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Indagine e proposte sui servizi pubblici in Toscana e a Livorno

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I servizi pubblici locali sono una materia particolarmente ampia e complessa, che si dipana in numerosissime sfaccettature. I punti di vista da cui analizzarli sono molteplici, pertanto non sarà sicuramente possibile effettuare un’analisi ed una proposta esaustiva, essendo strettamente necessario dedicare uno studio appropriato ad hoc. Tuttavia, al fine di indicare alcune proposte inerenti ai servizi pubblici locali per quanto di interesse del nostro territorio, occorre preliminarmente prendere conoscenza dell’attuale stato dell’arte all’interno della Regione Toscana.

Unioncamere e Confservizi CISPEL Toscana hanno svolto un pregevole lavoro attraverso un’indagine annuale iniziata dal 2012 che fornisce una fotografia sull’anno appena trascorso e sulle prospettive future dei spl nella nostra regione. Indagine realizzata con interviste condotte nel mese di aprile 2015, che ha raggiunto una copertura del 74,4% dell’universo quanto a numerosità di imprese, e del 90,5% in termini di addetti.

L’indagine congiunturale riguardante le imprese operanti a livello regionale nel settore dei Servizi Pubblici Locali ha evidenziato nel 2014 un andamento del fatturato in crescita (rispetto al 2013) per il 52,0% delle imprese, stabile per il 21,5% ed in calo per il residuo 26,4%. Ciò si è tradotto, in termini quantitativi, in una variazione positiva del fatturato (+0,7%) che è comunque la più ridotta degli ultimi anni, in cui i valori hanno oscillato fra la variazione massima del 2011 (+2,7%) ed il +1,9% con cui si è chiuso il 2013.

I settori: chi cresce e chi cala. A livello di comparto, l’unica nota negativa nell’aggregato SPL è data dall’andamento delle imprese del gas che (sempre in termini di fatturato) nel 2014 hanno perso il 3,5% dopo l’ottimo +7,6% acquisito nell’annualità precedente. Del resto, su più livelli territoriali è stata rilevata una riduzione dei consumi di gas nel 2014, dovuta a ragioni di carattere meteorologico (inverno generalmente mite), ma anche di natura economica, per la necessità delle famiglie e delle imprese di ridurre i consumi modulando diversamente il ricorso al riscaldamento in una logica di taglio delle spese. Fra gli altri comparti, nel 2014 i RSU (Rifiuti Solidi Urbani) sono tornati in positivo (+1,5%) dopo la battuta d’arresto del 2013 (-1,8%); per l’idrico si registra un’espansione poco superiore al punto percentuale, in frenata rispetto agli ottimi risultati con cui aveva chiuso il 2012 (+3,9%) ed il 2013 (+5,2%). Anche la crescita dei TPL (Trasporti Pubblici Locali) è di entità contenuta (+0,9%) ed in calo rispetto alla performance del 2013 (+2,0%).

Gli occupati. Tornano a crescere nel 2014, seppur lievemente (+0,2%), dopo tre annate consecutive contraddistinte da risultati negativi, in particolare nel 2013 (-1,7%). Il risultato positivo, in aggregato, è determinato esclusivamente dai RSU (+2,1%), in ulteriore accelerazione rispetto ad un trend comunque continuamente in espansione dal 2010. Per il resto, al netto di una dinamica occupazionale stabile del gas, nel 2014 diminuiscono gli addetti nell’idrico (-0,5%) e si confermano gli effetti dei processi di razionalizzazione in corso nei TPL, che comportano una ulteriore contrazione dell’1,1% degli occupati dopo le pesanti flessioni degli anni precedenti (-4,1% nel 2011, -2,0% nel 2012, -3,9% nel 2013). I tagli sugli occupati nei SPL in Toscana hanno riguardato soprattutto i quadri (-5,2% sul 2013), ed è proprio nei TPL che si è intervenuti con maggior decisione su questa categoria (-14,7%), mentre in altri settori la riduzione è stata meno rilevante (-3,1% gas, -2,4% idrico). Restando ai livelli apicali, anche i dirigenti sono in calo nei SPL (-1,5%), mentre gli operai (72% del totale addetti SPL regionale) si attestano sostanzialmente sugli stessi livelli del 2013. In definitiva, nel 2014 sono cresciuti esclusivamente gli impiegati (+1,8%) – che in Toscana rappresentano un quarto di tutti gli addetti SPL – in particolare nei TPL (+6,8%), in cui appare evidente una sorta di effetto compensazione rispetto all’andamento dei quadri.

I costi della produzione. Nel 2014 sono risultati stabili in Toscana nell’aggregato SPL, con andamenti piuttosto differenziati fra i diversi settori dato che si passa dal +5,6% dell’idrico al -2,6% dei RSU ed al -1,7% dei TPL. Ad eccezione dei costi di personale, in leggera crescita (+1,1%), si hanno contrazioni per le altre singole componenti: -2,7% per spese legali/gestione del contenzioso, -2,3% per i costi delle assicurazioni, -1,2%per i costi dell’energia e del combustibile. Da un incrocio fra settori e voci di costo risulta che, nell’idrico, le dinamiche sono trascinate al rialzo soprattutto da fattori produttivi (+5,6%) e dalle assicurazioni (+4,9%), in misura ridotta dai costi di personale (+2,2%). Dall’altro lato, per i RSU gli aumenti per il costo di personale (+2,7%) e per le spese legali (+5,1%) sono abbattute da una riduzione dei costi produzione (-2,6%), delle assicurazioni (-3,3%) e dell’energia (-1,6%).

Gli investimenti. Sono risultati nel complesso pari a circa 376 milioni di euro, in crescita del 5,0% rispetto al 2013. Il saldo positivo dell’aggregato, nel 2014, è il risultato delle performance di due settori già trainanti anche nel 2013:

  • i TPL, la cui spesa è cresciuta di un 74,4%, destinata per il 97% al rinnovo del parco mezzi;
  • le imprese del gas (+13,3%), che li hanno investiti soprattutto per il mantenimento della attuale rete di distribuzione (42,3% degli investimenti effettuati), ed in misura ridotta per l’estensione della rete stessa (29,7%) e per apparecchi misuratori (11,9%).

I due settori in flessione nel 2014, RSU (-17,4%) ed idrico (-1,4%), hanno di fatto confermato gli andamenti del 2013, ma la riduzione è inferiore a quella degli anni precedenti (nel 2013: -30,1% RSU, -3,8% idrico). Anche nei settori in cui gli investimenti risultano nel complesso diminuiti si segnala comunque l’andamento positivo da parte di alcune imprese, anche di dimensioni rilevanti. Per completare la disamina sugli investimenti, è opportuno far presente che quanto speso nel 2014 nel settore dei TPL, soprattutto a sostegno del rinnovamento del parco mezzi, è stato finanziato per il 42,3% con contributi pubblici; tale quota scende al 15,5% per RSU ed all’8,3% per l’idrico, mentre è praticamente pari a zero per le imprese del gas.

Il tema degli investimenti è quello che ha suscitato più ottimismo fra gli imprenditori rispetto alle previsioni per il 2015: il 60% delle imprese dei SPL ne prevedono una crescita, a fronte del 13,8% che ha aspettative di diminuzione e a poco più di un quarto orientate alla stabilità. Lo scenario è più equilibrato se riferito agli aspetti occupazionali (47,5% stabilità), con una prevalenza comunque ancora netta degli ottimisti (47,5%) ed una quota residuale (5%) di pessimisti. Il saldo fra aumenti o diminuzioni si riduce infine a circa otto p.p. se le previsioni 2015 sono relative al fatturato, con una ampia maggioranza (53,4%) di imprenditori che ritengono di consolidare andamenti sostanzialmente invariati.

Che fare? Ecco alcune proposte.

In linea generale possiamo dire che in Toscana il processo di esternalizzazione dei servizi pubblici locali a vantaggio di società di capitali distinte dalla pubblica amministrazione ma regolate da autorità pubbliche è iniziato negli anni Ottanta e di fatto si è ormai concluso. La scelta prevalente è stata quella del partenariato pubblico-privato (con qualche eccezioni di aziende rimaste interamente pubbliche), con l’affidamento tramite gara (di fatto in via di conclusione entro il 2015, a parte la rete di distribuzione del gas), e la definizione di gestori di area vasta, le cosiddette «Ato», e di autorità di regolazione pubbliche autorevoli.

Anche se non mancano «pulsioni» regressive di ritorno alla gestione in economia dei servizi (dalle società consortili all’acqua pubblica), di fatto questo modello toscano nei servizi a rete e a rilevanza economica è ormai consolidato ed acquisito dall’opinione pubblica. I processi di integrazione, nei prossimi mesi, andranno avanti, ma il modello non è in discussione. Si tratta di un modello che, nonostante molti detrattori ideologici, ha prodotto risultati positivi sia sulla qualità dei servizi sia sulla pubblica amministrazione, che ha potuto così ridurre la sua funzione operativa a vantaggio di un più importante ruolo di decisione politica, programmazione e controllo, riducendo i fenomeni di sotto finanziamento e disavanzi finanziari sommersi, e scoraggiando un uso politico e soprattutto elettoralistico di questi servizi come avviene stabilmente in molte regioni d’Italia.

  • Il settore dell’acqua, tra tutti i spl, è certamente quello su cui maggiormente si concentrano gli scontri ideologici e le posizioni precostituite. Proprio nelle ultime settimane, a seguito delle solite esternazioni ad effetto del sindaco di Livorno, l’argomento è balzato nuovamente agli onori della cronaca, anche grazie alle affrettate conclusioni tratte dal sindaco di Camaiore su una possibile sinergia tra ASA e GAIA. In realtà, proprio l’acqua rappresenterebbe il settore dove sono necessari maggiori investimenti, in modo da evitare l’altissima dispersione attuale ed il venir meno o la riduzione di rischi idraulici. L’obiettivo resta la realizzazione di un livello adeguato di investimenti per ammodernare e potenziare le reti e il contenimento delle tariffe, in modo da conferire al cittadino quello che realmente interessa: il miglior servizio possibile, al prezzo più contenuto possibile. Gaia, tra le sette aziende idriche toscane è l’unica ad essere in house e quindi totalmente pubblica, da sempre attanagliata da problemi strutturali, anche per scelte politiche discutibili da parte degli azionisti pubblici, ma anche per questioni tecnologiche ed organizzative di quell’area, come l’esclusione della città di Lucca, l’accorpamento di gestioni piccole e poco efficienti in un territorio molto vasto che va dall’Abetone a Viareggio passando per la Garfagnana e la provincia di Massa Carrara. Sebbene negli ultimi anni Gaia abbia compiuto importanti passi in avanti, deve essere per noi pacifico che le difficoltà di Gaia, così come quelle di ASA, debbano trovare soluzione nel progetto di integrazione regionale avviato nei mesi scorsi dalla maggior parte dei sindaci dei comuni capoluogo. Si tratta di un progetto teso a costruire un operatore di dimensioni almeno regionali da qui alla fine delle concessioni esistenti. Anche ASA dovrebbe andare in questa direzione, così come sta avvenendo per altri spl in Toscana. La fusione fra Gaia e Asa, invece, dovrebbe superare un ostacolo formale non piccolo,considerato che Asa è una società mista e Gaia è una azienda tutta pubblica in house, e le delibere di affidamento fanno riferimento a queste due diverse modalità di affidamento e andrebbero pertanto cambiate. Asa gestisce anche la distribuzione di gas, mentre Gaia invece è monoservizi idrica. Se Asa dovesse scorporare il ramo idrico sarebbe un ulteriore processo complesso e certo non breve, senza contare che il risultato conseguito sarebbe probabilmente solo parziale. Fino al 2017 Gaia ha un piano di investimenti di 103 milioni e Asa di 96. Il vantaggio di una eventuale fusione per il finanziamento di investimenti deriva soprattutto dal miglioramento del rating della nuova società rispetto a quelle precedenti, dovremmo quindi valutare se la fusione produrrebbe questo effetto. Una fusione più grande, che coinvolgesse tutti i gestori toscani, probabilmente otterrebbe un risultato in tal senso più incisivo.
  • Per quanto riguarda il gas la situazione è più problematica, in quanto a breve saranno indette le gare internazionali per l’individuazione dei nuovi gestori per la gestione e manutenzione delle rete del gas. Livorno e Lucca saranno le prime, presumibilmente a gennaio. Tutto questo significa che a seguito dell’aggiudicazione della gara potrebbero esserci dei diversi gestori del servizio al posto di quelli attuali, tra cui vi è anche ASA. In totale saranno svolte in Toscana 11 gare in 5 anni. Qua certamente le problematiche principali risiedono in questioni legate all’occupazione, e quindi sull’estensione della clausola sociale, oltre che su vari elementi accessori di tipo previdenziale. Potrebbero sicuramente verificarsi delle scalate anche aggressive e delle eventuali aggregazioni, con conseguenti risparmi per le imprese, ma allo stesso tempo potrebbero verificarsi conseguenze occupazionali, a livello di salari e di prestazioni accessorie. Compito delle amministrazioni sarà quello di vigilare sulla qualità del servizio. Sicuramente, anche qua, le economie di scala, e la facilità di accesso al credito potrebbero generare effetti positivi sulle tariffe finali dei consumatori.
  • Sul trasporto pubblico locale su gomma si è completato l’iter della gara europea per l’affidamento del servizio su tutto il territorio regionale. Si è risolto positivamente il confronto tra Regione e Autorità per la regolazione del mercato sulla procedura di gara unica regionale aperta per l’individuazione del gestore del servizio di trasporto pubblico su gomma. Lo scorso 21 aprile, con una nota a firma del segretario generale dell’AGCM, l’Autorità ha formalmente comunicato che, sulla base delle azioni indicate dall’Amministrazione regionale, sono venuti meno i dubbi concorrenziali formulati nel parere adottato dalla stessa Autorità, facendo venire meno i presupposti di una impugnazione della gara regionale dinanzi al Tar e disponendo di conseguenza l’archiviazione del procedimento posto in essere. Il procedimento era stato avviato dall’Autorità lo scorso 16 febbraio 2015, con una richiesta di chiarimenti e di integrazioni degli atti di gara, suggerendo un’adeguata proroga del termine per la formulazione dell’offerta. La Regione, oltre ad evidenziare tutti gli elementi che dimostrano assenza di violazioni della concorrenza, ha posto in essere una serie di azioni tese ad alleviare ulteriormente i possibili profili di criticità, in particolare per quanto attiene agli oneri finanziari conseguenti all’eventuale subentro di un nuovo operatore di tpl. A fronte di tutto ciò l’Autorità garante ha deciso di chiudere la procedura avviata. In conseguenza di tale decisione e tenuto conto delle modifiche concordate con il Garante, il responsabile del procedimento ha disposto un’ultima proroga del termine per la presentazione delle offerte. Alla fine sono statedue le offerte presentate per la gara di affidamento dei servizi di trasporto pubblico sul lotto unico regionale, individuando il futuro gestore del trasporto su gomma in Toscana, la prima è quella della cordata che fa capo a Ferrovie dello Stato e riunisce Tiemme, CTT, Cap e Busitalia-SitaNord e la seconda è quella organizzata dalla francese Ratp che attualmente gestisce la tramvia di Firenze. Il 21 di luglio è infatti scaduto il termine fissato nel bando per la presentazione delle offerte. Le offerte nominalmente sono di Mobit Scarl (dove Scarl sta per Società consortile a responsabilità limitata) e Autolinee toscane spa, azienda del gruppo Ratp Dev Italia. In questo caso gli effetti positivi per il cittadino saranno molteplici e più tangibili. Sicuramente i risparmi potranno essere molto cospicui, anche per le numerose efficienze che potranno prodursi, a partire da una migliore sinergia tra gomma e ferro, ma anche per una migliore gestione delle linee, potendo rimuovere inutili doppioni. Nel bando è inoltre previsto un notevole rinnovo del parco macchine. Anche in questo caso si potranno creare problemi di tipo occupazionale, che dovranno essere gestiti con grande impegno da parte della regione, comportando un forte sostegno ai lavoratori.
  • Infine, la nota più dolente, quella dei rifiuti. Il nostro territorio è incardinato all’interno dell’ATO Costa, che raggruppa le province di Massa Carrara, Lucca, Pisa e Livorno fino al Comune di Cecina oltre all’Isola d’Elba. E’ in corso anche qui la gara a doppio oggetto che dovrebbe individuare alla sua conclusione il gestore unico all’interno dell’ATO. Le problematiche che riguardano i nostri territori ineriscono in primo luogo le problematiche della Spa in house del Comune di Livorno A.Am.P.S. S.p.a., il cui bilancio 2014 non è stato ancora approvato e che presenta grossissimi problemi di liquidità. Oltre a ciò deve essere rilevato l’andamento ondivago della maggioranza in merito al destino della società, non essendo possibile al momento comprendere quale sia la volontà sull’ingresso o meno nel gestore unico. Questa incertezza è stata alla base delle gravi difficoltà in cui versa l’ASIU di Piombino, azienda ormai decotta, che adesso si trova in un limbo dove la conclusione più probabile sembrerebbe il fallimento ed il conseguente licenziamento collettivo dei dipendenti. Per A.Am.P.S. dovrà essere scongiurato questo evento richiedendo a gran voce l’ingresso di tutti i gestori del territorio (A.Am.P.S. e REA) nella costituita società d’ambito Reti Ambiente S.p.a. Al momento non è stata ancora svolta la valutazione da parte di un advisor prodromico all’ingresso. Una problematica di non poco conto riguarda la futura composizione societaria di Reti Ambiente, in quanto il percorso originario prevederebbe una società mista, dove il privato andrebbe individuato attraverso la gara europea. Il sindaco di Livorno si sarebbe espresso per la preferenza per una proprietà pubblica, seguito da altri sindaci di colore diverso; questo argomento dovrebbe essere posto in discussione, attraverso un approccio non ideologico, valutando le concrete utilità per la cittadinanza livornese, anche per contrastare il forte dinamismo del comune di Pisa, che al momento parrebbe aggiudicarsi la sede di Reti Ambiente, nonostante la carenza di impianti di Geofor ed il più limitato bacino di utenza.

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