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Le manganellate ai lavoratori

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E fu così che un brutto giorno partirono le manganellate alla manifestazione della FIOM: è successo appena 24 ore fa, ma la questione è talmente calda che ne abbiamo già sentito parlare in tutte le salse. Succede che durante il corteo degli operai delle Acciaierie Terni-Ast i manifestanti si muovono verso il Ministero dello Sviluppo Economico, quando all’altezza di piazza Indipendenza vengono bloccati dagli agenti della polizia in tenuta antisommossa. I manifestanti erano concentrati in precedenza sotto all’ambasciata tedesca, con la quale hanno avuto in incontro. Conseguentemente al blocco, i manifestanti hanno cercato di forzare il cordone, ma sono stati respinti delle forze dell’ordine. Nei tafferugli quattro lavoratori sono rimasti feriti e trasportati in codice verde al policlinico Umberto I. Mi permetto di dire che questi non sono purtroppo fatti nuovi: mi scuserete se sono un ragazzo del 1987 e nella mia memoria sono sempre lucide le immagini della morte di Carlo Giuliani, certamente non un Santo, ma che non meritava di morire ammazzato con un colpo di pistola e con il corpo segnato dai pneumatici della camionetta dalla quale è partito il colpo.

Penso che le forze dell’ordine non siano infallibili, e non parlo delle centinaia di persone con casco, scudo e manganello che in fondo sono ragazzi come noi che eseguono gli ordini dei superiori. Ma la fallibilità, che spesso è vera e propria inadeguatezza, è annidata proprio in quei “superiori” che impartiscono gli ordini. Il mio giudizio, tutto personale, è che vicino a operazioni ottime che evitano di far degenerare un corteo o protesta (di cui ovviamente non si sente parlare, proprio perché non succede niente) troppo spesso ci si trovi davanti a fatti sconcertanti: la notte della Diaz e le immancabili libertà di cui godono puntualmente i vari “blackblock” o gruppi organizzati violenti del caso, ma anche i casi Androvandi, Magherini e Cucchi ci fanno dire che i corpi dello Stato non sono completamente sicuri nelle loro manovre. Sta a voi scegliere se questo è un fatto accettabile oppure no, ma a mio avviso dallo Stato si può e si deve chiedere di più. Possibile che qualcuno non abbia capito subito che quello era un gruppo di lavoratori che cercavano di difendere, sapendo realisticamente di avere pochissime speranze, la loro dignità e il loro posto di lavoro, la loro famiglia e il loro futuro?
Fatto sta che le reazioni sono state immediate e veementi, in parte comprensibili e in parte meno.

Landini, che dice di aver preso anche lui dei colpi, ha detto: ” Il Governo deve rispondere adesso. Siamo noi che paghiamo le tasse anche per quelli che sono là. Dica una parola il presidente del Consiglio, invece di fare slogan del cazzo. Questo Paese esiste perché c’è gente che paga le tasse. Altro che palle, Leopolde e cazzate varie. Basta slogan, hanno rotto le scatole. Che diano l’ordine di colpire chi c’è da colpire: in un Paese di ladri, di corruzione, se la vengono a prendere con noi”.
Anche la minoranza Pd, con Zoggia, ha detto: “È inevitabile pensare a strane coincidenze: alla Leopolda parla Serra e partono le manganellate”

Capisco tutto, e bene ha fatto Renzi a incontrare gli operai e promettere di andare in fondo alla vicenda, anche contro la questura. Ma, diciamocelo tra noi: quanto è stupido cercare di attaccare il Presidente del proprio Partito, e premier, sfruttando le manganellate? Mentre capisco una reazione a caldo di Landini, che ha visto i propri compagni finire all’ospedale (fortunatamente niente di grave, sono già stati dimessi) e che non ha minimamente motivo di trattare il governo con i guanti, quanto è inconsistente e priva di argomenti la cosiddetta “minoranza interna”? Non mi meraviglio affatto, purtroppo, che la piazza di sabato non riesca trovare dei punti di riferimento politici, qualora desideri trovarli.

Ad ogni modo è doveroso esprimere solidarietà, come blog, verso i lavoratori italiani: quelli che protestano e quelli che non lo fanno, quelli che adesso rischiano il posto di lavoro e soprattutto quelli che non lavorano. Anzi specialmente loro: giovani e meno giovani, ex occupati o disoccupati, in cerca disperatamente di futuro.

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