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Finanziame​nto privato ai partiti e no profit: è tutto da rifare

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Con la vittoria di Matteo Renzi alle primarie per la segreteria del Partito Democratico il dibattito parlamentare sull’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti ha subito un’accelerazione non da poco.

Con fatica e con una serie di “stop and go” innumerevoli adesso pare, e sottolineo pare, che si sia arrivati in dirittura d’arrivo Si partì a fine 2011 con e si arrivò alla legge del 6 luglio 2012, n. 96 pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 9 luglio, quella che prevede:“Norme in materia di riduzione dei contributi pubblici in favore dei partiti e dei movimenti politici, nonché misure per garantire la trasparenza e i controlli dei rendiconti dei medesimi. Delega al Governo per l’adozione di un testo unico delle leggi concernenti il finanziamento dei partiti e dei movimenti politici e per l’armonizzazione del regime relativo alle detrazioni fiscali”.

Il testo approvato nel Consiglio dei ministri, come ha spiegato Letta, è praticamente identico a quello approvato a ottobre dalla Camera.

Mi auguro che con il nuovo iter legislativo non ci si porti dietro nuovi ritardi e rinvii.

Fra le altre cose, il provvedimento in oggetto ha fra i suoi fini quello di armonizzare il sistema di contribuzione ai partiti con quello del mondo no profit.

Il testo, così come lo conosciamo, non solo non centra il bersaglio ma addirittura rende più “appetibile” per il contribuente la sovvenzione ai partiti piuttosto che alle associazioni di volontariato e di ricerca scientifica.

Cosa prevede ad oggi il testo approvato dalla Camera? Prima di tutto un tetto sui limiti di spesa dei privati e delle società.

Tetti che andranno a scalare gradualmente nel corso dei prossimi tre anni: la percentuale in base alla capacità di raccolta dei bilanci dei partiti sarà nel 2014 del 15%, nel 2015 del 10%, nel 2016 del 5 per cento. Dal 2017 il limite alle donazioni diventa a regime e sarà di 300 mila euro per le persone fisiche e di 200 mila per le persone giuridiche (associazioni, società, fondazioni). Tetti che però non valgono in caso di lascito testamentario.

Dopo i limiti di spesa è previsto anche un sistema di detrazioni fiscali. Queste saranno del 37% per importi compresi tra 30 e 20 mila euro annui e del 26% per importi compresi tra tra 20.001 E 70.000 Euro annui. Detrazioni fiscali del 75%, per importi annui fino a 750 euro, anche per la partecipazione a scuole o corsi di formazione politica promossi e organizzati dai partiti.

Viene introdotto anche il famigerato 2×1000. A decorrere dall’anno finanziario 2014, con riferimento alle dichiarazioni dei redditi relative al 2013, ciascun contribuente può destinare il due per mille a favore di un partito politico che si sia dotato di statuto.

Una novità è rappresentata dalla possibilità di contribuire ai bilanci dei partiti con sms esenti da Iva attraverso un emendamento approvato in aula che prevede “la raccolta di fondi per campagne che promuovano la partecipazione alla vita politica sia attraverso sms o altre applicazioni da telefoni mobili, sia dalle utenze di telefonia fissa attraverso una chiamata in fonia”.

Se tutto questo rimarrà invariato anche al Senato si può legittimamente sostenere che dare soldi ai partiti sarà più conveniente che darli alle associazioni non profit

Chi donerà ai partiti, infatti, potrà avvalersi di detrazioni 37% fino a 20mila e del 26% da 20001, vantaggi fiscali fino a 12 volte superiori rispetto a quelli concessi a chi sostiene un’opera benefica, l’ambiente, la ricerca scientifica o la cura di un bene culturale.

Prima di tutto perché la percentuale di detraibilità sino ai 20mila euro è di gran lunga superiore (37% per i partiti, 26% per il non profit) e in secondo luogo perché per il non profit è previsto un tetto massimo di 2.065 euro per i partiti è previsto 10 volte tanto. Oltre questa cifra, niente detrazioni.

In pratica se io volessi donare ad un partito beneficerei di una detrazione pari a 6.500 euro se invece li donassi ad un’associazione impegnata nella lotta contro l’AIDS solo 542 euro.

Ai partiti andrà un sistema di vantaggi sulla detraibilità e di un 2×1000 senza tetto. A questo si deve aggiungere il furto, perché di questo si tratta, sul 5×1000 perpetrato ai danni del mondo no profit: il 5×1000 infatti varrà solo il 4 per mille per il tetto di spesa fissato a 400 milioni. Altri 300 milioni sottratti all’associazionismo e al volontariato.

Sono da sempre uno strenuo difensore dell’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti ma non per questo può andarmi bene un provvedimento che vada a discapito di una delle più grandi risorse di questo Paese: la rete di volontariato e associazionismo sociale che troppo spesso, e con fatica, si accolla l’onere di tappare le falle di un sistema di welfare del tutto insufficiente. Auspico che da qui all’approvazione definitiva del testo si possa arrivare ad una vera armonizzazione fra la contribuzione ai partiti e al mondo del no profit magari applicando al no profit le stesse “facilitazioni” di cui godranno i partiti.

 

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