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Porto Livorno 2000. Ecco di cosa stiamo parlando

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La politica spiegata ai ragazzi, l’economia spiegata ai bambini. Capita di trovare progetti nelle scuole o format di questo tipo nelle edicole in regalo con i quotidiani nazionali più importanti. Hanno il dono della semplicità ma non del semplicismo e sanno mettere in fila pochi concetti ma assolutamente facili da ricordare. In questi giorni devo dire che mi sono fatto convincere della possibilità di pensarne uno nuovo di questi format, anzi, uno dal quale poi deriva quello più importante di tutti. Lo chiamerei la politica spiegata ai politici. Ma è ovvio no? Che senso ha la politica se non è vissuta nella propria quotidianità, se non se ne capiscono gli obiettivi ed il senso pratico? A volte ci sfugge questo particolare e l’errore diventa una politica elitaria, che parla solo ai suoi simili, settaria, complicata, dunque rigettata. La politica spiegata ai politici potrebbe essere questo: far recuperare la dimensione del coinvolgimento, della comprensione del problema da parte di tutti. Ne discenderebbe che la politica spiegata ai politici non può che essere la base di una politica spiegata agli elettori, precisando che non si intende assolutamente dispensare verità assolute bensì dare conto di discussioni, scelte, volontà.

Applico questa premessa alla vicenda delle Porto Livorno 2000.

Credo che oggettivamente in molti abbiamo compreso poco di questa discussione. Tanto più se aprendo i giornali si mettono insieme la protesta dei lavoratori di questa azienda con i titoloni “La Porto 2000 ai privati”. Detto ciò, la prima parte di questo articolo può essere saltata a piè pari se si è a conoscenza dell’argomento. La seconda è fatta di valutazioni politiche personali con cui mi sono approcciato all’argomento.

• Di che cosa abbiamo discusso? Le parole chiave

Porto di Livorno 2000. La Porto di Livorno 2000 è una srl, opera nel settore Crociere e Traghetti offrendo servizi vari: gestisce il Terminal Crociere, la Stazione Marittima, i servizi informativi, i parcheggi e il trasporto passeggeri all’interno del porto. Bene. Due sono i soci di questa società: l’Autorità Portuale con il 72% e la Camera di Commercio con il 28%. E anche fin qui ci siamo. Entriamo nel merito di quello che abbiamo discusso e di quella che è stata la posizione politica che mi sento di sostenere anche qui.

Concessione. La Livorno 2000 opera nel porto sulla base di una concessione demaniale rinnovata da ultimo nel 2006 e con scadenza nel 2019, mai stata oggetto di gara ma attribuita direttamente alla Porto di Livorno 2000 fin dalla sua costituzione.

KPMG. E’ il famoso advisor. Consideriamo che si tratta della più grande società di revisione e consulenza contabile e organizzativa nel mondo. KPMG è stata scelta dall’Autorità Portuale di Livorno, tramite gara, per effettuare due tipi di consulenze: la prima è una valutazione del mercato crocieristico italiano e mondiale da cui far poi conseguire una valutazione della Porto di Livorno 2000 propedeutica alla dismissione delle quote societarie identificandone il valore più congruo; la seconda è un’assistenza legale alla stessa AP nella fase di predisposizione del bando e della gara per la cessione delle quote e del servizio.

PRP. E’ il Piano regolatore portuale, strumento che regola l’ambito e l’assetto complessivo del porto. Indica le funzioni, delimita le aree, interviene sulle infrastrutture. Quello di Livorno risaliva al 1953 e nel 2008 l’AP ha avviato le procedure per la redazione del nuovo PRG. Questo è stato adottato nel dicembre del 2013 e siamo adesso in fase di approvazione definitiva. Procedura che adesso comporta l’intervento del Consiglio Superiore dei lavori pubblici, del Consiglio Comunale e della Regione Toscana.

POT. E’ il Piano operativo triennale. Altro strumento dei programmazione predisposto dall’Autorità Portuale con finalità di breve-medio termine, da incrociare con il PRG. All’interno del POT 2013/2015 si trova la scelta dell’ AP di affidare ad un soggetto esterno una valutazione sul valore della Porto di Livorno 2000 e sulle sue potenzialità per procedere alla cessione delle quote in possesso della AP e ricercare soggetti imprenditoriali di settore con consolidata capacità finanziaria.

Legge 84/94. Quando si parla di porti, si parte da qui. E’ la legge quadro che regola l’ordinamento e le attività portuali.

Quote. Essendo la Porto di Livorno 2000 una SRL si parla di quote societarie e non di azioni. Parola intorno a cui è ruotata buona parte della discussione di queste settimane. La famosa “cessione delle quote”.

Bando di gara. Per intraprendere una procedura ad evidenza pubblica (necessaria per la cessione delle quote e per il rinnovo della concessione) il primo passo è quello della redazione e pubblicazione del bando di gara. L’AP si è impegnata nell’ultimo comitato portuale di pochi giorni fa a procedere alla redazione del bando. Intorno ai contenuti e alla tipologia di bando è aperta la discussione politica.

• Le valutazioni politiche

A questo punto è chiaro che su tutta questa vicenda pesano fatti da prendere ormai per certi e valutazioni politiche che i vari soggetti hanno messo in campo. Vi esprimo le mie.

Un fatto è l’obbligo da parte dell’Autorità portuale di ridurre le proprie quote di partecipazione dentro alla Porto2000 dal 72% a sotto il 50%. Questo sulla base dell’art. 23, comma 5 della legge 84/94. La quantità di questa riduzione è stata chiaramente espressa dalle parole del Presidente dell’Autority che ha indicato di voler dismettere le quote fino ad un livello che garantisca la partecipazione alla gara di soggetti privati. Vale a dire, ridurre la quota pubblica sotto al 50%. Altro fatto è la volontà di valorizzazione delle proprie quote voluta dalla Camera di Commercio, senza però nessuna preclusione all’andare ad una gara con partecipazione dei privati. Dunque, i due soci, non due soggetti qualsiasi, hanno pubblicamente palesato la volontà di ridurre la quota di partecipazione pubblica ed aprire a soggetti investitori. C’è qualcosa di strano in questo? Assolutamente no. Nessun complotto. Nessun assalto alla democrazia. Tanto più che questa decisione è stata presa in un comitato portuale alla quale tutti, tranne il sindaco di Livorno, si sono espressi favorevolmente. Per inciso, nel comitato portuale siedono Regione, Provincia, rappresentanti dei lavoratori, delle imprese, dell’industria etc etc. Dipingere questo passaggio come “tradire” la volontà dei cittadini è quanto meno strumentale… Innanzitutto perché tutti coloro che siedono a quel tavolo sono rappresentanti di qualcuno a partire dagli altri enti locali che anche essi sono in rappresentanza proprio dei cittadini e soprattutto perché non si capisce in cosa i cittadini siano traditi da questa decisione.

Ma andiamo avanti. Un secondo fatto certo è la necessità di saper valutare questa società per il suo reale valore prima di andare ad effettuare una gara. Perché da questo punto di vista, considerando che questa SRL è oggi totalmente pubblica, se si effettuasse una valutazione leggera e frettolosa, potremmo davvero considerarci in presenza di una svendita e di un danno per la collettività. L’importante in questo caso è porre immediatamente un “paletto”: la Porto 2000 ha un valore in netta crescita alla luce delle previsioni del Piano Regolatore Portuale che prevede per il futuro la realizzazione nel porto di Livorno di un “Porto dei Passeggeri”. Considerarne solo il valore attuale, e mettere questo a base di una gara è duramente contestabile. Questa forte obiezione ha avuto il merito di far emergere che non saranno i 7 milioni (valore della Porto 2000 stimato da KPMG) ad andare a base di gara, ma il valore della società e il piano industriale che chi vuol partecipare presenterà.

Altro fatto certo. Il piano industriale sarà centrale nel bando di gara. Che cosa dobbiamo chiedere e su che cosa dobbiamo vigilare? Innanzitutto sul livello degli investimenti. Chi parteciperà alla gara deve prevedere un piano d’impresa dell’ammontare di decine di milioni di euro. Questo risulta fondamentale per garantire quel servizio e quelle infrastrutture che tutti noi vogliamo per la città ma soprattutto per quantificare il livello occupazionale che deve avere risposte certe. E’ solo il piano d’impresa che ci può garantire dal punto di vista del lavoro che ad oggi, è bene ricordarlo, vede un centinaio di lavoratori far parte dell’azienda.

C’è poi il problema della concessione. Sotto il profilo giurisprudenziale, il fatto che questa società operi tramite una concessione ottenuta e rinnovata senza gara, apre un vulnus enorme nel rapporto con tutte le altre imprese operanti nel nostro porto ma soprattutto con la normativa per la concorrenza ed il mercato. Il fatto certo è che la concessione scadrà nel 2019 e altro fatto certo è che a quel punto si dovrebbe procedere ad una gara per il rinnovo della stessa. In questo caso il problema appare evidente: se oggi non si procedesse ad una gara che oltre alle quote, e al servizio mettesse in gioco il rinnovo della concessione, chi pensa di fare giochetti ideologici sul ruolo del Pubblico per evitare una procedura ad evidenza pubblica, ci dovrebbe spiegare come intende poi salvare un contenitore vuoto nel 2019. Perché in quella data, se non si facesse oggi la gara, la Porto 2000 sarebbe una società come tutte le altre (a gestione pubblica e con 100 dipendenti) che deve mettersi sul mercato sperando di vincere la concessione.

E’ allora un problema la privatizzazione di questa società e crea danni al turismo e alla città?

La risposta secondo me è che una privatizzazione selvaggia, senza regole, senza una vigilanza del pubblico a tutti i livelli (in fase di predisposizione del bando, di attuazione del PRP, di salvaguardia dei livelli occupazionali tramite una clausola di salvaguardia) sarebbe grave. Ma non sembra questa la direzione intrapresa. Tanto più che chi si limita a dire che questa società deve rimanere pubblica  non ci dice dove si troverebbero i soldi per gestire al meglio non la società di oggi, ma quello che questa sarà domani, a partire dagli investimenti richiesti.

Per cui bene una presenza pubblica dentro questa società, come avviene nei casi analoghi dei porti di Venezia, Genova, Napoli, Civitavecchia per dirne alcuni, ma che sia la maggioranza non la ritengo una conditio sine qua non. Pensiamo magari a clausole che garantiscano la voce anche dei soci di minoranza in presenza di decisioni strategiche. Pensiamo alla maniera di coinvolgere il sistema aeroportuale toscano. Pensiamo in maniera non ideologica.

Anche perchè, è qui veniamo alla vocazione turistica della città, io auspicherei interventi pubblici e risorse non per tenersi un’azienda che offre servizi di sbarco ai passeggeri, ma per rendere Livorno veramente una città turistica. Concentriamoci sul centro città, sul suo decoro, sull’accoglienza dei passeggeri, concentriamoci sul nostro patrimonio culturale poco valorizzato, su una politica del commercio che non faccia fuggire quei pochi interessati a fare una “girata” per le nostre strade senza andare a Pisa o a Firenze. Concentriamoci sull’offrire pacchetti che mettano in luce la nostra bellezza. Diamo servizi dentro la città, siano essi bagni pubblici o mezzi di trasporto efficienti. E facciamo si che il porto recuperi il suo gap infrastrutturale che ci sta tagliando fuori in termini competitivi e di futuro. Anche così si fa l’interesse pubblico

Nota finale. Il sindaco di Livorno a parte votare no in comitato portuale, non ha partecipato a nessuna delle sedute delle commissioni consiliare in cui si sono presentati i sindacati, Confindustria, Camera di Commercio, Autorità Portuale, Porto 2000 e il comitato Non svendiamo la porto 2000 ed è intervenuto in merito alla questione per 5 minuti nel primo Consiglio comunale e 9 nel secondo… Questo è fare l’interesse pubblico?

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