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Bombe d’acqua e burocrazia: la riforma dei contratti

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Eventi come quelli accaduti a Carrara negli ultimi giorni contribuiscono a stimolare alcune riflessioni. È  sicuramente difficile rimanere fuori dalla mera esternazione di luoghi comuni ed ovvietà insieme ad una buona dose di populismo, tuttavia vorrei provare a lanciare un appello.

Tali fatti hanno degli elementi in comune con quelli accaduti poche settimane prima a Genova: degli eventi naturali imprevisti che hanno comportato, in assenza di precauzioni umane sufficienti a controllarli, l’insorgenza di gravi danni per la collettività. Il problema non deriva (solo) dalla cronica mancanza di fondi a disposizione delle nostra amministrazioni ma principalmente dalla incapacità – difficoltà – impossibilità per gli enti pubblici di spenderli. Ai nostri tempi gli eventi naturalistici completamente imprevedibili sono veramente rari, tra questi possiamo annoverare terremoti, tsunami, eruzioni vulcaniche. La pioggia autunnale, per quanto copiosa, concentrata in un tempo ristretto e improvvisa, rappresenta comunque un evento ipotizzabile. Pertanto, la prima questione che emerge è l’assenza di una programmazione adeguata da parte degli enti di competenza in merito agli interventi da effettuare. Non è una questione di patto di stabilità o spending review, quando vi sono i danni, questi sono sempre più costosi rispetto ad una adeguata manutenzione. Gli enti locali hanno a disposizione uno strumento, il piano triennale dei lavori pubblici; viene sufficientemente valorizzato? Viene utilizzato come stimolo per effettuare una reale mappatura delle aree critiche, magari sfruttando anche le tecnologie che adesso abbiamo a disposizione quali la georeferenziazione ed il ricorso ai Sistemi Informativi Territoriali che già in alcune aree stanno sperimentando con successo?

Il problema che vorrei far emergere, tuttavia, è anche un altro, l’eccesso di burocratizzazione del nostro paese che, anche in questo caso, risulta determinante per far emergere i nostri ritardi. Per far fronte ai cronici problemi di corruzione che ci affliggono, infatti, le stazioni appaltanti, che sono i soggetti che commissionano i lavori, servizi o forniture pubbliche, sono costrette a rispettare per la stipulazione dei loro contratti tutta una serie di adempimenti che da un lato rallentano le procedure, ma allo stesso tempo fanno convogliare gran parte delle energie umane del loro personale sulle procedure, piuttosto che sul merito dell’appalto. Non che questo debba fungere da giustificazione, tuttavia semplificare le procedure per focalizzare l’attenzione sul merito, e quindi sulla sicurezza, sarebbe un primo passo per garantire un miglior controllo sugli affidamenti degli appalti da parte dei soggetti pubblici.

Nello scorso aprile sono state emanate tre nuove direttive Ue in materia di appalti, ossia la direttiva europea 2014/23 sull’aggiudicazione dei contratti di concessione, la 2014/24 sugli appalti pubblici e che abroga la direttiva 2004/18/CE e la 2014/25 sulle procedure d’appalto degli enti erogatori nei settori dell’acqua, dell’energia, dei trasporti e dei servizi postali e che abroga la direttiva 2004/17/CE, cui ha seguito l’approvazione da parte del Consiglio dei ministri del 29 agosto scorso del disegno di legge contente la delega al Governo per l’attuazione delle nuove direttive Ue in materia di appalti attraverso la redazione di un nuovo Codice che supererà e abrogherà l’attuale Codice dei Contratti Pubblici D.lgs. n. 163/2006.

La delega conferita al Governo dal disegno di legge punta essenzialmente alla compilazione di un unico testo normativa denominato “Codice dei contratti e delle concessioni pubbliche”, volto anche a garantire l’effettivo coordinamento con le ulteriori disposizioni normative in vigore nelle medesime materie, nel rispetto del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, prescrivendo il divieto di introduzione e mantenimento di livelli di regolazione superiori a quelli minimi richiesti dalle direttive comunitarie.

La redazione di un nuovo codice unitario, che regoli l’intera disciplina e che raccolga al suo interno anche le concessioni, praticamente tralasciate dall’attuale D.lgs 163/2006 attualmente in vigore, è un’occasione unica. Unica perché ha i presupposti normativi derivanti dalla legge delega che possono consentire al Governo di riformare l’intera materia rendendola più semplice, più snella, e quindi più veloce, comportando controlli che non siano cartacei e a tappeto (i c.d. controlli documentali), ma più improntati sul campo, per far sì che gli uffici non trascorrano ore a controllare inutilmente centinaia di fogli per un appalto che sarà sì formalmente conforme alle prescrizioni di legge, ma che magari sostanzialmente ha visto il compimento di intere opere da parte di incompetenti.

Non è una mera questione giuridica, da addetti ai lavori. Il nuovo codice sarà un’occasione veramente importante per ridurre da un lato quel contenzioso amministrativo che rallenta fortemente l’agire pubblico (vedasi il caso di Genova, dove il ricorso del secondo classificato per il rifacimento degli argini di un torrente ha impedito lo svolgimento dei lavori per mettere in sicurezza un’area che, alla seconda bomba d’acqua in pochi anni, hanno causato la tracimazione del torrente con le relative centinaia di milioni di Euro di danni), ma che dall’altro potrebbe maggiore celerità nella realizzazione delle opere e controlli più accurati. Verifiche non focalizzate su documenti inutili –  di cui magari l’Amministrazione già dispone, ma che non condivide con altri organi o enti – ma effettuate piuttosto su elementi di concreta importanza, come ad esempio controlli a posteriori di collaudo o a monte sulle effettive capacità degli appaltatori.

È qui che si palesa il mio appello, diretto ai tecnici che stanno assistendo il Governo nella redazione del nuovo Codice: riformate l’intera materia, operate con decisione, perché il nuovo Codice potrebbe consentire una migliore gestione degli appalti pubblici e di conseguenza il triplo effetto di generare maggiori risparmi, di consentire maggiori investimenti e celerità dei traffici e di intervenire sulla sicurezza in molti campi, idrogeologica, stradale e molte altre.

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