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Dipende dal clima, siamo meteoropatici.

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I Volontari sanno solo parlare?

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La fotografia di questi ultimi anni ci consegna l’immagine di una Misericordia stanca, impaurita, e rassegnata. Un pensiero comune è che il tempo migliore della Misericordia sia ormai alle nostre spalle e che cambiare sia uno sforzo più impossibile che difficile.

Invece non è così. Chi crede nella Misericordia sa che non è così, non può e non deve essere così.

Ci meritiamo di più, e tocca a noi riscrivere la storia, programmare il nostro futuro. Dobbiamo affrontare la paura con il coraggio, la stanchezza con l’entusiasmo, la rassegnazione con la tenacia; non dobbiamo dimenticare che la crisi che stiamo vivendo (crisi economica, finanziaria, certo, ma anche crisi di un modello di valori che va finalmente cambiato), è anche la più grande opportunità che noi abbiamo per restituire il futuro alla Misericordia.

La Misericordia tornerà grande solo quando punterà sul futuro, non quando si chiuderà rassegnata su un presente deludente. Noi iscritti alla Misericordia siamo in tanti, ma in questi anni, molti di noi si sono “vaporizzati”. Li abbiamo lasciati andar via, li abbiamo lasciati soli. Tanti volontari hanno preferito altre realtà, alcuni addirittura hanno lasciato la Misericordia per andare all’S.V.S. Vi siete mai chiesti perché?

Dobbiamo tornare a pensare alla Misericordia come a una grande famiglia, ampia forte e solidale, però per diventare forti e vincenti abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti coloro che riusciranno a coinvolgere e convincere con il nostro esempio.

Vogliamo cambiare non solo il gruppo dirigente che ha prodotto questa sconfitta, ma anche e soprattutto le idee che non hanno funzionato, le scelte fallimentari fatte in passato e i metodi con i quali vengono affrontate le situazioni critiche.

Vogliamo costruire una Misericordia capace di essere operativa in qualsiasi situazione: dalle maxi emergenze ai servizi sociosanitari.

Vogliamo vivere questo nostro tempo non con la nostalgia dei “bei tempi” ma con la voglia di fare di costruire e di lottare.

Abbiamo bisogno di discutere, di confrontarci, e si, anche di litigare sulle proposte, e non sulla base di simpatie personali.

Per questo invito tutti ad essere più disponibili ad ascoltarci di più, a dialogare, a criticare, a proporre, e, alla fine, a coinvolgere quante più persone possibili per far tornare la Misericordia più forte di prima.

Credo ad esempio che sia inutile togliere una semplice pizza dal turno serale, in quanto questo non servirà certo a risanare le casse della Misericordia, così come le modifiche che sono state fatte nella riorganizzazione del personale di garage che hanno portato al caos totale, con autisti che hanno dovuto raddoppiare i turni per coprire i buchi lasciati.

Bisognerebbe prendere in considerazione il ridimensionamento del personale agli uffici legali, perché è troppo facile tagliare sui volontari, ma siamo proprio noi volontari che mandiamo avanti la Misericordia insieme ai dipendenti di garage. Inoltre va anche detto che  l’allestimento di un punto di cottura e/o d riscaldamento di cibi già pronti necessita, quanto meno, di garantire condizioni di sicurezza ed igiene.

Questi due punti che ho elencato si possono mettere subito in atto in breve tempo.

La Misericordia non può finire, deve continuare la sua missione: seppellire i morti, visitare i carcerati, dar da mangiare agli affamati, vestire gli ignudi, curare gli infermi, dar da bere agli assetati, ospitare i pellegrini.

Niente di speciale, sia chiaro questa lettera è dedicata a chi dice ”i volontari sanno solo parlare”.

Invece fare è possibile. Basta cambiare verso!

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