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Identità e vestiario: le divise nei diversi generi musicali. Il punk

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“You, dirty punk!”

Il termine punk venne utilizzato le prime volte all’inizio degli anni 70, nel telefilm kojak, famoso tenente della polizia pelato, lo usavano quando venivano arrestati i criminali a fine puntata;

Quindi punk stava per delinquente ed era perfetto come termine per rappresentare un genere, che ricercava la velocità e non badava troppo alla raffinatezze musicali, quanto a voler esprimere un senso di ribellione tramite la musica e i testi.

Il punk nasce in america, primi anni 70, certo, potrei star qui a parlare dei primi gruppi che lo influenzarono, che posero le basi, il proto-punk degli stooges, il garage rock degli Mc5, ma insomma è universalmente riconosciuto che l’immagine del Punk sono i Ramones, i Fast Four, rivoluzionarono il mondo, questi quattro ragazzi che si presentarono in giacca di pelle, jeans strappati, t-shirts e Keds ai piedi.

“Non sapevamo suonare le canzoni dei Led Zeppelin” ammettevano sfrontati i quattro “ma in compenso già al primo giorno di prove abbiamo scritto I Don’t Wanna Walk Around You”, canzone che verrà inserita nell’album d’esordio e che poi verrà riproposta puntualmente ad ogni concerto.

Rivoluzionarono la musica, era finita l’era delle canzoni di sette minuti piene di assoli e preziosismi; era l’inizio di una nuova era del Rock’n’Roll, caratterizzata da canzoni di tre accordi e due minuti.

Al contempo in inghilterra si seguirono orme simili, qui sarà dove il punk svilupperà maggiormente la sua parte “estetica”, il look(come anche l’ideologia principale), partiamo dall’inizio:

Quella che sarà conosciuta come la versione classica del punk britannico nacque grazie alla collaborazione di un manager, Malcolm McLaren. McLaren era già stato manager dei New York Dolls nei primi anni settanta negli Stati Uniti, ma tornò in patria poco dopo aprendo un negozio d’abbigliamento con la moglie stilista Vivienne Westwood. Il negozio, chiamato “Sex”, proponeva però articoli particolari, sadomaso o comunque alternativi e in controtendenza. Nel 1975, McLaren ebbe la geniale idea di raggruppare alcuni ragazzi tra commessi del posto, frequentatori e conoscenti, mezzi teppisti del quartiere, per fondare un nuovo gruppo musicale dalle caratteristiche provocatorie e grezze. Egli assieme alla moglie, studiò l’abbigliamento per la band, e nacquero verso la fine del 1975 i Sex Pistols.

Il loro look era composto da vestiti strappati, colorati, capelli corti, spettinati e spesso colorati, indumenti sadomaso-fetish, giubbotti e pantaloni in pelle, catene, borchie, spille da balia, lucchetti usati come collane, collari borchiati, svastiche (al solo scopo di scandalizzare) e tutto ciò che di appariscente e provocatorio si poteva proporre.

Si scoprirà in seguito che il look era stato copiato da Mclaren da alcuni gruppi glam rock americani, dopotutto aveva lavorato coi New York Dolls.

I Sex Pistols completarono la rivoluzione del Punk, la trasformarono da semplice musica grezza e provocatoria a sinonimo di nichilismo, teppismo e caos.

Johny Rotten, figura leader dei Sex Pistols e in seguito dei PIL, disse: “Essere punk vuol dire essere un fottuto figlio di puttana, uno che ha fatto del marciapiede il suo regno, un figlio maledetto di una patria giubilata dalla vergogna della Monarchia, senza avvenire e con la voglia di rompere il muso al suo caritatevole prossimo”.

Di li in seguito il fenomeno “punk” si sviluppò a dismisura, l’hardcore americano dei Black Flags e dei Bad brains, quello britannico degli Wire, il dark-punk dei Joy Division, fino ad arrivare ai giorni nostri con il punk più melodico, quello pop dei Green-day o addirittura quello più puerile, il college punk dei Blink 182 e altri vari.

Certo, mi mettessi a descrivere tutti i vari vestiari della varie correnti punk , rimarrei al computer per altre 3-4 ore, ma alla fine il vero punk è nato coi Ramones e i Sex Pistols, c’è davvero bisogno di parlare degli altri?

Vi lascio con il solito consiglio musicale, un disco dal quale si deve passare per forza;

Frank Zappa affermò: “I punk dicono: Ok, noi suoniamo distorto e veloce e allora? Ecco, a me piace quel: e allora?”. “Never Mind The Bollocks”(dei Sex Pistols) è appunto un gigantesco: “E allora?”.

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