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Dentro come va? Il Pd tra passato, presente e futuro

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Dentro come va? Dentro a quel partito nato nel 2007 allo scopo di diventare il primo d’Italia e surclassare l’egemonia di Berlusconi. Come va dentro quel partito che nel 2007 è nato dalle costole rotte di democristiani e vecchia guardia di sinistra, fazioni coalizzate forse più per interesse che per scelta o per comunione d’ideali politici? Un PD che fino a oggi purtroppo ha scritto ben poche gloriose pagine della storia italiana tra elezioni vinte e caduta di governi, tra opposizioni e falle interne e l’incapacità di dar vita a un programma politico e elettorale poi capace di mobilitare le masse, entusiasmare gli italiani.

Troppo spesso si è visto esponenti della sinistra schierarsi l’uno contro l’altro, puntare il dito l’uno contro l’altro e di conseguenza far si che dentro la testa degli elettori s’insinuassero dubbi di ogni genere e sorta sulla veridicità di quella fiducia che il PD chiedeva al momento delle elezioni. Adesso sembra che il nuovo che avanza abbia giocato bene le sue carte. Renzi nuovo segretario e improvvisamente sostenuto (o quasi) dal quel PD che raramente lo ha riconosciuto nelle sue maglie, anzi. Giudicato dai più (tra cui molti sostenitori) un piccolo Berlusconi di sinistra, colui che avrebbe spostato la sottile asse del partito verso una sinistra/destra. Eppure quel giovane trentottenne sindaco di Firenze ha vinto due volte.

La prima, dopo le primarie dello scorso anno quando una paura comune e una voglia di sicurezza in un momento delicato del partito e dell’Italia ha dato la vittoria a un Bersani, poi, purtroppo incapace di sostenere il peso di una responsabilità del genere, di un paese sull’orlo della crisi, attanagliato da tasse e lavoro che non c’è. Ha vinto due volte, la prima quando è stato sconfitto ed è rimasto in attesa di uscire nuovamente fuori, capace come forse altri esponenti non erano riusciti di appassionare nuovamente (nel limite che la politica di oggi richiede) le masse degli elettori. Nonostante tutti siano sempre e ancora propensi a criticarlo, alla fine ha vinto in modo schiacciante, un voto che da una parte (coloro che non lo sostenevano) additano come di protesta, altri semplicemente incarnano questo risultato nella voglia di cambiare la situazione.

Dire cosa aspettarsi dal “rottamatore” a pochi giorni dalla sua elezione è impossibile, molti ne hanno parlato bene prima di essere nelle condizioni, davvero, di fare riforme o di cambiare le cose. Matteo Renzi con il suo carattere sveglio, giovanile, con quella sua capacità di comunicare e di rispondere ai cittadini tramite i social network ha dato una ventata d’aria fresca a un partito forse troppo, ancora, ancorato a ideali che non è riuscito a sostenere e a portare avanti da politici con poca personalità e poco polso. Quello che ci auguriamo, indipendentemente dalle alleanze, dai dialoghi aperti con Letta e con una fiducia al governo che al momento non sembra vacillare, è che gli italiani possano finalmente tornare a casa la sera e godersi la cena senza pensare alle tasse che impiccano o a questa nuova TARES o alle tredicesime che non ci sono. L’Italia ha bisogno di tornare ad avere una dignità, un futuro. E forse è questo che ha permesso a Renzi di vincere davvero…. nel suo piccolo, e per quanto possa essere detto il contrario, ha parlato sopratutto ai giovani, a quelli che lascerebbero il nostro paese domani per avere un futuro, ha parlato a quei giovani che dell’Italia stessa sono il futuro e che in Italia meritano di rimanere, per un futuro che meritano di avere. Se Renzi sarà la persona giusta oppure no, questo non lo sappiamo, al momento sappiamo solo che l’Italia esce da un ventennio targato Berlusconi dove si è pensato più a piangere e manifestare per un leader in declino e senza più scuse, piuttosto che per quelle famiglie che non arrivano a fine mese o per i cassaintegrati o per coloro che si trovano disoccupati, o per quelle pensioni che non ci sono e che forse, per noi giovani non ci saranno mai.

Mi chiedo dunque, dopo un ventennio di Berlusconi, come potrebbe andare peggio? Qualcuno risponderebbe che non vi è limite, io penso che quel limite l’Italia l’abbia già raggiunto e prima di tutti ne ha preso coscienza Alfano che aveva progettato di uscire da Forza Italia molto prima che Berlusconi cadesse. Siamo nel paese che ha visto nelle proprie piazze Berlinguer e che non è riuscito poi a trarne insegnamento. Siamo nel paese deriso e descritto sulle pagine internazionali. Siamo il paese con un partito che non è mai riuscito a trovare l’anti-Berlusconi ma che ha giocato soltanto sull’affondare il suo nome. Adesso, forse, il PD ha un politico forte come segretario, un politico diverso, finalmente, che quando parla riesce a farsi ascoltare e non ti fa perdere il filo (cosa fondamentale). Che Renzi sia o no il segretario giusto per il partito e per il futuro dell’Italia questo non lo sappiamo. Sappiamo però che i politici che lo hanno preceduto non hanno fatto assolutamente niente per essere ricordati.

 

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