Forse ho deciso di perdere tempo. Forse ho deciso di perdere tempo perché quello che segue non è un argomento leggero da trend topic su Twitter e capita pure che sia considerato argomento da salotto, elitario. Capita ovviamente in presenza di un dibattito pubblico che come mi trovo spesso a ripetere ha abbandonato i termini dell’approfondimento socio culturale e che si preoccupa della polemica del giorno, magari anche declinata al ribasso, per coccolare i troppi analfabetismi funzionali della rete.
La storia si ripete e la storia non si ripete mai uguale. Vico e Pareto si scontrerebbero a suon di post, ma toccherebbe a noi ammettere che entrambe le affermazioni sono vere.
27 ottobre 1922, Italia. Poco più di ventimila persone marciano, prese poco sul serio, verso la capitale. Il re consegna lo stato senza alcune resistenza, dando il via al ventennio più oscuro e violento della nostra storia contemporanea.
8 novembre del 1923, Germania. Un giovane dalle presunte origini ebraiche partendo da una birreria si diresse insieme ad ex combattenti dell’esercito tedesco fino al Ministero della guerra bavarese per rovesciare il governo della regione.
11 settembre 1973, Cile. Una junta militar si insedia rovesciando il governo eletto. Il presidente Allende muore durante il colpo di stato. Lo stadio nazionale diventa un enorme campo di concentramento dove avvengono stupri, torture, uccisioni. Ma d’altronde “La questione era troppo importante perché gli elettori cileni possano essere lasciati a decidere da soli”, Henry Kissinger, consigliere per la sicurezza degli Stati Uniti, parlando dell’elezione democratica di Allende.
31 dicembre del 2015, Turchia. In occasione del discorso di fine anno, il nuovo Presidente eletto un anno prima, cita come buon esempio di sistema presidenziale la Germania nazista di Adolf Hitler. Pochi mesi dopo reprimerà la stampa, gli omosessuali, molte etnie nel paese e intimidirà la corte costituzionale intesa come un ostacolo. Benvenuti nella Turchia di Erdogan.
Questi esempi di regimi rimbombano nel campo della storia che si ripete. E’ sorprendentemente uguale la sottovalutazione iniziale, è terribilmente uguale la rassegnazione con la quale lo stato legittimo si è fatto conquistare. Poi è vero anche che la storia non si ripete mai, ogni contesto ha le sue specificità ed il proprio tempo.
Dice Anna Arendt nel suo “La banalità del male” parlando del Nazismo e di Eichman che “E’ nella natura delle cose che ogni azione umana che abbia fatto una volta la sua comparsa nella storia del mondo possa ripetersi anche quando non appartiene a un lontano passato.”
Come non considerare con attenzione queste parole, interrogandoci? Se il fascismo politico può sembrare difficilmente replicabile nel nostro paese, che dire del fascismo come fenomeno culturale? Questo è prepotentemente tornato alla ribalta ed è trasversale a molti movimenti. A sottovalutarlo le evoluzioni potrebbero essere liberticide.
Il tema della sottovalutazione è davvero centrale. Ad esempio si sta già verificando un grave errore: anche i media cadono nella trappola e ‘normalizzano’ i nazisti. Direte, come? Non chiamandoli per nome.
Un servizio della televisione nazionale, RaiUno, parlando del Fronte Skinheads del Veneto non li appella mai come si dovrebbe. Sono definiti un “gruppo ultranazionalista identitario“. E in fondo, sembra quasi che difendano il proprio Paese e che non odino le altre razze ma che amino la loro.
Succede che gli ultras laziali utilizzino figurine di Anna Frank per sfottere la Roma e se la cavino con qualche DASPO.
Succede poi che un giovane calciatore segna una rete ed esulta mostrando una maglia con l’effige dell’aquila fascista e facendo il saluto romano. Il tutto accade in un campo di calcio a Marzabotto. Quella dei 770 civili uccisi dalle truppe naziste, crimine verso l’umanità, eccidio di una violenza inaudita. E CasaPound insegna: ‘normalizzare il messaggio’. Anche quello più estremista e razzista. E’ un ragazzo, ha esultato in maniera eccessiva.
E succede che pochi giorni fa, a Como, in una sala al primo piano del Chiostrino di Santa Eufemia durante una riunione di Senza Frontiere, una rete che unisce decine di associazioni, alle ore 21.15 fa irruzione un gruppo di militanti neofascisti. Il “portavoce” legge un volantino con gli altri militanti disposti a semicerchio, circondando le persone presenti alla riunione. Video messo online, gesto da rivendicare. Avrete visto tutti lo stupore di chi partecipa alla riunione, e la lucidità di non rispondere alla provocazione. Mista a paura, aggiungo io. Perché quelle immagini sono di una violenza enorme, seppur non perpetuata fisicamente.
Insomma, se la storia si ripete, impariamo dallo studio della storia. Non minimizziamo, non normalizziamo, non cediamo alla banalizzazione del male.
Perché da una birreria è partito l’olocausto, da una marcia di poche migliaia di persone è partita la repressione fascista, da una junta militar una feroce dittatura e da un presidente affascinato da Adolf Hitler l’Europa è tenuta sotto scacco.