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La Croazia. Il 28esimo paese UE

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Se spostiamo l’attenzione per un momento dalla crisi finanziaria dei paesi dell’Europa Mediterranea (Spagna, Italia e Grecia) e concentriamo l’osservazione sullo scenario della ex-Jugoslavia ci si accorge immediatamente del processo di europeizzazione in atto nei paesi balcanici occidentali. La prima Nazione che ha inaugurato tale processo è stata la Slovenia nel 2009 seguita dalla Croazia il 1 luglio 2013.

A gennaio 2014 la Serbia avvierà i negoziati, mentre con il Montenegro sono già in corso.

A Zagabria i festeggiamenti dello scorso primo luglio sono stati contenuti, l’ingresso del Paese è stato salutato tiepidamente dai cittadini croati, convinti che l’adesione non sortirà alcun tipo di vantaggio peggiorando la situazione economica già dal 2010 in cattive condizioni.

I detrattori dell’integrazione ad est per avvalorare questa considerazione propongono di osservare la bassa percentuale degli elettori favorevoli 40% e il numero esiguo dei votanti che hanno partecipato al referendum per esprimersi sulla ratifica del trattato di adesione. Tra gli Stati più critici vi è la Germania, che sin dai primi negoziati, ha cercato di ritardare il processo di adesione, perché consapevole della necessità di provvedere con gli altri Stati europei a sostenere l’economia croata con forti iniezioni di capitali.

Il Presidente della Repubblica Josipović e le alte istituzioni hanno manifestano grande soddisfazione per la debutto dello Stato croato all’interno dell’Unione europea. Dopo dieci anni di lunghe trattative negoziali la procedura di adesione si è chiusa soltanto nel giugno del 2011 con la proposta di ingresso formale al Consiglio dei Ministri dell’ Unione. Sebbene la Croazia fosse candidata ad entrare già dal 2004 insieme ai paesi balcanici che non avevano partecipato alle guerre civili degli anni novanta ( Bulgaria e Romania) essa non poté essere ammessa da subito al negoziato poiché era necessario valutare l’ammissibilità, sulla base della positiva cooperazione dello stato croato con il Tribunale Penale Internazionale dell’Aia, in merito alla cattura dei carnefici della guerra civile e del massacro di Srebrenica.

Nel 2001 La Croazia entra a far parte dell’ASA, vale a dire un Accordo formale di Stabilizzazione e Associazione, un istituto creato ad-hoc per gli stati in pre-adesione, che vedeva protagonisti da una parte l’Unione europea i suoi stati membri e la Repubblica di Croazia dall’altra.

Una volta completato positivamente il processo negoziale che ha sottoposto a valutazione lo stato dell’arte delle policy del Paese croato, in relazione agli standard richiesti per l’ingresso nell’Unione, viene firmato nell’Ottobre del 2011 a Bruxelles il trattato relativo all’ingresso del Paese nell’aquis comunitario e nei mesi seguenti viene proposto ai cittadini croati il referendum confermativo sull’adesione, nel quale si è registrato un voto favorevole.

Ergo cui prodest ?

Il progressivo ingresso nell’Unione dei paesi dei Balcani occidentali è un dato politico molto importante e difficilmente arrestabile, poiché garantisce a tutto il continente europeo una stabilizzazione dell’area e presuppone una integrazione nel sistema economico e politico europeo della zona balcanica considerata da sempre la polveriera dell’occidente.

Sebbene gli effetti negativi della crisi economica abbiano portato il Paese alla recessione nel 2009-2010, dal 2011 il tasso di crescita è tornato positivo, anche se la ripresa è stentata. Grazie all’Europa, il Paese beneficerà dei fondi di coesione per la politica regionale messi a disposizione dalla stessa Commissione europea, che permetteranno di colmare il ritardo di sviluppo rispetto alle regioni ricche. Tuttavia la Croazia beneficia già dell’afflusso di capitali esteri provenienti da Germania, Stati Uniti e Italia, quest’ultima infatti è il primo partner commerciale ed i due più importanti istituti di credito croati sono controllati da banche italiane.

I cittadini croati a fronte di un aumento dei prezzi potranno trarre vantaggio dalle opportunità di finanziamento e dai grandi investimenti infrastrutturali messi a disposizione dall’Europa.

In conclusione la domanda “a chi conviene” trova risposta nella convinzione che sia i cittadini croati sia le istituzioni comunitarie, sia infine gli altri paesi componenti dell’Ue, coglieranno i benefici nel medio-lungo periodo dall’ingresso del Paese, perché faciliterà il mantenimento degli equilibri europei, nella stabilizzazione delle aree a rischio. Da un punto di vista economico garantirà la perequazione delle risorse per tutti i cittadini dell’Unione, anche per i croati.

Permetterà infine l’apertura delle frontiere e la mobilità delle persone dei prodotti senza dazi.

Il Presidente della Commissione europea ha affermato: “La Croazia può essere un esempio per gli altri Paesi della regione, ha intrapreso difficili riforme adoperandosi nel contempo per la riconciliazione” tra i popoli della ex Jugoslavia. “Ora potrà aiutare gli altri Paesi. “ L’Europa sarà aperta a tutti coloro che vorranno condividere i nostri valori

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