Parliamo di politica, più o meno seriamente.

Dipende dal clima, siamo meteoropatici.

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Dipende dal clima, siamo meteoropatici.

Morgan @ The Cage

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Potrei non risultare imparziale in questa piccola recensione del concerto di Morgan al The Cage Theatre Sabato 8 Febbraio, ma giuro che ci proverò.

Proverò anche a non essere particolarmente critica nei confronti di alcune cose che ho visto, ma anche questo risulterà difficile perché quando vai ad un concerto ti immergi completamente nel mondo del cantante che hai di fronte.

Ti catalizzi e non fai altro che sentirti guidato dall’atmosfera che ti circonda; e pertanto l’aria che si sentiva mi ha parecchio condizionato – ma per fortuna, mi sono svegliata comunque col sorriso stampato sul viso.

Ma cominciamo. Prima di tutto, e mi duole dirlo, pensavo di ritrovarmi in un locale sicuramente con molta più gente.

Non indago sulle motivazioni, ma ero convinta che Morgan suscitasse molto più interesse come artista.

Però meglio… si stava sicuramente più larghi, e potevi anche berti la birra decentemente!

Sì perché vedere Morgan in concerto non è come vedere un concerto qualsiasi (purtroppo non ho tutta questa miriade di concerti alle spalle, però un po’ ne ho visti e questo è stato molto singolare nel suo genere); lui entra, con il ciuffo suo solito, la sigaretta in bocca, la Red Bull alla mano, e si siede al pianoforte – che coccolerà per tutta la serata. Per due lunghissime ore.

Questo pianoforte che ha destato perplessità tra le genti – ma perché, dico io?

Lui si siede e ti suona Ravel, Schubert (mica gentaglia insomma), ti inonda della sua poesia, del suo sapere, della sua cultura musicale. Tu stai lì e rimani incantato.

Andare a vedere Morgan significa anche stare ad ascoltare che cosa ha da dire, le sue esperienze, i suoi flussi di coscienza talvolta troppo eclettici per poter essere compresi pienamente: comincia con il dire ‘Sono distrutto!’ per arrivare a raccontare della sua esperienza (potremmo dire stroncata sul nascere) a Sanremo nel 2010, omaggiandoci con ‘La sera’ e perdendosi nelle sue aspre critiche alla televisione: ‘nell’orchestra sinfonica a Sanremo ci sono diplomati al conservatorio; non facciamoli suonare m****’.

Prosegue con ‘Altrove’, e la digressione su Piero Ciampi e il brano che ha composto ispirandosi a ‘Il denaro’ – peraltro brano presentato già nel 2012 in occasione del ‘Premio Ciampi’ al Teatro Goldoni.

Da lì solo musica, parole, e ancora musica. E’ come avercelo in casa e sentirlo parlare di ciò che scrive; Morgan ha la capacità di renderti noto il suo pensiero, di farti entrare nella sua testa, di essere trasparente, e mai troppo indifferente. E’ una capacità che in pochi riescono, e non è mai troppo finto per essere così. Lui stesso si definisce ‘vero’ , ha solo da insegnare a chi riesce ad apprezzare il suo modo di fare forse un po’ esagerato, ma sempre rispettoso della musica.

E chi ha rispetto della musica, non può non essersene andato senza un bel ricordo di quello che ci ha regalato.

Chiama Lorenzo Iuracà (concorrente livornese dell’ultima edizione di X Factor che aveva come suo mentore appunto Morgan) e formano un duetto incredibile. Mi basta citarvi ‘Emozioni’ di Lucio Battisti – e ancora non capisco come faccia la gente abbia potuto dire ‘Che canzone è questa?’.

Lo so che è impossibile che tutti abbiano lo stesso pensiero, ma un po’ di amarezza m’è venuta vedendo la gente che poco più dall’inizio del concerto se ne usciva.

Che valore diamo ancora alla musica? Che tipo di concerti vuole la gente?

Come si fa a quantificare la spesa di un biglietto allo standard di una performance?

Ho sentito persone lamentarsi di aver buttato via 20 Euro per sentire ‘uno’ parlare.

Ma la musica non è solo mettersi al microfono, eseguire una scaletta alla perfezione, alzare le mani per far cantare la folla, e poi uscire per fare in modo che la gente ti chieda il bis; la musica è anche imparare qualcosa di nuovo, è sentire pure 10 minuti di solo pianoforte, è avere avuto la fortuna di qualcuno che con pazienza ha raccontato la sua storia, senza rimanere troppo equidistante.

Questa è la mia esperienza. E spero che magari il mio punto di vista abbia migliorato la vostra visione del concerto.

Complimenti a Marco Castoldi,comunque.

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