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Il segretario (non) dimezzato e la resistenza

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In principio fu Michele Prospero, in un articolo apparso su “L’Unità”, durante le primarie del 2012 a dare a Renzi del “fascistoide”.

Poi Bersani vinse le primarie, Renzi ne accettò (logicamente) il risultato, si mise a disposizione del partito e durante la campagna elettorale venne portato in giro come la Madonna Pellegrina… poi il Pd perse, pardon, “non vinse” le elezioni, cercò di fare il “governodicambiamento” col M5S, il tentativo fallì e la colpa era, ovviamente dell’ “arroganza del Sindaco”, il quale si era semplicemente limitato a dire che fare le consultazioni da premier incaricato col WWF e il Touring Club era, forse, un perdita di tempo. Ma vabbè questa è Storia, la conosciamo tutti. Veniamo ai giorni nostri, più o meno.

Parecchi dirigenti del Pd (nazionali e non solo) pronosticavano una netta sconfitta di Renzi fra gli iscritti, che faranno muro contro questa deriva populista e priva di contenuti. La base farà la resistenza (che scrivo volutamente in minuscolo per non confonderla con quella seria, di Resistenza, N.d.R) per poi spiegarci come “anche se vince le primarie, per lui governare il partito sarà un Vietnam”, quello che questi signori chiamano un “anticorpo alla sindrome dell’uomo solo al comando”, io la chiamo “tafazzismo” che è quello che colpisce il centrosinistra da vent’anni circa. Ad ogni modo, domenica 17 novembre c’è stata l’ennesima giravolta, stavolta a firma della direttora di Youdem, Chiara Geloni, di stretta osservanza bersaniana, la quale ci spiega che “Al di là del balletto su chi è primo, che renzi sotto il 50 per cento degli iscritti sarebbe una notizia cla-mo-ro-sa lo vogliamo dire o no?”…ma come direttora? Fra gli iscritti non doveva prendere percentuali da prefisso telefonico? Ora accetti la vittoria vantandoti del fatto che non abbia preso il 50%+1? Era questa la “resistenze”? Bah, se vi fa dormire meglio…

Inoltre ieri è stata una giornata dai contorni strani, per chi ha seguito la vicenda delle convenzioni del Pd: dalle 10:30-11 di mattina si festeggiava già la vittoria di un candidato (nel caso Cuperlo), con il piccolo omissis che all’appello mancavano i dati di circa mezza Italia. Quindi non capisco come si possa festeggiare una vittoria parziale e con dati a metà. Come si possa festeggiare una vittoria che gli stessi dati del comitato Cuperlo, il giorno dopo, smentiranno (Vedere per credere)…. è proprio vero, le partite finiscono al 90°.

Tra le altre cose è notizia di poco fa, a seguito della conferenza stampa di Zoggia, che i risultati ufficiosi sono: Matteo Renzi 46.7%, Gianni Cuperlo 38.4%, Giuseppe “Pippo” Civati 9.19%, Gianni Pittella 6%

Ma questi sono dati meramente “politico aritmetici”, beghe di partito che interessano poco all’elettore… il dato politico importante è duplice: da una parte l’isolamento ancora più marcato di una parte della dirigenza Pd rispetto alla base; è evidente che quest’ultima si sente tradita dalla prima per tutta una serie di motivi fra cui i famosi 101, le larghe intese, la mancanza di risposte alla crisi e altro, ma soprattutto per il fatto che la dirigenza (o almeno una sua parte) tratta la base (e quindi anche gli elettori) del partito come dei minus habens, degli esseri depensanti che, poverini, credono alla grande narrazione di un incantatore di serpenti (prima era Berlusconi, oggi Renzi, ne parla oggi proprio Pietro Raffa dalle colonne di Europa.

L’altro dato notevole è che, con l’affermazione di Renzi nelle convenzioni del Pd, la base ha finalmente accolto la sua agenda, le sue battaglie, le sue idee… le idee della Leopolda (che parte da lontano, quando ancora partecipava Civati) sono entrate a far parte del patrimonio del Pd, probabilmente, ora, avremo un partito più “liberal” su alcune questioni e un po’ meno attaccato alle ideologie del passato. Un partito dove non ci si chiede “Ma te vieni dal PCI o dalla DC?” e ci si guarda in cagnesco a seconda della risposta… forse avremo un partito in non ci si chiede “da dove provieni” ma “dove vuoi andare?”, un partito che se cita Virna Lisi (tra l’altro in modo imbarazzante) crede (ancora) di parlare ai giovani.

Un partito più inclusivo, è un partito più forte. Ed è questo il Pd che voglio.

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