Parliamo di politica, più o meno seriamente.

Dipende dal clima, siamo meteoropatici.

Parliamo di politica, più o meno seriamente.
Dipende dal clima, siamo meteoropatici.

Da “provincia cronica” al successo: I Baustelle

Condividi

Facebook
Twitter
Telegram
WhatsApp

Capelli lunghi, barba incolta alla Cat Stevens dopo la conversione post-overdose, una sedia minuta, luci d’atmosfera, uno stivale importante.. Bianconi con passo dinoccolato e sbandante si avvicina al microfono, sulle note d’intro di “Fantasma”, il loro ultimo album, ed eccoli sul loro palco, anticamera di casa, qui a Montepulciano.

I Baustelle li ricordo da quando scorsi “La Malavita” sullo scaffale “artisti italiani”, quella copertina insolita e ricercata spiccava tra rigurgiti commercialoidi estivi, featuring improbabili di artisti blasonati e canzonette rivisitate.. presi il cd su consiglio (del mio babbo, il solito precursore) e capii che ci aveva visto lungo.

Pochi mesi dopo eccoli avvicinarsi timidamente ad un esile palco di provincia, nel 2006 in Piazza del Luogo Pio nella nostra Livorno sanguigna e senza guanti, con un pubblico generoso pronto a ribattezzare questi (al tempo) 5 giovani musicisti “Bustarelle”. Passato l’iniziale imbarazzo nel sentire la storpiatura fantozziana, la serata proseguì con “Il corvo Joe”, “La Guerra è finita” e tutte le hit dell’ultimo prodotto, con ritorni al passato de “La moda del lento” e del “Sussidiario illustrato della giovinezza”.

Sotto la grigia e perturbata notte di Montepulciano, su questo palco si è appena seduto il prodotto finale di una maturazione artistica che iniziò appunto con il successo de “La malavita”. Ed allora potrete comprendere la mia emozione, il parallelismo è stato d’effetto. Le melodie e la sperimentazione musicale sono veramente ai massimi livelli. Ogni singola nota è suonata con una pienezza disarmante, la presenza scenica è curata in ogni minimo dettaglio con luci in sincro ad accompagnare gli arrangiamenti. La voce di Bianconi specchio, per i nostalgici, di un De André mai tramontato, viene vinta solo dalla maledizione di un’estate che non vuole arrivare.

“Vivete un morire” è l’ossimoro finale che taglia il concerto a metà, tra mixer coperti con teli di nylon e una fioritura di ombrelli nel pubblico.. C’è stato comunque il tempo di ascoltare quella che, a mio parere, è oggi la più bella voce femminile del panorama musicale italiano, avulsa completamente dai 4 accordi, dalle canzonette che puntano a diventare spot pubblicitari, dallo star system patinato e dalle comparsate nei talent. Rachele Bastreghi è l’esemplificazione massima di perfezione tecnica e presenza scenica in pieno stile alternativo.. lo struggente vocalizzo sulle note di “Nessuno” è soltanto una riconferma delle impeccabili interpretazioni che trovavamo in “Revolver” o ne “La canzone del parco”, capace di toccare ottave impensabili, l’intreccio con Bianconi è ormai unione pura.

Torniamo via da questo concerto dimezzato con una logica frustrazione, e con tanta voglia di ascoltare un nuovo album (al quale inizieranno a lavorare da settembre). L’anatroccolo si è veramente fatto cigno, e oggi ripenso a quel giorno d’estate labronica, dove un imbarazzato Bianconi salutò quelle poche persone che erano presenti in Venezia ricordando Piero Ciampi. Il mio auspicio è quello di accantonare quel palco scalcinato, per rivedere a Livorno una delle pochissime vene artistiche ormai rimaste intatte e produttive nel panorama musicale italiano. Perché è giusto apprezzare chi è riuscito con slancio a divincolarsi da quella che Guccini chiamerebbe “la grazia o il tedio a morte di vivere in provincia”. Vi aspettiamo in gloria, noi snob, noi indignati dalle sonorità omologate, e state tranquilli.. stavolta nessuno dovrà chiedere chi siate.

Brano consigliato: “Diorama” – Fantasma – 2013

Ultimi articoli