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“Ce lo chiede l’Europa”

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Non tutti lo sanno (e questo già la dice lunga) ma il 25 maggio, oltre che per le amministrative, si voterà anche per le elezioni europee.

È evidente che questo appuntamento in Italia è un grande test , ma la vera sfida non è quella “Destra VS Sinistra” bensì “Più Europa vs Basta Europa”

Nonostante l’Italia sia uno dei paesi fondatori e la patria di Altiero Spinelli non si può certo dire che si sia diffuso un sentimento europeista nei cittadini.

I motivi senza dubbio sono molteplici: da una parte il fatto che in questi anni l’Europa, guidata in gran parte da governi reazionari, è stata sempre più sinonimo di rigore e sempre meno di Welfare ed eguaglianza. Dall’altra c’è però da dire che in Italia una buona parte della responsabilità è proprio dei partiti e dei governi nazionali.

L’Europa in Italia è stata trattata in questi anni, in particolare dal Governo Berlusconi, come il caprio espiatorio da incolpare quando aumentavano le tasse o quando c’era da prendere decisioni impopolari. Il Parlamento Europeo, inoltre, è stato utilizzato dai partiti come esilio per personaggi politici da allontanare dalla scena nazionale.

Infine, il diffondersi di movimenti antipolitici come la Lega prima e il M5S poi, ha alimentato l’idea che niente è più “casta” e “burocrazia” lontana dai cittadini come il colosso europeo.

Lasciando perdere i giudizi personali su questo atteggiamento, credo sia importante far capire ai cittadini, soprattutto a quelli giovani, che l’Unione Europea non è solo il gigante burocratico che viene descritto. L’Unione Europea è nata con una visione che si ispira a principi di equità, di integrazione, di diritti e di pace. L’Europa è quella dell’Erasmus , ovvero l’idea di un unico grande stato culturale dove i giovani possono viaggiare e formarsi.

L’Europa è quella del Fondo Sociale Europeo ,quella che ha permesso alle Regioni e allo stato in questi anni di offrire incentivi per la formazione, il lavoro, l’imprenditoria, la mobilità e il welfare. L’Europa è e deve essere vissuta come un’opportunità, non come un nemico.

Quello che auspico è che queste elezioni e questa nuova stagione politica europea riescano a restituire quel sentimento e quello spirito con cui è nata. Spero che ci saranno meno rigore e burocrazia ma più idee “europee” sull’ambiente, l’integrazione, l’innovazione tecnologica, l’occupazione e i servizi alla persona.

Spero che non arrivino al Parlamento Europeo deputati scartati dalla scena nazionale ma persone capaci che siano in grado di rappresentare le esigenze del proprio paese.

Spero insomma che nei prossimi 5 anni i governi nazionali la smettano di dire “Ce lo chiede l’Europa” e inizino a dire “Noi europei vogliamo”.

Per fare questo, forse, occorre allontanarsi dalla visione europea di Angela Merkel e tornare a quella di Altiero Spinelli.

“Il politico è sempre un uomo che lotta per il potere, ma Spinelli non voleva il potere per soddisfazione personale, lo voleva per realizzare una visione storica […]. Lui era convinto che l’Europa sarebbe guarita e rientrata nel grande corso della storia solo attraverso l’unione e che l’unione poteva avvenire solo attraverso una federazione, perché la confederazione sarebbe stata divisione. E lui ha fatto politica per servire questa convinzione, quindi era un politico nel senso superiore della parola”. (Intervista con Mario Albertini del 26 febbraio 1992 pp. 29-30 citata in “Spinelli vivo nel centenario della nascita” di Maria Grazia Melchionni)

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