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L’economia nella Provincia di Livorno. Alcuni dati per capire dove viviamo (Parte 1)

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Ci troviamo ormai a pochi mesi dall’indizione delle elezioni amministrative, le quali porteranno al rinnovo delle giunte e dei consigli di molti dei comuni della nostra provincia, tra cui il capoluogo e, probabilmente (ma il condizionale è d’obbligo vista la fumosa qualificazione istituzionale che per il momento viene data), anche dell’ente provinciale stesso. Ritengo pertanto opportuno svolgere, in parallelo al focus sui servizi pubblici locali già iniziato, un approfondimento sullo stato di salute dell’economia nei nostri territori, basandomi prevalentemente su un’analisi dei dati raccolti dal Centro Studi della Camera di Commercio e diffusi in occasione dell’undicesima Giornata dell’Economia del giugno scorso.

Nell’annuale lavoro svolto dall’azienda speciale della C.C.I.A.A. vengono mostrati i dati raccolti su diversi settori dell’economia reale, indicando una fotografia della situazione attuale, comparabile diacronicamente con gli anni passati in modo da evidenziare evoluzioni o involuzioni e segnalando le tendenze che appaiono dai dati economici per i mesi successivi e che dovranno poi essere valutati concretamente.

E’ quindi un quadro reale, non sono elucubrazioni da campagna elettorale. Questi sono i dati che si ritroveranno in mano i futuri amministratori e su cui saranno chiamati a fare delle scelte. Dalla corretta analisi di questi dati (frutto peraltro della sinergia del Centro Studi con i più importanti istituti di statistica regionali e italiani, alcune università e altri enti pubblici) e dalle conseguenti misure che verranno prese, la politica e l’intera classe dirigente livornese potrà indirizzare, al netto di eventi futuri e incerti, i nostri territori verso un futuro prospero o meno.

Una premessa è d’obbligo: il quadro delineato non è assolutamente roseo. Il rischio di un’ulteriore contrazione della produzione di valore aggiunto ( includendo la produzione industriale, artigianale e dei servizi, gli addetti e gli ordinativi) è dietro l’angolo. Le previsioni, dal 2011 in poi, sono state costantemente e inesorabilmente viste al ribasso e il c.d. outlook per il 2014 non è al momento positivo, prevedendo anzi nei nostri territori una condizione peggiore del resto del paese, indicando come concausa quell’instabilità politica nazionale che incide da noi ancora di più che in altre aree del paese, soprattutto per il bisogno di infrastrutture che ci attanaglia e per la mancanza di una incisiva politica industriale, elementi che richiedono evidentemente una gestione a livello statale. Viste le novità delle ultime ore non può che aumentare un senso di preoccupazione dove ancora una volta, per gli interessi del singolo è l’intero paese a doverne subire forti conseguenze, rischiando di non intercettare quella ripresa che piano piano sta emergendo all’interno del Mercato Comune. Il timore principale è che la crisi strutturale che si sta determinando si trasformi addirittura in una crisi sociale, di cui i primi effetti stanno cominciando ad emergere.

Possiamo delineare un sintetico quadro generale della Provincia di Livorno, quello che viene definito dallo stesso Centro Studi il 2012 “in pillole”.

Nell’anno 2012, rispetto al precedente, presentano dati negativi il numero delle imprese attive totali (-1,0%) e di quelle artigiane (-1,5%), la produzione manifatturiera (-9,8%), la movimentazione portuale (-7,6%), le vendite al dettaglio del commercio (-6,3%) ed i flussi turistici (-2,3% gli arrivi e +3,5% le presenze). A bilanciare si riscontra il dato positivo del commercio con l’estero, che conclude l’anno con +9,4% dell’export e +3,8% dell’import.

La forza lavoro è costituita da quasi 156.000 unità, tuttavia, gli occupati sono solamente 134.000, con un basso tasso di occupazione nella fascia 15-64 anni nel IV trimestre 2012 (60,1%) addirittura in calo rispetto al II trimestre (62,7%).

I disoccupati residenti in provincia di Livorno al 31/12/2012 sono oltre 12.000, rappresentando l’8,2 % della forza lavoro provinciale, di cui oltre il 32% sono giovani tra i 25 ed i 34 anni, peggior risultato dell’Italia Centrale.

A fine anno si è registrato un aumento dei depositi bancari relativi a famiglie e, in minor misura, delle imprese, a fronte di un sostanziale stallo nell’erogazione del credito. Questo dato, apparentemente positivo, in realtà, come suggerisce lo stesso Centro Studi, non è altro che una diminuita propensione al consumo da parte delle famiglie e all’investimento delle imprese, comportando uno stallo quando non una contrazione dell’economia. In aumento, invece i volumi delle sofferenze bancarie, che mostrano notevoli incrementi rispetto al 2011.

Come dicevo poco sopra, l’analisi da cui attingiamo i dati è stata indirizzata per settori; nelle prossime uscite cercheremo di replicare, anche se in ordine sparso, quella partitura, analizzeremo tali settori e proveremo a dare delle indicazioni su cosa ci piacerebbe che i futuri sindaci facessero. A conclusione di questo lavoro potrebbero sorgere degli interessanti suggerimenti per i programmi dei futuri sindaci, soprattutto se dal pubblico giovane a cui questo blog si rivolge giungessero dei commenti interessanti.

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