Parliamo di politica, più o meno seriamente.

Dipende dal clima, siamo meteoropatici.

Parliamo di politica, più o meno seriamente.
Dipende dal clima, siamo meteoropatici.

Autori Livornesi: Enrico Falconcini e il suo “Margherita e il Corvo”

Condividi

Facebook
Twitter
Telegram
WhatsApp

…Padroni di non crederci, ma io ho letto il mio primo romanzo (non favoletta, o libercolo illustrato) quando ero ancora in prima elementare. Probabilmente il desiderio di scrivere è nato con l’amore per la lettura”.

Terzo appuntamento con la nostra rubrica dedicata agli “artisti” livornesi. La nostra città, culla di scrittori, poeti e pittori oggi ci porta tra le pagine del libro “Margherita e il corvo” e a parlare di Enrico Falconcini, al suo debutto tra gli scaffali delle librerie. “L’editoria italiana? Prima ne avevo una cattiva opinione, ora, che la conosco meglio, la mia opinione è… peggiorata” – ci racconta Falconcini e continua – molti editori considerano gli autori una scocciatura e i libri da valutare un lavoro inutile e insopportabile.” Abbiamo scambiato due chiacchiere con lui, siamo entrati nel suo mondo, nel mondo di questo insegnante, classe 1953. Lui che soltanto da poco ha deciso di tirar fuori dal suo cassetto e di pubblicare, finalmente, quei fogli scritti.

Da quanto tempo scrive?

“Scrivo da una vita e mi piace scrivere. Tuttavia, l’ho sempre fatto senza minimamente pensare a una pubblicazione; la maggior parte delle cose che ho scritto erano in relazione al mio lavoro (quindi destinata ai miei sfortunati alunni) e aveva come oggetto molti degli argomenti che insegno; i più disparati: dagli atomi, alle stelle. Si trattava qualche volta di approfondimenti; in altre occasioni erano riflessioni su argomenti scientifici, più frequentemente tentativi di rendere chiari argomenti complessi.”

Come è nata questa passione?

“Com’è nata la passione di scrivere? Onestamente non lo so, così come non so quando è nata la passione per la musica (uno dei miei hobby). Non ricordo proprio. Nella mia smemoratezza senile sono passioni che mi pare di avere sempre avuto. Certo non è così, un’origine ci deve essere stata”.

Chi è il suo scrittore preferito e quali le maggiori fonti d’ispirazione?

“Leggo molto e leggo di tutto. Saggistica scientifica, ovviamente, ma anche letteratura di qualsiasi genere. Leggo molto e ogni tanto rileggo, se l’opera lo merita; succede, abbastanza raramente, ma succede. Ultimamente, ad esempio, mi è accaduto con “Il mio nome è Rosso” di Orhan Pamuk. Non c’è un autore che preferisco, sono molti gli autori che amo e non mancano quelli che non sopporto”

Ci parli del suo ultimo lavoro e di com’è nato.

“Il mio primo (e a oggi unico) libro, Margherita e il corvo, è nato da approfondimenti e riflessioni sul tema dell’evoluzione che ho scritto durante gli anni d’insegnamento. Questi appunti si sono trasformati prima, in un poderoso (e probabilmente noioso) saggio, impubblicabile in Italia dove, se non sei un accademico, certi scritti non li prendono neanche in considerazione… così, ho avuto l’idea di rendere questi appunti più semplici (nella forma) e unirli a una parte narrativa; una sorta di cavallo di Troia, se vogliamo. Il tentativo era quello di destare interesse e fare un’accettabile e onesta divulgazione. Credimi, cosa durissima in Italia. I libri di divulgazione, o sono molto complicati (tradendo il loro scopo), o sono notevolmente scemi (tradendo, per eccesso di semplificazione, i concetti che dovrebbero illustrare). Rimanere nel mezzo, parlando in modo non tecnico a persone intelligenti e curiose (senza rinunciare alla complessità delle idee) è veramente difficile. Io ci ho provato. Una pazzia in un paese dove la maggior parte delle persone colte ha una preparazione squisitamente umanistica e giudica la scienza come una roba noiosa e fredda; in sostanza cibo per iniziati; quindi, magari si sollazza con infinite dissertazioni filosofiche sul nulla (chiamando ciò cultura), contemporaneamente ritiene che un libro di scienza sia solo una fredda e arida raccolta di fatti noiosi. In realtà, non esistono una cultura scientifica e una umanistica, esiste una cultura e basta. Le idee scientifiche non sono conclusioni asettiche, ma frutti che nascono su rami di opinioni filosofiche, sociali, etiche… La barriera tra le due culture è irreale, oltre che insensata. Il mio libro è anche un tentativo di abbattere questo ridicolo ma tenace muro”.

Cosa pensa dell’editoria italiana e del poco spazio che spesso viene dato a persone che non hanno un cognome importante?

“Non voglio rispondere a una domanda così complessa; vedo, però, librerie piene di volumi sciatti e insopportabili, con storie che trasudano di misteri arcani, erotismo patinato, vampiri affascinanti e licantropi palestrati. Tuttavia, forse questo, insieme alle melense memorie del solito divo televisivo, è ciò che si vende in questo paese”.

La trama del suo libro, l’editore, e le cose del suo libro che sente maggiormente.

“Come ho già accennato, il mio libro ha una parte narrativa che supporta quella divulgativa. La trama è esile; sostanzialmente è un anno di normale vita domestica e scolastica di una giovane ragazza; i suoi dialoghi con un nonno scorbutico mi hanno permesso di presentare in forma semplice la storia delle idee evoluzionistiche. Come dicevo, il mio libro è stato generalmente ben accolto dagli editori e ho avuto diverse proposte di pubblicazione Alla fine ho deciso di pubblicare per una casa editrice di Latina (Draw Up); a convincermi è stato l’entusiasmo e la dinamicità di Alessandro Vizzino, un giovane e brillante editore. Uno dei pochi che ci crede e che non considera un fastidio leggere una nuova proposta”.

Che consigli darebbe a un giovane scrittore alle prese con il suo primo libro?

“Consigli? Non sono così bravo da poter dispensare consigli. Due sole parole: umiltà e perseveranza. In altre parole bisogna essere sufficientemente umili da ascoltare e seguire i consigli altrui; tuttavia, in parziale contraddizione a ciò che ho appena affermato, bisogna farlo senza abbandonare le proprie idee o trasformare uno stile personale nello sciatto gergo comune. Un equilibrio davvero difficile da raggiungere”.

A Livorno ci sono molti “artisti” persone che si cimentano in scrittura, arte, musica… la sua opinione in merito?

“Artisti? Parola molto impegnativa. Diciamo che c’è tanta gente che ci prova. La qual cosa è certamente positiva; tuttavia, rimaniamo umili e, soprattutto, evitiamo di essere troppo autoreferenziali”.

Ultimi articoli