Parliamo di politica, più o meno seriamente.

Dipende dal clima, siamo meteoropatici.

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Premesse, modalità e contenuti della manovra Nogarin. La rincorsa e la stangata delle tasse

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Vi pubblico il testo integrale del mio intervento di ieri in Consiglio Comunale. Qualcosa ho dovuto scorciare, qualcosa ho fatto a braccio. Una seduta surreale in cui per tutta la mattina e la notte il Movimento 5 Stelle e la giunta non hanno interloquito. Nessun intervento, nessuno risposta alle nostre domande e alle nostre proposte. Niente. Un monologo imbarazzante anche per noi che abbiamo dovuto sostenerlo. Alla fine, la scelta di uscire dall’aula al momento del voto finale. Senza confronto e dibattito, svanisce la democrazia.

Intervento.

Con queste sedute del Consiglio Comunale possiamo dire che ci siamo. Possiamo materialmente segnarcele sul calendario come promemoria. Con oggi comincia davvero per i cittadini livornesi la stagione a 5 Stelle. Mi permetterete una battuta, un punto di vista personale: purtroppo.

Il motivo è semplice. Non lo invento io. Con un normale bilancio di previsione si autorizzano le spese che i singoli assessorati potranno sostenere e si identificano adeguate coperture finanziarie attraverso la programmazione delle entrate. Ma con il primo bilancio di previsione di una nuova giunta, tanto più se in discontinuità politica con le precedenti, si definisce il programma per il futuro e senza scuse si prende possesso della cosiddetta macchina amministrativa. Ora ci siete voi al comando. L’anno prossimo approverete il consuntivo di questo bilancio e l’anno prossimo vi potremo giudicare su quanto avrete o meno realizzato. Ma intanto siamo qui a dibattere sul come lo volete realizzare. Ed è evidente che per noi state scegliendo la strada peggiore. Fino ad oggi l’alibi più utilizzato è stato quello del poco tempo a disposizione (siamo qui da 100 giorni, siamo qui da 6 mesi) e dell’aver ereditato alcune scelte politiche. Ora, stranamente, il tempo è bastato eccome e siamo qui a fare una rincorsa immotivata per approvare un bilancio che comporta scelte che legheranno la città in maniera pesante.

Per cui voglio soffermarmi su alcune premesse politiche, sulle modalità per cui siamo qui oggi e sui contenuti della manovra.

Premesse politiche

Questo mese e mezzo è stato pesante. Dall’opposizione si è avuta la sensazione che la discussione dovesse vertere solo sulla polemica, quasi a far dimenticare che al governo di questa città ci siete voi.

Prima avete provato a dare le colpe delle vostre decisioni alla vecchia amministrazione tirando fuori la questione del bilancio pluriennale per denunciare una sorta di freno che avete ereditato. Una questione che è apparsa subito discutibile. E’ bastato ricordare che i bilanci triennali hanno una valenza meramente contabile ma possono e devono essere rivisti e corretti secondo scelte politiche per ogni esercizio finanziario. Così è sempre stato. Un fuoco di paglia che avete prontamente abbandonato, probabilmente rendendovi conto che era un terreno scivoloso sul quale continuare o vi siete resi conto dell’inconsistenza della giustificazione.

Poi avete spostato l’attenzione sul tema del debito delle partecipate. Una nota del Movimento, non ho mai capito se del Gruppo, di qualche consigliere o di uno dei vostri meet up dichiarava 200 milioni di debiti. Cifra che è poi scesa durante la commissione che si è svolta alla presenza dei sindaci revisori a 99 milioni. Per poi, prendendo a riferimento le controllate, scendere ancora ed arrivare intorno ai 60 milioni. Con questo non voglio dire che il problema non esista, ma tra 60 e 200 milioni capite bene che c’è una differenza non di poco conto. Non vorrei che si sia trattato di un’arma di distrazione di massa, come del resto lo è stata la polemica che avete innestato sull’albero di Natale. Brutta pagina politica quella che mette insieme il finanziamento all’Istituto Mascagni con le poche migliaia di euro per la realizzazione dell’albero. Questione che infatti poi si è risolta, non era evidentemente così impossibile, ma della quale sono rimaste polemiche che potevamo risparmiare alla città.

Comunque la si voglia raccontare, o come ci si sia arrivati, oggi siamo qui a vedere voi alla prova. Dovremmo sperimentare quella ventata innovativa che avete promesso in campagna elettorale. Il vostro programma recitava: “Riduzione del carico fiscale sul lavoro e sulle pensioni nel tentativo di ridare impulso ai consumi e in ogni caso di alleggerire la pressione fiscale del Comune sui propri cittadini”. Mi pare proprio che in soli 6 mesi siate riusciti a ribaltare la situazione.

L’ultima doverosa premessa: la situazione degli enti locali e del paese non è facile. Lo sappiamo bene. Questa lunga crisi ha messo in ginocchio il sistema Italia che già viveva in un contesto, quello europeo, subendo fortemente il tema della competitività. Per cui amministrare oggi un territorio non è semplice. Si riducono i trasferimenti di Stato e Regioni, aumentano i bisogni dei cittadini. Questo purtroppo avviene ormai da qualche anno e penso che basti guardare i numeri per rendersi conto che negli anni passati si sono vissuti momenti peggiori. E’ la risposta che in passato è stata diversa. Si è cercato di fare il possibile e qualche volta nonostante tutto non ci si è riusciti. Voi invece ci avete presentato una situazione che sembrava immodificabile, sospinta da una fretta che non ha più ragione d’essere, per poi con qualche emendamento, dare ad intendere che le soluzioni ci potrebbero essere.

Modalità

Da questo ultima frase, mi ricollego all’aspetto delle modalità che state usando. Perdonatemi ma pare evidente a tutti, anche ad un commentatore occasionale, che la vostra è una rincorsa dal sapore della sfida o del braccio di ferro col governo. Ma se questa aveva una qualche vaga possibilità di funzionare, oggi è minata gravemente da due novità dell’ultima settimana. La proroga che permette agli enti locali di chiudere i bilanci il 31 marzo e il blocco delle aliquote di Tasi ed Imu previste nella legge di stabilità che è in questo momento in discussione alla Camera dei Deputati. Vi abbiamo presentato anche una mozione al riguardo che è stata prontamente da voi respinta all’inizio della seduta.

Che senso ha allora questa rincorsa? Non lo abbiamo sentito dire dal Sindaco, non lo abbiamo sentito dire dai consiglieri della maggioranza. Un silenzio assordante durante tutta la giornata. Perché caricare i cittadini livornesi di un livello di tassazione superiore sapendo che questa va contro la legge dello stato? Non vorrete davvero dire che siccome il bilancio è stato approvato un’ora prima o mezza giornata prima della legge di stabilità allora il governo ha il dovere di compensare le mancate entrate che il comune dovrà sopportare? E’ il gioco di chi mente sapendo di mentire. E purtroppo porterà questa città ad avere uno strumento approvato che tra poche ore sarà già da rivedere.

Per cui la modalità ci preoccupa, tanto quanto le premesse.

Contenuti

Sui contenuti sono diversi giorni che vengono raccontante cifre e percentuali. Una sintesi puntuale ci dice che per la tassazione stimate un aumento di 11 milioni di euro per le casse del comune. Effettuate tagli sul fronte dei servizi a per un totale intorno ai 5 milioni di euro. Tagli lineari nella misura dell’8% a tutti i capitoli, salvo applicare un 4% al sociale ed un 2% alla scuola. Inoltre tra riduzione della lotta all’evasione e dai proventi delle contravvenzioni si arriva ad un’altra mancata entrata di circa 4 milioni. La questione delle multe merita un approfondimento: i dati allegati al bilancio ci parlano di una riscossione avvenuta di 11 milioni sia nel 2013 che nel 2014. Voi riducete questa stima a 7.700.000 per poi ora con un emendamento alzare a 8.200.000. E’ stato usato l’argomento dell’aver effettuato una scelta prudenziale per non stimare al rialzo questa posta in entrata. Vero se non fosse che gli 11 milioni sono una cifra che ormai si è consolidata negli anni, una sorta di dato storico e presumibile.

La somma tra riduzione della spesa con i tagli ai capitoli, le mancate entrate che stimate al ribasso (multe, evasione) e l’aumento delle tasse, fa oltre 2o milioni di fabbisogno. I trasferimenti minori ed i tagli previsti dalla legge di stabilità che sono indicati nei rapporti che ci avete consegnato sono inferiori ai 10 milioni.  Dunque è proprio vero che oltre il 50% della vostra manovra di bilancio è fatta per realizzare il vostro programma e non per coprire i mancati trasferimenti che riceverà il Comune. Non raccontiamoci la storia del Governo o della regione cinica e bara perché di una manovra così pesante non c’era bisogno.

Potevate dunque intervenire in maniere differenti: ulteriori interventi qualitativi sul versante della spesa, la tanto amata spending review, entrate di natura straordinaria, costi della politica.

Avete scelto la maniera peggiore. Aumentare le tasse. Tagli a tutti i capitoli di bilancio, nessuna spending review. Ridurre la lotta all’evasione e a chi viola il codice della strada lascia il fianco all’idea che i furbi, alla fine la facciano vinta. Violando il principio che dovrebbe ormai essere consolidato del “pagare meno, pagare tutti”

C’è poi il capitolo dei costi della politica. Che fine ha fatto la battaglia campale, quasi identitaria per voi? Non c’è nessun atto significativo. Anzi. Non c’è il taglio delle indennità della giunta, sono comparsi i rimborsi spese, vi abbiamo contestato pubblicamente la questione dell’auto blu, il fronte delle assunzioni vede vicende come quella del direttore generale o come la previsione di assunzione di due dirigenti. Di questi soggetti misureremo il reale grado di incisività, probabilmente di alcuni di questi potevamo fare a meno riorganizzando la macchina amministrativa.

Nei rapporti allegati al bilancio e guardando i numeri si leggono alcune criticità, che sono scritte nero su bianco: riducete le spese in particolare su ordine pubblico e sicurezza, sul sociale (noto alle cronache) e su trasporti e diritto alla mobilità. Nota all’apparenza positiva: aumentano le risorse destinate all’ambiente, peccato che sia un dato che è gonfiato dai 4 milioni di aumento Tari e quindi pagato da cittadini ed imprese.

Qualche valutazione sul PTF di Aamps e sulla Tari

C’è una scelta a monte che comporta l’aumento della tassa sui rifiuti. E’ la scelta di ribaltare la morosità, i crediti inesigibili Tia, sulle utenze virtuose. Quello che è discutibile è che ciò avvenga senza una verifica qualitativa che indichi da dove provengono questi crediti inesigibili. Che vuol dire fare un’analisi seria della morosità, provando a separare quella componente che è di sopravvivenza su cui intervenire in maniera accurata da quella ben più grave dei furbi su cui intervenire duramente. Ribaltare i crediti Tia in tariffa è possibile per legge, nessuno lo nega, ma significa che a subire l’effetto di chi non ha pagato in passato saranno quelli che già pagano nel presente. E purtroppo questa è una misura che nel PTF è prevista per i prossimi anni, non solo per questo.

C’è poi un problema che ci portiamo da lontano e del quale, va ammesso, non siete i primi responsabili: la ripartizione del 51,5% di questa tassa sulle utenze non domestiche. Ogni anno la situazione, in tempi di crisi, peggiora da sé. Essendo questa una percentuale che rimane fissa sull’ammontare totale della tassa, capite che se le aziende chiudono, quelle rimaste in vita si trovano a pagare tutte di più, ripartendosi quel totale. Serve una seria analisi che rimoduli correttamente questa tassa. Prendiamoci il tempo per farlo.

Ma l’aumento della Tari, senza un piano industriale nuovo per AAMPS, è un cane che si morde la cosa. Ptf e Tari non possono fare da sole la premessa. La premessa dovrebbe essere quale futuro dare a questa azienda. Quale idea sulla gestione del ciclo dei rifiuti? Di questo non abbiamo traccia, ma molta confusione. Cito tre esempi pratici.

Il termovalorizzatore. L’assessore oggi ci ha in maniera simpatica raccontato una storia, ascoltata nei suoi trascorsi in Europa, come metafora dell’incenerimento: la teoria della melanzana. Livorno, mi si permetterà un’analoga battuta, rischia di diventare il racconto della teoria del cacciucco. Perché? Perché si mescola insieme di tutto e di più. Da un lato l’obiettivo che dichiarate a fasi alterne è quello di bloccare il nostro Tvr. Sicuramente di fermare la realizzazione della terza linea, cosa che vi ricordo comporterà l’inserimento dei costi di progettazione a perdita di esercizio. Altri costi per il futuro bilancio dell’azienda. Dall’altro lato però stimate nel PTF i benefici e traete vantaggi dall’utilizzo del TVR. Inserite nella famosa tabella che stima i costi ed i risparmi per quantificare la Tari quasi 800mila euro di entrate garantite grazie al progetto di autoconsumo dell’energia prodotta dal TVR. Ricordate che è un impianto che non brucia solo i nostri rifiuti, ma anche qualcosa in più da fuori città, e che questo produce entrate positive per l’azienda. Infine, si nota con piacere che anche voi riconoscete il corretto funzionamento e la sicurezza del nostro impianto: “il sistema di trattamento, controllo e monitoraggio delle emissioni gassose delle due linee ha garantito e garantisce valori dei componenti inquinanti nelle emissioni abbondantemente al di sotto dei limiti imposti dalla normativa, come confermato dai controlli strumentali, effettuati in continuo, ed analitici, effettuati periodicamente anche in contraddittorio con le autorità competenti”.

La raccolta differenziata. Ci troviamo d’accordo sugli obiettivi che l’Europa e la regione prevedono. Lo siamo sotto il profilo culturale. Ma poi c’è il come evitare che un meccanismo virtuoso gravi eccessivamente, dal punto di vista dei costi, sul tessuto sociale e produttivo. Come inserite nel Ptf la raccolta differenziata, questa aumenta i costi per l’azienda. E’ indicato nel piano che ci presentate. Il porta a porta, ci dicono le proiezioni, che arrivi a costare tra costi per investimento (una tantum) e costi del servizio circa 2,5 milioni di euro ogni 20mila abitanti. Infatti mi pare di aver capito dall’assessore all’ambiente Gordiani che arriverà uno stop di un anno su questo fronte. Intendo sull’estensione del Porta a porta. Aggiungo la domanda più evidente:  senza ricicleria o impianti di trattamento dell’umido come si completa il ciclo dei rifiuti e come si abbattono i costi per l’azienda?

Terzo tema è l’ingresso o meno in Reteambiente. Quali economie di scala perderemmo con una mancata adesione? I confini territoriali ridotti in cui opera e la dimensione della nostra azienda sono elementi che limitano Aamps. Completare il ciclo dei rifiuti in ambito Ato era il modo per supplire anche alle richieste impiantistiche.

Non vorrei che queste scelte che comportano aumenti dei costi gravino solo sui cittadini. Non dovrebbero gravare su un piano industriale che riorganizzi l’azienda nel profondo?

Le imprese…i posti di lavoro

Voglio avviarmi alle conclusioni con il racconto di una persona a me molto cara. Il tema è quello della piccola impresa. Queste sono le parole che mi ha scritto, come testimonianza. Come monito per le discussioni che tal volta facciamo qua dentro, spingendoci a riflettere sul fatto che abbiamo a che fare con il mondo reale.

“Poniamo il caso che hai (avevi) una piccola azienda che va bene. Sei stato anche sempre diligente e preciso con il pagamento delle tasse e dei contributi dei tuoi dipendenti. Insomma, tutto in regola. Ad un certo punto della storia arriva la crisi e la tua azienda va in difficoltà. Ma siccome tu sei stato diligente, magari hai messo via qualche risparmio. Quindi, sostieni l’azienda come giusto che sia, anche perché pensi che la crisi sia passeggera e destinata a risolversi in breve tempo. C’è un problema, però. Ossia che la crisi, anziché durare solo qualche trimestre, si protrae per diversi anni, peraltro aggravandosi. Ma tu non molli, perché ne fai una questione di orgoglio e di buon nome. Magari quel buon nome della tua famiglia, magari di tuo nonno o di tuo padre che, con tanto sacrificio, avevano creato quell’azienda pensando che un giorno saresti stato tu a gestirla e a fare da timoniere.

Proprio per questo, in questi anni di crisi, finanzi l’impresa consumando tutti i tuoi risparmi. Ma non basta. I tuoi clienti ritardano sempre più i pagamenti o peggio ancora i tuoi clienti spariscono. Alcuni di loro falliscono e i tuoi crediti diventano carta straccia. E le tasse aumentano, andando a gravare sempre di più proprio sull’impresa, come se questa avesse spalle tanto larghe da poter sopportare tutto. Come se l’impresa fosse un qualcosa di etereo, che si può spersonalizzare. Ma dietro l’impresa, e stiamo parlando di quelle piccole e medie, c’è quel tessuto di dipendenti e famiglie che sopravvivono in un territorio in cui la grande industria sta sempre di più scomparendo.

Per sistemare i buchi che si stanno aprendo, avendo esaurito i risparmi, non hai altra via d’uscita che finanziarti non pagando le tasse. Quindi non versi l’IVA, l’Irpef dei tuoi dipendenti, non paghi la Tari. Cerchi di tappare i buchi come puoi. Ma poi i buchi diventano voragini. La tua banca storica si fa sempre più insofferente nei confronti della tua posizione vedendo che il tuo business non è più profittevole e altre banche ti rifiutano nuove linee di credito. Si arriva a richiedere la firma di garanzia dei tuoi famigliari, l’ipoteca sugli immobili.

I debiti tributari aumentano. Li rateizzi, con annesse sanzioni e interessi. Ma arriva un momento in cui non riesci più a pagarli. Ormai sei con l’acqua alla gola e decidi che se non vuoi mandare a casa i tuoi dipendenti e vuoi far continuare la tua attività pagando i fornitori, te ne freghi degli avvisi e delle tasse. Ma alla lunga, ricevi l’istanza di fallimento e la tua azienda, magari di famiglia, è andata insieme ai posti di lavoro.”

Certo, non voglio dire che tutti si comportano così, ma questi sono senza dubbio i problemi dell’oggi.

La conclusione è breve e semplice

Non votiamo oggi. Prendiamoci tempo. Facciamo un’analisi qualitativa, facciamola insieme. Perchè se per fare la rivoluzione programmatica che avete promesso, ma della quale non c’è traccia ad oggi, prevedete solo di tassare, tagliare servizi, ridurre la lotta ai furbi e aumentare le tariffe, questa non è una rivoluzione programmatica, ma è la pietra tombale su questa città

Questa è una manovra non necessaria.

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