Parliamo di politica, più o meno seriamente.

Dipende dal clima, siamo meteoropatici.

Parliamo di politica, più o meno seriamente.
Dipende dal clima, siamo meteoropatici.

Quali prospettive all’orizzonte della ricerca?

Condividi

Facebook
Twitter
Telegram
WhatsApp

Pochi giorni fa il neo-ministro dell’istruzione e della ricerca scientifica Giannini ed il commissario europeo alla ricerca Geoghegan –Quinn hanno presieduto nel nuovo MAXXI, il museo di arte contemporanea di Roma, il lancio in Italia del programma europeo Horizon 2020, dedicato a finanziare a fondo perduto la ricerca e l’innovazione.

Horizon 2020 ha un’ importanza cruciale per lo sviluppo della ricerca ed in senso generale per tutto lo sviluppo dell’Ue e i numeri lo dimostrano, sono stati stanziati per il programma più di 70 miliardi di euro.

Perché l’Ue ha deciso di puntare adesso più che in altri periodi di programmazione su innovazione e ricerca?

Per descrivere le prospettive future dell’Ue si è spesso fatto riferimento all’immagine dell’Europa come laboratorio e non come un museo da preservare nella sua interezza.

L’unica occasione per poter rendere l’Europa un luogo animato di idee e non un mostro “buono” inamovibile, come lo ha definito Hans Magnus Enzensberger, è quello di concepirla proprio come un laboratorio di idee da realizzare.

Fino al ventesimo secolo il primato europeo nel campo della ricerca e dell’innovazione era indubbio, ad insidiarlo sono stati nel dopoguerra gli Stati Uniti e da pochi anni la Cina e l’India che hanno spostato il baricentro ad est.

Se guardiamo ai numeri il PIL che gli Stati europei hanno dedicato alla ricerca negli ultimi 4 anni è stato molto più basso rispetto a quello di Usa, Giappone,e Cina. L’ Ue il 2%, Gli USA il 2,68% ed in Giappone il 3,3%. Nelle aziende private gli investimenti in ricerca non sono stati affatto più cospicui in quanto le percentuali erano ancora più basse, 1,23% in Ue 2,2 in Usa e 2,7 in Giappone.

In questo quadro è nato il programma europeo dedicato al sostegno della ricerca e innovazione Horizon 2020.

Horizon è l’unico programma europeo a cui sono state attribuite più risorse rispetto a tutti gli altri programmi, tagliati in virtù di decisioni prese in sede di Consiglio dell’Unione dai paesi del nord Europa, che hanno manifestato la volontà di ridurre le risorse settennali nella programmazione dei fondi comunitari per tutte le politiche tranne che per la ricerca.

Questa scelta rappresenta da un lato l’affermazione di una concezione europea conservatrice poiché taglia parte del bilancio a favore di politiche dedicate al lavoro e alle sovvenzioni alle imprese, da un altro lato denota la forte attenzione che l’Europa pone sul fattore dell’innovazione e della ricerca.

Il programma ha avuto inizio il 1 gennaio 2014, durerà 7 anni fino al 2020 più due anni addizionali per completare i progetti cominciati nell’ultimo anno.

Horizon 2020 si divide in tre pilastri specifici e riunisce i due programmi che nella precedente programmazione si occupavano di innovazione e ricerca cioè il Settimo programma quadro per ricerca e sviluppo tecnologico e il programma per la competitività e l’innovazione.

Il primo pilastro “eccellenza scientifica” è dedicato principalmente alle università, e ai centri di ricerca. Ha l’obiettivo rafforzare la posizione globale dell’Ue nel campo della ricerca e dell’innovazione.

Il secondo pilastro “leadership industriale” presenta tra le priorità quella di favorire gli investimenti delle imprese che decidono di sviluppare tecnologie altamente innovative attivando business plan e strategie per diventare aziende leader nel proprio settore.

Il terzo pilastro “sfide sociali” copre attività che vanno dalla commercializzazione dei prototipi sviluppati alla redazione di un business plan per la commercializzazione, alla diffusione di progetti pilota e simulazioni.

Spero vivamente che questo periodo di programmazione rappresenti un forte cambiamento rispetto al passato e che pertanto le risorse messe a disposizione non vadano perse a causa di ritardi, procedure estenuanti, oppure che vengano accantonate buone idee semplicemente per la mancanza del presidio finanziario dello Stato su progetti di importanza cruciale. Troppo spesso in questo Paese ci hanno abituato a temporeggiare, a non avere una idea di fondo, a non programmare le attività e le risorse.

Rimane infine il forte auspicio che questo programma agisca in sinergia con le altre politiche, per rendere l’Ue maggiormente disposta all’innovazione di cui ha un fortissimo bisogno.

Ultimi articoli