Parliamo di politica, più o meno seriamente.

Dipende dal clima, siamo meteoropatici.

Parliamo di politica, più o meno seriamente.
Dipende dal clima, siamo meteoropatici.

De Bortoli e il nemico allo specchio

Condividi

Facebook
Twitter
Telegram
WhatsApp

Un blog che intende parlare di politica non può, a mio avviso, omettere di svolgere alcune riflessioni in merito all’editoriale di martedì scorso a firma del Direttore del Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli titolato “Il nemico allo specchio”

Credo che molti, oltre al sottoscritto, siano stati colpiti dalla non celata mancanza di diplomazia in questo attacco a Matteo Renzi da parte del giornalista milanese, generalmente noto per la sua pacatezza. Con pochi tratti, precisi, diretti, molto pungenti, ha delineato una quasi caricaturale figura del premier, capace sì di mostrare idee e coraggio, ma ipertroficamente rivolto a sé stesso, in quanto non solo colpevolmente incapace di contornarsi di una classe dirigente di livello adeguato a riformare il paese secondo quei canoni che lui stesso aveva impostato, ma addirittura ritenuto responsabile di aver selezionato i suoi più prossimi collaboratori quali figure apicali dei massimi organi dello stato secondo il criterio del “non far ombra al premier”, oltre ad una gestione quasi dittatoriale del consenso, fondato sulla “toscanità”.

Ritengo che questo quadro sia eccessivo e, per il momento, ingeneroso. Probabilmente De Bortoli non ricorda bene il passato del nostro paese, la caratura di chi ci ha governato nel passato, soprattutto prossimo, dove tutto sembrava consentito anche dalla stampa. Anche io personalmente ho avuto qualche dubbio, sia riguardo a certe figure che compongono ruoli di primo piano al governo, sia riguardo all’egocentrismo del nostro Presidente del Consiglio, ma non ricordo attacchi di questo genere nemmeno nei momenti più bui dell’ultimo ventennio. Certamente però questo editoriale è indice di un incantesimo che se non si è rotto, sta tuttavia mostrando delle crepe. Il direttore del principale quotidiano nazionale non si sarebbe mai preso la briga di prendere carta e penna per denunciare una situazione se non vi fosse un fondo di verità.

Il consenso diffuso attorno a Matteo Renzi, tuttora unica figura nel panorama nazionale capace di attrarre (e degna di) una qualche forma di interesse, sta in questo momento passando dall’essere pienamente incondizionato da parte dell’opinione pubblica, all’essere sotto osservazione. I grandi proclami riformisti dei primi giorni di governo, una sorta di decantata Blitzkrieg della Seconda Guerra Mondiale, stanno lasciando il passo a più ponderate riforme di largo respiro a immagine della guerra di trincea del primo conflitto globale. Il graduale rallentamento dell’azione di governo, in combinato disposto con i colpi di coda di una crisi che sembra non voler mai terminare, hanno fatto nuovamente cadere il cittadino medio in una sensazione di insicurezza. Non si capisce infatti, a dispetto delle chiarissime volontà, quale sia l’effettivo slancio capace di portare a termine un disegno che sembra sì di facile comprensione, ma di difficile trasposizione nei procedimenti richiesti dalla macchina dello Stato.

L’editoriale di De Bortoli, a mio avviso, nonostante l’irritualità e la forse eccessiva schiettezza, proviene comunque da chi ha a cuore il buon andamento di questo paese ed in particolare la sua ripresa economica. È secondo me opportuno che Matteo Renzi faccia tesoro di questa critica, probabilmente eccessiva, ma che guarda alle potenzialità ancora inespresse dell’Italia con rabbia, ma non con rassegnazione. De Bortoli è cosciente del fatto che Renzi sia il solo soggetto che possa traghettare l’Italia fuori dalla palude, per il ruolo in cui si è autoproclamato, per il credito di cui ancora gode, ma anche per le sue capacità, di cui implicitamente non fa mistero. Devono però essere introdotti dei cambiamenti. La squadra che ha avuto fino ad adesso al suo cospetto non è sufficiente. Ha avuto dei buoni cortigiani, ma adesso servono dei veri leader, servono dei soggetti che stimolino la rinascita di questo paese a partire da una valorizzazione dell’agire della pubblica amministrazione, a mio avviso primo punto all’ordine del giorno, poiché la burocrazia è il vero cancro di questo paese.  Occorre cercare di imparare le best practices dove le cose funzionano meglio ed applicarle. Punto. Non serve molto di diverso. Ma per fare ciò servono persone di qualità.

Mi auguro vivamente che Matteo Renzi abbia compreso la portata delle critiche mossegli e che le traduca in una forza costruttiva. Parte da un consenso personale che mai nessuno ha avuto, ha delle evidenti capacità, ha una visione di insieme. Probabilmente però dovrà cambiare il suo ruolo: da leader e miglior realizzatore della squadra dovrà trasformarsi nell’allenatore, così che il suo carisma potrà essere convogliato all’interno di tutta la squadra, ma che dovrà essere composta da veri campioni. Il suo, ma soprattutto il nostro futuro, dipende da come verranno affrontate le questioni rilevanti nei prossimi mesi. Una ricaduta nel baratro è sempre dietro l’angolo.

Ultimi articoli