
  • Garantire la stabilita finanziaria
  • Contrastare gli illeciti finanziari e i rischi per la sicurezza nazionale derivanti dalle valute digitali
  • Garantire e rafforzare la leadership degli Stati Uniti nella finanza globale
  • Promuovere in maniera sicura ed inclusiva l’accesso ai servizi finanziari
  • Supportare sviluppi tecnologici che garantiscano la sostenibilità ambientale dell’utilizzo di assets digitali.

Il mercato delle cripto valute è esploso negli ultimi anni sia come metodo di pagamento che come strumento speculativo, la casa bianca sostiene che ad oggi il 16% degli adulti americani utilizza o ha utilizzato valuta digitale.

Normare questi utilizzi nell’idea della Casa Bianca è funzionale a proteggere gli utilizzatori che in un mercato totalmente privato potrebbero esporsi a rischi e frodi.

Inoltre le valute digitali private, sempre secondo l’amministrazione americana, possono essere utilizzate per riciclaggio di denaro, crimini informatici, traffico di droga o di essere umani e per finanziare il terrorismo.

Si nega invece che esse possano essere utilizzare per aggirare l’impianto delle sanzioni poste in essere contro la Russia.

L’ingresso della Cina nel mercato delle valute digitali mina la posizione americana di primo player mondiale nella finanza. Non si è ritenuto di poter aspettare ancora prima di scendere anche su questo campo di battaglia tra le 2 potenze.

Il contrappeso del 16% di americani fruitori digitali è una grossa fetta di popolazione che non riesce a sostenere le spese di gestione di un conto corrente ordinario, aprire ad uno strumento finanziario che sia più efficiente dal punto di vista del costo è visto come una possibilità di livellare verso l’alto l’accesso alla finanza (e magari anche un non detto relativo alla possibilità di aumentare la tracciabilità dei flussi di denaro).

Sembrerà assurdo ma il processo di creazione di valuta digitale è altamente inquinante.

I super computer che effettuano attività di mining sono estremamente energivori, basta pensare che per creare 1 bitcoin vengono emesse 23 tonnellate di anidride carbonica. Con la tecnologia attuale la produzione di moneta digitale “statale” diverrebbe la seconda attività più inquinante degli Stati Uniti.

In questo momento storico non si può pensare di non considerare questo dato e di mettere in campo tutti gli sforzi possibili per minimizzare l’impatto ambientale.

Ci aspetta una rivoluzione nel concetto di denaro, anche Eurosistema sta studiando come impostare un Euro digitale, è stato lanciato a luglio 2021 un progetto di 24 mesi volto ad analizzare i rischi/benefici di questo nuovo Euro.

Nell’immaginare un futuro lontano migliaia di anni Isaac Asimov faceva pagare i suoi personaggi con un’unica tessera dei crediti valida in tutto l’universo. Forse per averla sulla Terra di anni ne serviranno molti meno.

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