Parliamo di politica, più o meno seriamente.

Dipende dal clima, siamo meteoropatici.

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L’unica famiglia è quella felice (cit)

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La questione delle coppie di fatto mi sta molto a cuore. In primis perché ne faccio parte essendo convivente con figli e come seconda cosa ( non meno importante, tutt’altro) perché credo che sia alla base della libertà democratica che un paese civile dovrebbe offrire.

Faccio un brevissimo riepilogo, giusto per giungere al punto in cui siamo adesso. L’attenzione mediatica in questi giorni è stata incentrata su due questioni, di fatto separate, ma molto legate tra loro per le implicazioni che ne derivano a livello sociale, culturale e civile: il decreto Scalfarotto (trovate qui il testo integrale) con la conseguente protesta delle Sentinelle in piedi del 5 ottobre scorso, e la dichiarazione di ieri del Ministro dell’Interno Alfano in contrapposizione con le scelte e l’operato del Sindaco di Bologna Virginio Merola in merito alla registrazione dei matrimoni tra persone dello stesso sesso nei registri comunali.

Questi i fatti: Il DDL Scalfarotto si propone di estendere l’applicazione della Legge Mancino Reale ( datata 1975 badate bene, anche se ci sono state modifiche successive) anche alle discriminazioni legate all’identità sessuale. Probabilmente un primo reale passo in avanti nel nome della tolleranza, della civiltà e del rispetto che sono alla base di ogni comunità democratica esicuramente in ritardo rispetto al resto d’Europa dove la questione per alcuni paesi è già stata ampiamente risolta. E qui entra in gioco il Movimento delle Sentinelle In piedi che pacificamente hanno voluto manifestare nelle piazze italiane il loro disappunto, stando in silenzio, in piedi leggendo libri cattolici e laici che comunque proclamavano la famiglia tradizionale.

Non mi esprimo sugli episodi di violenza che si sono verificati durante le manifestazioni perché credo sinceramente che ogni risposta violenta non solo faccia ribaltare anche la ragione più sentita in torto ma sia sempre da condannare.

Voglio dire la mia sulla protesta: la piazza è di tutti così come il diritto di manifestare ma per che cosa si manifesta? In che cosa questa proposta o la concessione sacrosanta del diritto di espressione è lesiva? Non stiamo parlando di obbligare qualcuno ad avere un omosessuale in casa o a non sposarsi, qui stiamo parlando di permettere a tutti di poter decidere di sposarsi o meno, con un uomo, una donna o con chi si vuole, mantenendo gli stessi diritti degli altri e soprattutto di punire tutte le discriminazioni inutili in questo senso. La religione, la famiglia perfetta, le benedizioni della chiesa e le convinzioni morali di ognuno non c’entrano: stiamo parlando di diritto. Civile, inalienabile diritto di passare la propria vita con chi vogliamo e trasmettere ai nostri bambini i valori che ci sembrano più giusti. Se sono diversi da quelli degli altri faremo appello al buon senso e alle regole di convivenza perché si perde solo tempo a scandalizzarsi quando si vede ad esempio mio figlio che gira in città con i ciuccio rosa perché i maschi devono avere un ciuccio azzurro o al massimo verde. Scandalizzarsi per tutto è una grande grandissima perdita di tempo.

E veniamo alla seconda notizia di questi giorni. Il Sindaco di Bologna Merola ha autorizzato e volutamente inserito nel suo comune il riconoscimento dei matrimoni gay e l’inserimento nel registro delle unioni di quest’ultimo. A seguire Milano, Parma e Udine hanno dichiarato di andare nella stessa direzione, fino a quando il Ministro dell’Interno Alfano non è intervenuto per ordinare ai prefetti di annullare tutti i matrimoni gay in quanto non regolamentati dalla Legge Italiana e intimato ai Sindaci di interrompere l’attività in questo senso. La risposta è stata un No secco da parte del primo cittadino bolognese che non solo non cancellerà gli atti (se vorranno lo faranno i prefetti ha detto) ma continuerà nel suo operato.

A questo punto mi sono venute due domande: come interverrà Renzi in questa questione? Come siamo messi nella nostra città? Per il capo del governo vedremo la reazione in questi giorni mentre per la nostra Livorno quello che ho trovato è stata una bella sopresa.

Mi ricordavo, e a ragione, che già nel 2011 era stato fatto qualcosa in questa direzione. E infatti Livorno introdusse un registro della famiglia anagrafica: nel febbraio 2011 il consiglio comunale approvò l’emissione del certificato anagrafico di famiglia alle unioni di fatto sia eterosessuali che omosessuali. Questa operazione consentiva ( e lo consente tutt’ora) di accedere alle graduatorie per le case popolari o richiedere congedi per il compagno o la compagna in caso di malattia, estendendo di fatto il diritto anche a non sposati.

Sono orgogliosa di vivere qui perché la nostra città è sempre stata attenta e molto aperta a questo genere di dinamiche culturali e sociali e oggi sono felice di apprendere che stiamo proseguendo il cammino in quella direzione. È di questi giorni la discussione in Commissione Pari Opportunità per la creazione di un registro delle unioni civili che permetterebbe al tutte le coppie di fatto di diventare titolari del diritto alla vita familiare. E il 13 Ottobre in consiglio comunale si parlerà proprio di Unioni Civili.

Sono fiduciosa  e credo che la nostra città saprà scegliere per il meglio superando divisioni o opinioni politiche e agendo nel nome del diritto e della civiltà.

Perché come recitava una slogan durante il flash mob in risposta alle Sentinelle in piedi a Pisa: L’unica famiglia è quella felice.

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