Parliamo di politica, più o meno seriamente.

Dipende dal clima, siamo meteoropatici.

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Fondazione Effetto Venezia

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Non ci sperate, anche per il 2014 la città di Livorno dovrà sottoporsi al miserevole balletto della precarietà della prossima edizione a causa dei bilanci in perdita e le elezioni che fermano le attività del Comune e altre scuse che riempiranno le pagine dei quotidiani locali ma non aiuteranno la dignità della manifestazione culturale più in vista della nostra città.

Anche per il 2014 avremo lo stesso Direttore Artistico delle passate quattro edizioni, con tutte le polemiche che già conosciamo e che abbiamo affrontato in questi mesi.

Ancora una volta, a fine aprile, non c’è uno straccio di anticipazione su come verrà pensata e realizzata la prossima edizione, figuriamoci avere qualche nome per il programma (per quelli bisognerà aspettare luglio come al solito).

Insomma ancora un anno di concezione vecchio stampo, con inefficienze palesi a cui è necessario far fronte quanto prima, se vogliamo dare una svolta reale all’edizione del 2015, quella della prossima Amministrazione.

Una delle prime operazioni che il prossimo Sindaco di Livorno dovrebbe mettere in campo è la ristrutturazione completa della macchina organizzativa di Effetto Venezia, con una concezione moderna e soprattutto efficiente della manifestazione che ha tutte le possibilità per crescere e diventare un richiamo importante di cultura e turismo per la nostra città.

Perché Effetto Venezia diventi un elemento vivo e funzionale, la prima mossa del Sindaco dovrebbe essere quella di istituire una Fondazione Effetto Venezia che possa lavorare con i giusti tempi alla programmazione e alla gestione di sponsor e soldi.

I bilanci a disposizione per la manifestazione devono essere messi a disposizione l’anno precedente e la Fondazione deve poi muoversi autonomamente per il reperimento di altre forme di finanziamento, con la supervisione del Comune di Livorno, e riuscire a fare una programmazione con tempi e modalità serie e precise, con il calendario pronto in primavera.

Non voglio entrare nel dettaglio economico-legale della cosa, non è il mio campo. Ma sono altresì sicuro che anticipare il lavoro di un anno, svincolato dalle burocratiche paralisi a cui sono obbligati gli uffici pubblici, potrebbe dare credibilità a una manifestazione agonizzante che non ha un’anima culturale ma è un insieme di eventi casuali, come nella migliore tradizione del cacciucco.

Ma attenzione, anche il cacciucco ha le sue regole e negli ultimi anni nella zuppa ci sono finiti elementi totalmente estranei al gusto e alla capacità di cucinare (passatemi la metafora culinaria, tanto di moda ultimamente).

Una Fondazione che gestisca e controlli l’operato di un Direttore Artistico che dia un’impronta vera alla manifestazione, senza doversi nascondere con le scuse del poco budget disponibile e dei tempi ristretti. Un Direttore Artistico che abbia un anno intero per lavorare a una manifestazione ragionata, che deve sicuramente tenere un occhio sui bilanci come per tutte le attività professionali, ma che ci metta la faccia e non arrivi a dire sui giornali che non conosceva gli artisti del cartellone ma che li ha inseriti solamente per la loro visibilità, come successe la passata edizione per gli Amici di Maria.

Come fa un Direttore Artistico a dire che non conosce gli artisti che chiama nella propria manifestazione? Come se un ingegnere dicesse che non conosce alcuni componenti della costruzione di cui ha firmato il progetto…ma stiamo scherzando?

La crisi ha devastato il comparto culturale con tagli e demonizzazioni (vedi Tremonti e soci), ma dà anche una possibilità che va colta al volo. La Cultura va ripensata e gestita in maniera professionale e con degli obiettivi ben precisi, dobbiamo abbandonare la vecchia concezione assistenzialista delle risorse pubbliche a pioggia senza una verifica oggettiva dei risultati sia culturali che numerici. Bisogna considerare che nel 2014 la Cultura deve dare anche risultati di partecipazione e di visibilità e non può solamente arroccarsi dietro concetti astratti di valore culturale che spesso hanno coperto progetti di scarsa caratura o addirittura clientelari (questo è un discorso generale senza nessun riferimento a cose o fatti della nostra città, lo dico prima che qualcuno si senta accusato).

E per favore, non tirate fuori la Fondazione Goldoni, come cattivo esempio della cultura cittadina. Il concetto della Fondazione è ben fatto, successivamente si fissano i criteri per le nomine e soprattutto i criteri di valutazione del lavoro svolto.

Non si attacca il concetto di SRL solo perché alcuni faccendieri le usano per truffe e riciclaggi, quello è campo della magistratura.

Non bisogna attaccare il concetto di Fondazione, nel caso chi la gestisce (male) e gli uffici che dovrebbero controllare (un po’ come per i bandi pubblici, ma questo è materiale per un altro articolo…o forse due).

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