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Il blocco della Chiccaia va demolito

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Martedi nel Comune di Livorno si è tenuta una protesta da parte di una settantina di inquilini insieme al sindacato Asia-Usb, durante la quale sono state chieste le dimissioni dell’Assessore al Sociale del Comune di Livorno, Ina Dhimgjini. Causa di ciò, la decisione ufficializzata qualche settimana fa da parte della Giunta di demolire, una volta svuotato di tutti gli inquilini, il “Blocco della Chiccaia”, nel quartiere Shangai.

Il complesso abitativo, costruito nel 1932, è stato dichiarato inagibile nel 2012 e da allora sono state accelerate le procedure per velocizzare l’attuazione del Piano di Recupero del quartiere, che prevedeva la costruzione di ulteriori complessi abitativi (“Isolato Giardino” nel quartiere Corea e un altro a Padula) all’interno dei quali spostare gli inquilini di “Chiccaia” che, una volta svuotato, sarebbe stato successivamente abbattuto per permettere la costruzione di un altro complesso abitativo. Operazione che doterà il quartiere di un nuovo immobile che sicuramente non presenterà le stesse carenze sia in termini infrastrutturali che di legge.

Affronto questo tema con cognizione di causa, perché vivo il “Blocco della Chiccaia” da 4 anni e posso assicurarvi che svuotarlo degli attuali inquilini per darlo a tempo indeterminato a nuovi sarebbe una (non)soluzione priva di senso, oltre che quanto di più lontano dalla volontà di dare a delle famiglie un tetto dignitoso sopra la testa. Non posso inoltre che considerare quantomeno spocchioso il tentativo di arrogarsi il diritto di decidere che gli appartamenti, fossero anche in condizione di essere abitati, vengano dati alle famiglie attualmente residenti presso l’ex Caserma Del Fante, ignorando così le graduatorie di assegnazione uscite ad inizio anno.

Sono da sempre vicino a chi si mobilita per difendere un diritto, a maggior ragione se manifesta il proprio dissenso mantenendosi dei limiti della civiltà. Lo sono meno nei confronti di chi, pur mantenendosi entro tali limiti, lo fa cercando soluzioni che calpesterebbero i diritti altrui. Al momento quelli dell’ex Caserma si sono limitati a protestare in maniera civile sia ieri che qualche settimana fa presso gli uffici della Casalp (l’ente che gestisce le case popolari a Livorno), ma lo hanno fatto partendo dal presupposto che spetta a loro e non alle graduatorie del Comune decidere chi ha più diritto di avere una casa quanto prima.

Inoltre l’alternativa spinta da chi protesta all’assegnazione di tali alloggi, è quella di “sfondare” gli appartamenti svuotati e quindi murati. Facendo così si passa da una protesta sacrosanta come quella per il diritto ad avere un tetto sopra la testa alla mera protesta fine a se stessa che non porta a nessuna soluzione, solo sconquasso. Come ad aprile dell’anno scorso, quando sempre i soliti soggetti, con una protesta analoga, occuparono gli alloggi di Via Giordano Bruno, anch’essi come “Chiccaia” appena svuotati e in attesa di essere demoliti. Dopo settimane di occupazione abusiva degli immobili e resistenza alle varie richieste di uscita, le forze dell’ordine si videro costrette ad intervenire in maniera forzosa per liberare gli appartamenti.

Quella protesta portò tanta visibilità a livello mediatico e zero soluzioni. Oggi non accadrebbe niente di diverso e le autorità competenti si vedrebbero costrette ad agire nello stesso modo. E farebbero bene, aggiungo io, perché l’abbattimento del “Blocco della Chiccaia” è propedeutico ad una serie di interventi da fare nel quartiere e la sua occupazione bloccherebbe il proseguimento del Piano di Recupero. Ciò innescherebbe una controprotesta da parte degli abitanti del “Blocco San Giovanni” e del “Blocco della Direzione” che porterebbe ad una guerra tra poveri che vedrebbe da una parte gli abitanti di Shangai e dall’altra gli inquilini dell’ex Caserma.

Il “Blocco della Chiccaia” va demolito, senza se e senza ma. L’infrastruttura è inagibile, esternamente i muri sono friabili come biscotti e all’interno presentano delle grandissime macchie di umidità che compromettono lo stato di salute chi ci vive, soffrendo continuamente di bronchiti e problemi respiratori.

Il Comune ha il dovere di cercare soluzioni al problema dell’emergenza abitativa, ma l’assegnazione di questi alloggi non è un’alternativa dignitosa per chi ha bisogno di un tetto da mettere sopra la propria testa e quella dei figli, non sarebbe nulla di diverso dal metterli sotto un ponte circondato da muri di cartapesta. La cosa è stata detta e ridetta più volte, ma qualcuno sembra non sentire o non voler sentire, che è anche peggio.

Ma va bene per chi, più che una soluzione, è in cerca di visibilità.

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