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Sui social sono davvero “tutti imbecilli”?

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“I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli”.

Questa dichiarazione, fatta da Umberto Eco circa un mese fa, ha fatto infervorare il web tra chi l’ha duramente accusato e chi invece gli ha dato ragione. Non è mia intenzione analizzare la sua idea e schierarmi da una parte o dall’altra della tifoseria. Quello che voglio fare è, alla luce di molti episodi di “violenza verbale” sui social,  utilizzare la sua dichiarazione come spunto e provocazione per porre a me e a voi una domanda “Sono i social che istigano a bullismo e cattiveria o i social sono semplicemente lo specchio della società ?”

Rispondere a questa domanda non è né banale né scontato. Da una parte i Social rappresentano i “luoghi” della comunità. Facebook  è bar, piazza, stadio, biblioteca, scuola ecc e quindi in un certo senso è la rappresentazione della società di oggi. Ma questa rappresentazione è proprio uno specchio o è un amplificatore?

A me, come credo a molti di voi, è successo di parlare faccia a faccia con persone che su Facebook esprimono le loro idee in modo “bullo” e violento e che invece quando le incontri dal vivo sono molto più docili e ragionevoli. Allo stesso modo, gente che conosco di persona e che reputo assolutamente pacata,  l’ho sopresa a commentare online con toni e frasi aggressive e ridondanti degne dei più odiosi troll.

Quello che credo quindi è che, anche se i social non mentono e sono espressione della società di oggi, la sicurezza di interagire con l’altro “protetti” da uno schermo renda comunque più aggressivi e più spregiudicati, anche, purtroppo, su argomenti in cui si è poco o nulla informati e che in un confronto diretto non reggeremmo. In più c’è anche da considerare il “trascinamento della massa”: se su un post inizia qualcuno a commentare in modo negativo e violento, gli altri lo seguono spinti dal fatto di essere in tanti e quindi di essere “più forti” e liberi di esprimere la propria aggressività.

Ecco alcuni esempi che ritengo lampanti:

– La foto del Presidente Rossi con i Rom: Il Tirreno ha fatto un’analisi su 8 notizie postate su facebook ed è risultata quella con commenti più “crudeli” in assoluto. In una Regione come la Toscana, non ti aspetteresti commenti di una tale violenza (vi inviterei a leggerli se non l’avete fatto ma non sono un bello spettacolo), ma in questo momento storico in cui politici come Matteo Salvini non fanno altro che fomentare la paura e la rabbia nei confronti del diverso, la foto di un Presidente di Regione con i Rom era prevedibile che “scatenasse l’inferno”.

– La ragazza di 16 anni aggredita e violentata a Roma: quando ho letto commenti che l’accusavano di essersela cercata perché a 16 anni non si va in giro a mezzanotte, o che “sicuramente aveva la minigonna” non ci volevo credere e i miei pensieri sul popolo di Facebook vi assicuro che istintivamente sono stati molto più cattivi di quelli di Umberto Eco.

– L’incidente sull’A12 tra un’auto e un Tir dove hanno perso la vita 2 gemellini di 9 mesi. Vi state chiedendo per cosa mai il web si sia infervorato invece di rispettare il lutto in silenzio? Semplice: l’autista del Tir è rumeno. Poco importa se era riportato fin da subito che era scoppiata una gomma e che quest’uomo fosse risultato negativo all’alcool test, per il web era colpevole e niente era meglio che farlo diventare il capro espiatorio di una tragedia del genere per sfogare le proprie frustrazioni (e per alcuni, ancora peggio, strumentalizzarlo politicamente). È dovuto intervenire addirittura il padre dei due gemelli, uscito dall’incidente illeso, difendendolo e dicendo che l’autista del tir non aveva colpe perché aveva visto lui con i suoi stessi occhi scoppiare la gomma all’improvviso.

Raccontando questi episodi sembrerebbe che i social siano solo negativi e che siano pericolosi perché portano l’opinione pubblica a farsi influenzare dalle bufale e dai sentimenti di rabbia.

Bè non è proprio così. Il bello del web 2.0 è proprio che è lo strumento democratico per eccellenza. Chiunque può scrivere, chiunque può commentare, chiunque può controbattere. Qualsiasi cosa, bufala o no, può essere controbattuta. Nell’epoca della televisione o nell’epoca della radio, chi possedeva i mezzi di informazione poteva far passare per verità assoluta la propria verità, senza lasciare spazio a una controparte reale. Ecco, sui social nessuno può far questo, perché tutti hanno lo stesso diritto di intervenire (che poi arrivi o meno il messaggio vero è un altro discorso, ma non è in questo caso un problema dello strumento).

I Social hanno delle potenzialità enormi e proprio per questo le hanno sia in positivo che in negativo. È  vero che quando si legge una bufala che diventa virale ed è presa come verità assoluta dall’opinione pubblica “perché l’ho letta su Facebook” si tende ad essere d’accordo con Umberto Eco. È anche vero però che senza i social non sarebbero forse state possibili le rivoluzioni arabe del 2013. Facebook, twitter, periscope hanno abbattuto “il muro” che divideva il grande pubblico da chi  faceva televisione, politica ecc, e questo ha fatto entrare nel “mainstream” democrazia e partecipazione  ma anche , ovviamente,“l’imbecillità” che prima rimaneva tra le chiacchiere da bar.

Quello che penso è che valga la pena pagare il prezzo di questa “imbecillità”. Ogni epoca ha avuto i propri strumenti di informazione e ognuno di questi ha avuto i propri lati negativi (vedi la televisione o la radio), ma questa volta davvero ognuno di noi “può fare la differenza” perché il web 2.0 ha come valori fondanti la democrazia e la partecipazione. Allo stesso tempo spero che ci siano sempre meno “bulletti di Facebook” che sfogano frustrazioni, che si ergono a moralisti, che commentano senza sapere un tubo mostrando la parte più cattiva e ignorante della civiltà. Fatemi un favore: anche se pensate che una ragazza di 16 anni non debba stare fuori fino a mezzanotte, tenetevelo per voi, scrivetevelo su un bigliettino, ditelo all’amico che avete accanto, ma evitate di renderlo un pensiero pubblico. In questo modo fate un favore a voi (evitate una figura barbina tipo gli “accusatori” dell’autista del tir poi smentiti dal padre) e lo fate anche alla società (evitate di deviare qualcuno che, al contrario di voi, non vedrebbe magari cattiveria e marcio in ogni cosa), inoltre, nel caso non lo sapeste, evitate anche di essere strumentalizzati da chi sul fomentare la rabbia c’ha fondato un partito (ce ne sono due in realtà).

E poi alla fine lo fate a me (so che non vi interessa) che credo nella comunicazione democratica e partecipata e che vorrei poter dire un giorno che Umberto Eco non aveva capito proprio niente.

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