Parliamo di politica, più o meno seriamente.

Dipende dal clima, siamo meteoropatici.

Parliamo di politica, più o meno seriamente.
Dipende dal clima, siamo meteoropatici.

Caro Presidente

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Caro Presidente,

oggi hai firmato le dimissioni del mandato più lungo della nostra Repubblica. Non sono qui per criticare o per elogiare il tuo operato, sono qui per raccontarti come l’ho vissuta e come forse è stato per altri cittadini. Diciamo che nove anni fa non avevo grande interesse per la politica ma dopo poco tempo è stato inevitabile buttare un occhio perché la situazione stava degenerando.

Mentre Berlusconi faceva il bello e il cattivo tempo e infangava la già fragile reputazione del nostro paese, devo dire che tu hai saputo mantenere l’equilibrio. Forse perché da sempre hai vissuto i meccanismi della politica o forse perché ti sei adeguato al ruolo istituzionale che ti era stato affidato. In quegli anni ti sei fatto garante di un equilibrio ( di legalità non mi sento di parlare perché sarebbe troppo specialmente negli ultimi anni dell’era berlusconiana) e più che altro ti sei fatto portavoce fermo, calmo e diplomatico di tutti coloro che dissentivano ma si sentivano impotenti. Nei tuoi discorsi, formali, complicati e pomposi a volte, mi sono riconosciuta a tratti e ho sospirato dicendomi: per fortuna non sono sola. Poi è arrivato Monti e quel tanto sospirato governo tecnico che ci avrebbe davvero risollevato. Ti abbiamo dato fiducia perché infondo ci fidavamo di te che ci avevi garantito quell’equilibrio di cui avevamo bisogno.

Il Governo tecnico ha fallito ma tu non hai mollato: da quel momento in effetti le cose sono andate peggiorando perché, almeno da fuori, sei sembrato un giocatore di scacchi che spostava le sue pedine in onore di una strategia sconosciuta ai più purtroppo.

Anche Letta poi ha fallito e tu eri ancora lì. Durante quel rinnovo di mandato in nome della stabilità di un Paese che forse avrebbe avuto solo bisogno di un cambio di direzione. La tua riconferma in effetti per molti è stato un fallimento: la conferma del ristagno e dell’immobilismo di un paese o meglio di una classe politica incapace di evolvere e  di andare avanti. Ma non solo: incapace di trovare la giusta guida e il giusto riferimento per andare avanti.

E infine, ultimo ma non ultimo il processo per la trattativa Stato Mafia: un colpo inflitto alla tua reputazione e al tuo essere garante di integrità ed etica umana ma soprattutto politica in mezzo ad ogni sorta di scandali. Un’ombra pesante gettata sul tuo operato, almeno per me è stato così. Certo, tutti sono innocenti fino a prova contraria e solo la fine del processo forse ci darà la verità ma il velo è stato steso e la fine del processo arriverà forse troppo tardi.

Cosa avresti potuto fare? Io non so e non posso neanche giudicarlo. Posso dire che a volte è meglio non incaponirsi e dare agli altri il modo di cavarsela anche se sappiamo che la direzione non è quella giusta.

Mi piacerebbe ricordarti appassionato come è stato Pertini, ma la formalità del tuo approccio non ti ha mai reso il presidente di tutto.

Si chiude comunque un ciclo, più lungo del previsto, e nel salutarti spero che il cambiamento sia davvero una risorsa. Per tutti.

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