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L’italiano medio nell’era di Facebook: i mostri dell’epoca nuova

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Come cronache cavalleresche, dalle baldanzose alle contese, voglio raccontarvi i luoghi comuni che infestano le nostre “homepage”. Sospinti da condivisioni selvagge, video virali, utenti beceri e foto osé, mi accingo ad affrontare un argomento che più di una volta ha cercato di spingermi inesorabilmente verso la cancellazione, totale e fulminea, dal famoso Social Network della “effe” blu. Ormai il degrado culturale di Facebook ha raggiunto un livello assimilabile ad un cataclisma intellettuale collettivo e, trattenendo con difficoltà esplosioni in giudizi di merito degni di un camionista ex scaricatore di porto, ho cercato di analizzare quasi antropologicamente l’uomo 2.0: il Facebook-nauta. Giunto alla fine della mia ricerca, credo che esistano varie categorie e visto che ultimamente gli articoli-classifica-elenco puntato vanno di moda, mi abbandono a questo cliché cercando di incorniciare le classi, gli strati che compongono il nostro (sfilacciato) tessuto sociale.

1.      Il credulone:
Ebbene sì. Sguinzaglio subito e per primo chi, più di ogni altro, rappresenta il difficile rapporto tra tecnologia e uomo. Non sforzatevi, egli non comprende il reale peso delle notizie ed è capace di controbattere l’ANSA, in favore delle sue verità assolute. Non importa se derivino dal Lercio.it, dal corrieredelcorsaro, o da “Cose che nessuno ti dirà” l’unica cosa importante è che i Rom vi entreranno in casa, vi occuperanno i divani, mangeranno la torta che vostra madre ha appena sfornato e ci sarà sempre una legge approvata in segreto dal governo, che tutelerà tutto questo. Non soffro tanto nella condivisione della notizia (cosa che già di per sé dovrebbe essere punita da un tribunale inquisitorio) quanto negli apprezzamenti e nei commenti successivi, confusi anfratti di populismi latenti.

2.      Il/l’ esibizionista:
Non importa dove sia, cosa faccia, con chi sia, perché sia lì, lui/lei condividerà continuamente cosa sta mangiando, aforismi di Oscar Waild o Bodler, canzoni famose di cui conosce l’impatto sulla collettività e soprattutto foto, tante foto. Foto di lui/lei con il cane, gatto, cavallo, colline, balle di fieno, macchine sportive, moto, paesaggi, tramonti, fratelli, nipoti, nonni, parenti presi a caso, tecnicamente qualsiasi cosa, purché possa sempre rimanere in secondo piano, lì, collocato perfettamente dietro l’ego. E’ disposto/a a qualsiasi cosa, i “mi piace” sono l’unica ragione di essere ed ogni click è un droga in vena.

3.      Il fascista nostalgico
Detto anche “quando c’era lui..”, il fascista nostalgico è un personaggio particolare. Tappezza le home di post anti-rumeni, anti-rom, anti-albanesi e si scaglia (solo i più temerari) in verbose epopee commentando gli stati “comunisti” di altri utenti. Un avviso per i polemici come me: non cercate assolutamente di sfatare i fittizi luoghi comuni, ormai consolidati (soprattutto grazie a Facebook), che attestano la perfetta benevolenza degli anni fascisti. Questa categoria, a braccetto con i creduloni, ha creato una vera e propria “casta” di internauti capaci di convincersi realmente delle auto blu sostituite con le biciclette, delle bonifiche, delle pensioni, del rispetto “che prima c’era”, della ricchezza e del pareggio del bilancio! Mussolini diventa perfino un bravo ragazzo, “ha sbagliato solo per le leggi razziali” diranno i più ragionevoli, con una smorfia di leggero disappunto.
E nessuno che sappia cosa sia l’olio di ricino né conosca la storia di Piero Gobetti.

4.      Il saccente
Ecco.. questa finale è la categoria forse più odiosa. Al contrario degli altri, questo ha materia grigia! Sa tante cose, ma sa di saperle, vuole farlo vedere e compiacersene diventando, automaticamente, da possibile barlume, faro nella notte, baluardo di un qualcosa che un giorno qualcuno chiamò “intelletto”, un altro mero esibizionista in cerca di “mi piace” acculturati. Non ti darà mai soddisfazione perché deve mantenere l’aplomb e non si scompone mai, ama inondare stati altrui con cascate di commenti critici ed è un fiero sostenitore dello smiley con l’occhiolino ( 😉 ) che ormai rappresenta l’esemplificazione iconica della presunzione sul web.

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