Di ritorno dal mio periodo di permanenza in Cina, vorrei parlare di un aspetto (tra i tanti) che mi ha molto colpito. Nonostante i problemi ambientali dovuti all’inquinamento mostruoso, ben noti a tutti, silenziosamente nell’impero di mezzo si sta sviluppando fortemente anche l’industria dell’energia eolica e pulita in generale. Nel tragitto da Jiayuguan a Dunhuang, città in una provincia nel nord-ovest della Cina, ciò che colpisce è l’infinita sequenza di turbine elettriche a perdita d’occhio nello scarno paesaggio desertico. Nel 2011 quest’area del Nord della Cina, battuta dai venti, era sede di una ventina di imprese produttrici di energia e di almeno 5000 turbine cui se ne andavano aggiungendo altre.
Un tempo culla dell’industria petrolifera, il Gansu ha cominciato a sperimentare i possibili modi di sfruttare la forza del vento dal lontano 1996. Nel primo decennio, la potenza installata è cresciuta a stento del 100MW (considerate che la capacità di un impianto nucleare o di una grande miniera di carbone è 1GW). Nel 2005, però, il governo cinese ha annunciato un intervento radicale per incentivare la generazione di energia pulita (una scelta in parte obbligata, per via del rapido deterioramento ambientale), stanziando 700 miliardi di dollari statunitensi per lo sviluppo di fonti energetiche alternative nel decennio seguente. Entro il 2020, secondo le dichiarazioni di Beijing, il 15% dell’energia nazionale sarà tratta dal vento, dal sole, dalle biomasse e dall’acqua
Nel 2007 la Commissione Nazionale per lo Sviluppo e le Riforme ha approvato la costruzione di un parco eolico per una potenza totale di 10GW nel Gansu. Il primo di una serie avviati in seguito anche nelle province del Xinjiang, della Mongolia Interna, del Jilin e dello Hebei e più di recente a largo delle coste del Jiangsu e dello Shandong; generatori elettrici a bassa velocità sono in fase di realizzazione anche nel sud della Cina. Nel corso di pochi anni si è cosi sviluppata una nuova industria: nel 2011 la capacità nazionale ha raggiunto i 62GW e si è registrata una crescita di 20GW l’anno!
La trasformazione è avvenuta a ritmi vorticosi. Dal 2006 al 2010, l’industria eolica ha conosciuto una crescita da record e il numero di imprese produttrici di energia pulita è passato da sei a oltre il centinaio. Quando il progresso avanza troppo rapidamente , però, possono sorgere problemi imprevisti. La capacità installata, per esempio, si è rivelata superiore alla capacità effettiva della rete nazionale di assorbire l’elettricità erogata dalle nuove fonti. Spinosa è anche la questione della non conformità di alcune turbine già in uso, nonché della mancanza di controlli adeguati nella costruzione degli impianti, che spesso risultano malfunzionanti e realizzati con materiali di qualità scadente. Nel 2012 l’ex primo ministro Wen Jiabao è dovuto intervenire annunciando l’intento del governo di regolamentare la crescita indisciplinata di questo settore industriale e di attuare una pianificazione globale del suo sviluppo. Inoltre, 590 miliardi di dollari statunitensi sono stati investiti per modernizzare ed espandere il sistema di trasmissione elettrica nazionale.
La Cina, d’altronde, se da un lato si mostra risoluta a divenire leader mondiale nella produzione di energia verde, dall’altro continua a ospitare sul suo territorio numerose centrali a carbone altamente inquinanti che rappresenteranno ancora per decenni la principale fonte energetica del paese. Secondo le stime, la produzione di carbone, per esempio, passerà da 3.2 a 4 miliardi di tonnellate entro il 2020 dal momento che il paese ha aggiunto altri 1000GW di potenza (l’equivalente della capacità energetica nazionale degli Stati Uniti).
Secondo le previsioni a lungo termine, l’eolico rappresenterà circa il 30% della nuova potenza installata dopo il 2020 e un terzo della potenza installata nazionale nel 2050. Se altrettante risorse saranno investite nello sviluppo di energia solare, idroelettrica e nucleare, in futuro la Cina potrebbe diventare il primo produttore di energia sostenibile su scala mondiale.