Parliamo di politica, più o meno seriamente.

Dipende dal clima, siamo meteoropatici.

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Dipende dal clima, siamo meteoropatici.

Ecco perché credo non sia giusto criticare chi lavora il 25 Aprile e il 1 Maggio

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Lavoro al pubblico da circa 8 anni, nell’arco dei quali ho ricoperto le mansioni di commesso, cameriere e barista.

Fino a quattro anni fa avevo un lavoro stabile come commesso presso una catena di negozi di abbigliamento ed articoli sportivi. Arrivato alla scadenza del contratto ho deciso di provare un’esperienza di qualche mese a Londra, meta ambita e raggiunta, ancora oggi, da tanti ragazzi livornesi. Una volta tornato, effetto della crisi, sono riuscito a trovare fibo ad oggi soltanto lavori stagionali presso stabilimenti balneari o zone ad alta concentrazione turistica, per esempio adesso lavoro in un bar ristorante a 200 metri dalla Torre di Pisa.

Negli ultimi due giorni mi sono imbattuto in una serie di post che criticavano l’apertura di varie attività commerciali nelle giornate del 25 Aprile e il 1 Maggio, in alcuni casi arrivando persino alla proposta di boicottaggio delle stesse nelle due giornate appena citate. Una cosa molto stupida, oltre che piena di falso moralismo.

Innanzi tutto perché non mi pare giusto che qualcuno si dia il diritto di decidere se sia giusto che io lavori o no in un determinato giorno. Poi perché questo tipo di critiche viene da chi, come me, politicamente sta a di sinistra e crede, come me eh, non mi fraintendete, che queste feste vadano “santificate”. Come se, a me per primo, non piacerebbe andare a fare una braciata o una scampagnata con gli amici. Mi piacerebbe, ma ho bisogno di lavorare, per guadagnare qualcosa e, soprattutto, per sentirmi utile, perché la cosa più fastidiosa del non avere un’occupazione, per quanto mi riguarda, non è non avere soldi, ma non avere niente da fare tutto il giorno se non cercare un lavoro che non riesci a trovare.

E mi piacerebbe anche che i miei “compagni”, se proprio devono indignarsi, lo facessero non quando salto una scampagnata con gli amici, ma quando io e chi è nella mia situazione saltiamo il cenone della Vigilia, il pranzo di Natale, quello di Santo Stefano, l’ultimo dell’anno e Pasqua tutto in famiglia, invece, oltre a non dir nulla, di prenotare al ristorante dove lavoro io o chi per me.

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