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L’inconsapevolezza di essere Pd

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Pubblichiamo questo contributo che ci è stato inviato dall’amico Pietro Caruso, consigliere provinciale del Partito Democratico.

L’inconsapevolezza di essere Pd

Di Pietro Caruso 

“Ora che il capitolo Berlusconi è quasi alla fine il PD deve capire, dopo quasi sei anni dalla sua nascita, cosa vuole diventare. Per anni l’azione politica è stata offuscata dall’ossessione berlusconiana che ha portato il partito a gestioni unitarie solo con il collante di bloccare lo strapotere dell’uomo di Arcore. Questo ha fatto sì che l’amalgama tra le forze politiche che hanno costituito il Partito Democratico non sia nemmeno partita. Mai come in questo momento l’imperativo è ristrutturare, rifondare, decidere. Tutti i dirigenti dovrebbero avere la consapevolezza che le azioni politiche hanno un solo destinatario, il bene dei cittadini, e ciò dovrebbe essere garanzia del saper fare.

Ma saper fare vuol anche dire poter fare. Un partito serio che si rispetti dovrebbe trovare tutti i mezzi leciti per riuscire a vincere le elezioni e, quindi, per governare; un programma serio, un progetto politico accattivante ma, soprattutto, uomini e donne che possano suscitare nell’opinione pubblica, fiducia nel futuro, certezza degli intenti, serietà personale.

In una situazione come quella che stiamo vivendo nel nostro Paese direi che una parte del PD sia, per un motivo o per l’altro, fuori gioco. Gli elettori, in particolar modo coloro che si riconoscono nelle ideologie progressiste, hanno già fatto in grossa parte una scelta di chi possa gestire la situazione attuale e riportare il centrosinistra al Governo incamerando anche i voti di uomini e donne di centrodestra, annichiliti da anni di malgoverno e malcostume e degli elettori del m5s delusi dal gioco allo sfascio dei due guru del movimento.

Una scelta derivata dalla certezza del fallimento di un modo di fare politica che non è più digerito da chi crede ancora nei valori fondanti del Partito Democratico.

Ma se i cittadini hanno già recepito tutto ciò molti si domandano per quale motivo si discute ininterrottamente di regole congressuali, di rinvii, di incertezze, invece di dare spazio a chi potrebbe rinvigorire l’unico partito ancora esistente nel nostro Paese. E se tutto questo è vero qual’é il motivo che impedisce all’attuale classe dirigente di lavorare per far vincere un’idea, una speranza, un nuovo modo di intendere la politica?

Per i pochi che non avessero ancora volutamente capito sto parlando di Matteo Renzi.

Si, proprio lui, il Sindaco di Firenze, quello troppo di destra, troppo poco di sinistra, che si veste come un ragazzo, che parla troppo chiaramente, che ha idee troppo nuove, che va a mangiare da Berlusconi, che “ve lo immaginate a parlare con Obama”. Tutto troppo per chi è abituato solo a discutere del predominio culturale della sinistra o per chi è abituato solo a discutere della grandezza del cattolicesimo democratico.

La verità è che molta della classe dirigente del PD, e perdonatemi la ripetizione, dimentica che

per portare avanti le proprie idee bisogna governare essendo consapevoli che le azioni politiche hanno un solo destinatario, il bene dei cittadini, che questa volta faranno la scelta giusta. E per vincere c’è bisogno di un leader vero, come Hollande, come Blair, come Zapatero, come Obama, come Renzi.

E tutto il resto è noia……..”

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